MODA&MODI

Dice che tornano gli anni Ottanta? Spunti di stile che possono far gioire solo le influencer di grido

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Dice che tornano le mode degli anni Ottanta. Dice chi? Dice chi di mode se ne intende oppure asseconda gli svolazzi creativi di chi si deve inventare per quattro stagioni (ma ormai sono al massimo due visto che non ci sono più le stagioni di una volta) cose nuove da far girare la testa alle fashion victims. Il loro numero – ormai per l’investimento che comporta avere le novità di stagione – si sarà ridotto a una manciata o poco più quasi a coincidere con le influencer grandi e piccole alle quali “tocca” per missione sfoggiare le novità, proporle e diffonderle come un verbo. Almeno per loro il guardaroba a la page è assicurato e il conto in banca pure.

Per noi comuni e volonterose quietoviveriste può essere un’occasione per risparmiare. Be happy!

Per una volta almeno non ci intrigano quelle sagome eccedenti che tra l’altro ci ricordano anche una stagione delle nostra vita affatto brillante. E poi a chi può importare del guardaroba? A chi può importare degli anni Ottanta in questi Venti del Duemila dove tutto sopravvive lo spazio di un nano secondo?

Cosa d’altri tempi cosa per chi ha qualche grillo per la testa e crede ancora all’abito che fa il monaco. Sarà davvero finita quella stagione?

Per un verso sì, è tramontata. Per un altro verso invece sta andando a gonfie vele. Dipende dal punto in cui si è collocati nella scala sociale i cui gradini sono diventati altissimi e invalicabili per molti. Tanti. Altro che ascensore sociale: ci sono persone che vorrebbero poter avere almeno una fune per togliersi dalle difficoltà e invece sono schiacciati sempre di più al suolo dalle combinazioni della vita. E poi si sa che quando le cose diventano così difficili si perdono per strada tantissimi pretendenti iniziali. Ci si prova, poi le cose non vanno e si lascia perdere. Lasciar perdere però di questi tempi di tensione continua dove tutti si deve restare attenti e pronti alla reazione non va per nulla bene, si rischia di finire scornati. Si vive in sincrono con il ritmo sincopato del telefono che tante volte sembra sostituirsi al battito cardiaco… tanto vitale che se non appesti qualcuno di whatsapp ti sembra di non essere vivo e vegeto. Se non insidi qualche altro ti sembra di essere improvvisamente precipitato da quella scala sociale. E così restiamo almeno formalmente sulla scala, quella dei social almeno sì. …

A chi importa avere un guardaroba anni Ottanta?

In fila, in riga, si procede e pare che ci dovremo calare negli scoppiettanti anni Ottanta che hanno rappresentato tante cose e tra queste l’accesso in borsa degli operai, il risveglio della carta stampata, l’invenzione della televisione commerciale con tutto quel che ne è derivato, l’avvio di programmi più o meno discutibili ma seguitissimi che hanno rappresentato la cifra dell’epoca e sono poi diventati un tutt’uno con il comune sentire fino ad oggi.

Ah certo e poi gli anni Ottanta ci hanno portato le spallone alle giacche, le gonnelline corte e a tubo le donne in carriera (per finta) e si sono affacciati i pranzi veloci fuori casa, insalatine/one per i fast food prima maniera, proposte artigianali prima della calata delle catene d’Oltreoceano. Sempre in fatto di cibo e di stile a tavola si affacciarono ristoranti di nuova generazione dove la confezione di un piatto divenne quasi una performance artistica e si aprì una nuova via commerciale, le vie del vino che hanno fatto compiere un salto di qualità e di guadagno considerevole. A pranzo e a cena addio alle porzioni “massacranti” da colonia marina sull’Adriatico e via libera a composizioni di colori e ingredienti che “si sposavano perfettamente tra loro”.

Tutto negli Ottanta si stava presentando in nuce e perfino la trasformazione antropologica che ci riguarda tutti da vicino, forse a causa delle spallone?

Tutto questo ha rappresentato un passaggio culturale da una società grigia a una società colorata, super colorata ma con tanti lati oscuri. Infatti mentre nei ristoranti alla moda i sapori dei piatti si sposavano tra loro, mentre sulle sfilate di moda si inscenava una società perfetta e scattante, “felice” motivata e improntata all’edonismo – in una parola più moderna di quella conosciuta fino a quel momento – parimenti nella società si facevano strada innumerevoli divorzi. I divorzi dei coniugi che non si sopportavano più e prendevano coraggio lasciandosi; i primi divorzi tra sindacati e lavoratori colpiti dalla ristrutturazione delle fabbriche e spesso alle prese con la cassa integrazione, i divorzi dalla scelta energetica nucleare abbandonata con un referendum, il divorzio dei cittadini dei paesi dell’Est dal regime comunista impostato dall’Unione sovietica. E così via fino ad approdare al divorzio da una realtà solo apparentemente mutata ma in realtà solo celata.

Tutto era abbozzato, dai primi telefonini mastodontici e utilizzabili solo sull’automobile, alle nuove figure professionali che si facevano strada nella finanza (yuppie remember?) e anche una nuova categoria giovanile (altrimenti detti Paninari) più che arrabbiata la si può definire scanzonata e alla moda con piumini e scarponcini griffati che poi sono diventati un must per tutti gli anni Novanta e che spopolano anche ora. Nulla si ripete allo stesso modo.

Possono sfilare le spallone abbondanti ma lo scenario che le vide sulla passerella la prima volta è profondamente mutato. Il revival degli anni Ottanta ha ben altro scenario alle spalle… Ne vogliamo parlare o vogliamo continuare ad affondare nei dejavu?

info@antonellalenti.it

in Home page Photo by Vonecia Carswell on Unsplash

2 Comments

  1. Renato Zurla Reply

    Ci provo, è tardi…ma ugualmente lascio il commento seguente, vale a dire la riflessione di uomo adulto che si è guardato attorno e continua a farlo con la attenzione dovuta per capire i cambiamenti generali del nosro stile di vita..dove ci sta tutto…anche l’osservare e constatare ogni abitudine di vita quotidiana… della Donna anche e soprattutto.. il suo essere..il suo manifestarsi..il suo vestirsi.. il suo essere ai tempi…credo che non si possa astenersi del tutto alla moda o alle mode che più che mai di questi tempi, ci dicono anche come respirare…da lì però sta solo a noi adeguarsi o meno….credo che bisognerà sempre di più essere noi padroni della nostra vita e dl nostro essere e quindi scegliere e saper scegliere..solo così si potrà sperare di farcela a campare con dignità…la Donna quando è tale sa sempre come mostrarsi ed essere, indipendentemnete delle mode… continuate così…vale anche ed eccome per i maschietti…

  2. Sono d’accordo. Siamo sempre noi che col ragionamento affermiamo il nostro modo di essere. Mi chiedo quanto poi sia influenzato, al di là delle mode e delle influencer, dall’ambiente che respiriamo. Del resto l’effetto gregge ci mette poco a manifestarsi . ci mette poco a diventare la guida occulta del nostro agire. Mantenere vita la ragione e la capacità critica è l’unico antidoto che mi sento di affermare. Cerco di farlo su di me ma non è facile e soprattutto rischi di inciampare in un irreversibile isolamento. bisogna capire se si è disponibili ad accettarlo.

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