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Moda, il nuovo trend sarà green? Cambiare per resistere l’imperativo

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Moda, il nuovo trend sarà green?Cambiare per resistere l’imperativo!

In generale di incanalarsi verso la sostenibilità non ci sono avvisaglie né vicine né lontane. E vuoi vedere che invece sarà la moda a cambiare passo e invertire quella tendenza? Dal sistema modaiolo griffettaro, su cui si sono costruite fortune anche collaterali alla produzione vera e propria – non per scelta ma per necessità – potrebbe venire fuori una svolta… E chissà, forse green.

Moda- Dal tessile il maggior impatto

Quella del tessile è una delle industrie che più marcatamente lascia il segno sull’ambiente. Lo si sapeva prima e lo si sa oggi. Ora potrebbe farsi strada e concretizzarsi un ripensamento del modo di essere moda domani, dopodomani e negli anni futuri che in alcuni casi aveva già fatto breccia e che potrebbe espandersi. Ripensamento spinto più che da volontà da necessità dettate dal profondo baratro in cui sono precipitati i fatturati più o meno milionari delle grandi case di moda e con esse anche una fetta consistente del marchio Italia.

Moda- I vecchi schemi al palo

Una cosa è certa in questo 2020 ogni proposito ritagliato sugli schemi tradizionali del prima sembra al palo. E nella moda in particolare. In tempi di profonde crisi quello che può salvare è una novità assoluta. Concettuale prima e concreta poi.

Il distanziamento ha spento il glamour delle sfilate e soprattutto il corollario di influencer che, attirate come api sui fiori, facevano risaltare gli eventi allungandoli per giorni e settimane alimentando il popolo dei followers e delle riviste, dei siti a caccia di assolute novità colte dalla strada.

Negli ultimi anni infatti – in tema di proposte modaiole – spenti i riflettori sulle singole sfilate il desiderio di “panna da gustare” si spostava sulle infinite forme dello street style.

Moda – Colpo duro allo street style

Per anni è stato questo l’ambito impalpabile, per niente spontaneo (ma capace di sembrarlo agli occhi di noi “vittime della moda”) che contribuiva ad alimentare il business di quell’altro segmento che erano state appunto le sfilate dei marchi più in vista ed emergenti.

Ognuno dal suo posto, dal proprio angolo di visuale insomma contribuiva a far confluire l’attenzione su un settore che fattura diversi zeri nel rapporto con il mondo. Mondo inteso come globo.

Ma adesso?

Chi le vede più le influencer che ruotano attorno ad eventi (le sfilate) diventati virtuali e rivolte agli addetti ai lavori (possibilmente pochi e rappresentativi)?

Ma ci sono anche altri fattori da considerare. E investono le consumatrici della moda.

Moda- Orizzonti domestici ci hanno cambiate

Quasi tre mesi di orizzonti domestici ci hanno disabituate a cambiar d’abito. Perfino le arbitre più riconosciute delle più qualificate riviste di moda in primavera sono comparse sulle loro prestigiose pagine patinate in casa al computer con la tuta. Una tuta super, naturalmente, ma sempre tuta.

E ora che le porte di casa si sono riaperte – ma non troppo per la verità  – come far tornare impellente il bisogno di avere il meglio della moda del momento quando le occasioni per mostrarsi sono davvero poche e dove la socialità si esprime solamente all’aperitivo una volta alla settimana?

A noi povere comuni seguaci della moda – quasi quasi – non ci interessa più avere l’ultima novità da esibire perché quello che ci è accaduto intorno in questi ultimi mesi ha leggermente spostato l’attenzione ad altro.

E’ pur vero che concedersi lo sfizio di tanto in tanto può far bene al morale ma il clima generale non ci viene in aiuto.

Qualche esempio. La mascherina – che qualcuno ha tentato di proporre come oggetto di culto nell’era covid – è la nuova collana; la boccetta di soluzione alcolica o amuchina è il nuovo beauty da tenere in borsa… e poi quel bisogno di “avere” ad ogni costo (i cosiddetti must have del gergo della moda), finché l’incertezza intorno a noi regna sovrana, si è decisamente sgonfiato.

Moda – Quali strade percorrere?

Le case di moda si stanno interrogando su quel genere di mutamento sociale che è avvenuto nella moltitudine delle potenziali consumatrici di prodotti tessili.

