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MODA&MODI – Il metaverso si mangia le sfilate… e che fine fanno le influecer?

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MODA&MOD – Il metaverso si mangia le sfilate… e che fine fanno le influecer?

Niente modelle, niente adrenalina, sudore, ansia da prestazione: il metaverso invade il mondo della moda. Insidia mega per il business personale che le influencer hanno creato? Chissà, forse sì, forse no.

Come è possibile che un evento (quello delle sfilate) decida di fare a meno del fascino del reale che, decennio dopo decennio, lo ha portato a rappresentare il contemporaneo più di ogni altra fiction? E’ possibile se a fine marzo è andata in scena la prima stagione di fashion week con modalità interamente digitale. Sì, digitale non solo perché non in presenza, questo si era già fatto nei due anni in cui il Covid ha massacrato la nostra libertà di movimento, no il passaggio in queste settimane è stato molto diverso. Infatti per questa nuova strada che si è aperta nel 2022 è stata creata anche una piattaforma ad hoc.

I marchi importanti che hanno partecipato a questa esperienza -secondo i commentatori del genere l’adesione si allargherà quasi a macchia di leopardo – hanno impresso una svolta al loro modo di proporsi al mondo per diffondere le loro creazioni. Sarà. Ma il fascino del reale, a mio modo di vedere, non potrà essere scalzato da nessuna forma che la scimiotta. L’originale è l’originale.

Nella mente di noi nativi del ventesimo secolo il collegamento con questa nuova forma di comunicazione fa pensare alla magia del cartone animato. In scena i personaggi disegnati che compiono gesta traendo dall’esperienza reale. Esaltandoli, ingigantendoli e rendendoli paradossali e tante volte portandoci oltre l’impossibile. Come Willy il coyote che staziona per alcuni secondi sopra un precipizio orrido, poi aziona le zampe come fossero ruote fendendo l’aria che via via lo risucchia e lo fa precipitare. Si schianta al suolo, sembra un francobollo, ma riprende la sua forma e torna a correre insensatamente con le zampe che si muovono come ruote di formula 1. Era quello il nostro metaverso (lavorando un po’ di fantasia il paragone regge).

Muoveva la curiosità, ci faceva sognare e noi, piccoli spettatori del tubo catodico, siamo stati accompagnati in un virtuale raccontato ad immagini e non più solo con le parole dei libri a noi dedicati. Poi nel campo della tecnologia i passi sono stati giganteschi in questi anni e lo sappiamo bene.

Quello che sta succedendo nel mondo della moda sembra una cosa diversa e molto più concreta di un mondo virtuale apparente anche se assimilare il concetto di virtuale a quello di reale appare un ossimoro. Già, perché la moda in questo modo diventa un elemento immateriale visivo e quasi on demand. Molto più di quanto già lo sia.

I compratori vedono osservano comprano o non comprano esattamente come prima. Ma forse potrà non essere necessario realizzare materialmente i capi da mostrare, nella finzione tutto può essere rimediato. E che dire delle influencer? Potrebbe essere un grande colpo per loro che hanno fondato il loro business proprio sull’essere modelle ogni giorno nella vita reale come esempio da seguire per il loro glamour e la loro capacità di osare il mix delle produzioni più ambite nel campo della moda. Tempi duri a meno che loro stesse entrino in campo nel metaverso a riprodurre quello schema e quel ruolo recitato nella vita reale.

Via di questo passo ciascuno di noi può restare in panciolle sul divano e dare il via alla sua vita nel metaverso che non comporta altro che sapersi destreggiare con la tecnologia.

Fondamentalmente però l’impressione è che questa nuova inesplorata espressione di vita nessuno sa esattamente cosa sia, come si possa adottare e rendere funzionale alla propria vita. Un sospetto però si alza forte e chiaro a noi che manteniamo (per quanto ancora?) una parte del cervello analogico ed è il timore che per lasciar spazio a questo nuovo che avanza occorra cedere un po’ della propria personalità… così umana. Peccato per certi versi ci piaceva tanto.

Carne e ossa lasciano il posto ad avatar e parlando della moda sfilano su una passerella immaginaria sagome a forma di modelle. La scena potrebbe avere la forma della via lattea, perché no, oppure dello spazio intorno a Marte. Tutto è possibile nell’irreale trasformato in reale su una piattaforma governata da algoritmi più o meno intelligenti, più o meno volgari, più o meno violenti. Come dire che non c’è limite alla possibilità della sostituzione degli umani per le professioni per le quali si scapicollano… quindi per ciascuno di noi nel metaverso può esserci un essere virtuale che ci rappresenta? Anzi un essere virtuale che supera il nostro stesso essere perché modellabile a seconda delle necessità.

Dal punto di vista tecnico indubitabilmente un salto incredibile solo immaginato quando la mente fantasticava di un futuro carico di auto aeree, di una vita governata dalla tecnologia. Domandarsi che fine faccia l’essere vivente in questa corsa alla finzione virtuale può essere inteso come un nostalgismo premoderno. Ma il dubbio resta.

Quanto si dovrà attendere per esempio per vedere che tanti lavori – soprattutto quelli immateriali come il giornalista – saranno eterodiretti nel metaverso? E chi si accorgerà che qualcosa sarà cambiato? Assaporare sempre la stessa cosa rende assuefatti e non fa più cogliere le sfumature.

Se le fashion week sulla piattaforma del metaverso oggi sono notizia sensazionale potrebbe succedere che il metodo diventi la norma quotidiana per innumerevoli altre espressioni umane Succederà? Probabilmente sì.

C’è una domanda che ancora oggi può essere posta senza incappare in alcuna sanzione. Chi resterà immune dal contagio di un mondo governato dagli algoritmi? Se qualcuno resterà saranno coloro che, mantenendosi estranei, avranno il potere di progettare gli algoritmi? Sarà quello il vero potere del futuro? La trasformazione del mondo della moda è solo un assaggio?

info@antonellalenti.it

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