S’interrogano sul modo per avvicinarle ancora per aiutarle di nuovo a varcare la porta di un negozio di grido.

Internet per ora sembra abbia fatto la voce grossa durante il lockdown (i numeri delle vendite online pare siano molto soddisfacenti) ma restano le nubi da diradare e si chiamano in modo preciso.

Problema numero uno. La futura capacità di acquisto delle appassionate di moda.

Problema numero due. Quanto è rimasto importante comprare vestiti per le donne nell’era del Covid? Interrogativo di cui ancora non si conosce risposta e soprattutto: sono ancora disposte a spendere quantità di soldi inimmaginabili per poter indossare i simboli che fanno status? Non si sa.

Problema numero tre. L’ambiente. Posto che alle questioni appena sopra segnalate le donne del 2021 rispondano con un “non siamo più disposte a fare come prima” i produttori dovranno forzatamente trovare altre strade.

Cambiare per restare: potrebbe essere questo il passaggio. Attraverso una produzione meno invasiva, più green e capace di lanciare il già visto come qualcosa di nuovo nello stile e nel modo di portarlo e facendo scendere soprattutto i prezzi. Elemento non secondario.

Come non secondario è la questione che investe soprattutto i marchi a basso costo e più popolari. Ebbene per loro varrà ancora la pena sfornare ogni settimana nuove produzioni da immettere sul mercato per convogliare l’attenzione di milioni di persone che comprano, portano un giorno, una settimana e poi buttano per ricomprare cose nuove?

Moda – Parola chiave sostenibilità

Anche per la moda, così come per altri settori, la convinzione che si debba cambiare modello è molto fondata. Per la moda una svolta è più fattibile perché legata alla disponibilità di denaro pronto da spendere abbiamo a disposizione… Ed è decisamente poco.

Non così se si volge lo sguardo ad altri ambiti.

Intorno la banalità “dell’abbiamo sempre fatto così” non cede il passo. Anzi.

Quel “nulla sarà più come prima” che tutti ci siamo ripetuti e che faceva intravedere la possibilità di aver capito a fondo la lezione, era solo una frase carpita dal dialogo dell’ultima fiction di cui ci siamo imbamboliti in questi anni senza portare rispetto alla nostra capacità di ragionamento.

E che forse nei tre mesi passati chiusi in casa hanno preso il sopravvento. Del resto che fare, finite le ore di smart-working  altro non restava che cambiare schermo prima la chat su whatsapp e poi posizionarsi inevitabilmente davanti a uno schermo a tutta parete per cercare nell’etere quella vita (seppure fittizia) che intorno a noi non riuscivamo più a scovare travolti come eravamo dalle luttuose notizie quotidiane.

“Nulla sarà più come prima”. E così infatti dal proposito alla realtà ha preso il via un salto triplo avvitato e “tutto è tornato esattamente come prima”.

I mentitori sono sempre più mentitori, gli ingenui che credono alle menzogne sono sempre più ingenui e pendono dalle labbra dei primi, la potenza d’inquinamento si è risvegliata, i propositi green restano confinati nel bagaglio delle belle intenzioni…

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Il taccuino di aelle

2 Comments

  1. Roberto Lovattini Reply

    Sono d’accordo, soprattutto sul fatto che “passato il Santo, gabbato il Santo”. Nonostante le dichiarazioni nei momenti critici tutto sta tornando come prima. occorre affidarci ad un ripensamento della società ed anche della moda.

    • Grazie Roberto per il tuo commento. Credo che per il peso economico che ha e per l’impatto ambientale che produce la moda (si tiene poco conto di questo tema) sia necessario un riposizionamento. Ma a parte questo non dovremmo gettare alle ortiche la lezione che ci è stata data con il virus. Una lezione collettiva dove sono emersi i tanti errori commessi, grandi e piccoli, da un consumo ipertrofico. Però quello che vedo e quello che sento non segnala una via nuova. Se non sbaglio si pensa di dare incentivi per gli acquisti di abbigliamento… Mi chiedo: si risponde così alla crisi epocale in cui siamo precipitati? Forse sarebbe necessario andare oltre i gesti consueti e mettersi a pensare davvero scelte fuori dagli schemi. Non lo ha detto anche il papa alla politica? Date spazio alla creatività. Grazie, a presto

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