LENTI A CONTATTO

2021 salvare il suolo: c’è più vita in un cucchiaio di terra che in una città

Recupero e rigenerazione è la chiave anche per le aree produttive. A Calendasco il prof. Paolo Pileri del Politecnico di Milano ha tracciato le linee essenziali per una nuova urbanistica
Google+ Pinterest LinkedIn Tumblr

LENTI A CONTATTO – Salvare il suolo: c’è più vita in un cucchiaio di terra che in una città

“C’è più vita in un cucchiaio di suolo che in una città”. E’ questo il valore del suolo, la sua vitalità. E che succede quando il suolo viene coperto di asfalto e cemento? “Perduto irrimediabilmente. Chi di voi mangerebbe le carote nate su un terreno dove prima passava una strada asfaltata? Credo nessuno”.

Così il professor Paolo Pileri docente di urbanistica al Politecnico di Milano (conosciuto anche per VenTo il progetto di ciclabile da Venezia a Torino) ha lasciato non pochi motivi per riflettere alle centinaia di persone che sabato scorso hanno riempito la palestra della scuola di Calendasco all’incontro sul tema “Il suolo vale” Scelte contro il consumo di suolo.

SUOLO – Un bene comume, sindaci in rete

Qui il confronto che si è sviluppato tra Isabella Conti sindaco di San Lazzaro di Savena, Michele Alinovi assessore all’urbanistica di Parma, Filippo Zangrandi sindaco di Calendasco e il professor Paolo Pileri professore di urbanistica al Politecnico di Milano ha portato a tante riflessioni e anche ad impegni futuri.

Prima di tutto l’invito del professor Pileri a non lasciare soli i sindaci che si muovono nella direzione di salvaguardare il suolo come bene comune, ma anche ad aiutare (anche dal punto di vista legislativo) gli amministratori che indicano strade alternative per uno sviluppo sostenibile che rispetti il valore intrinseco del suolo e non per le sue potenzialità di espansione urbanistica.

Parole che possono portare all’idea della creazione di una rete che permetta a queste iniziative di non restare isolate ma possano rappresentare un punto di riferimento per un cambio culturale più che mai necessario.

SUOLO – Prima regola usare le aree dismesse

Mettete nelle pagine internet dei vostri comuni l’elenco delle aree produttive non utilizzate dei vostri territori – è stata l’esortazione del professore agli amministratori intervenuti. Questo censimento di quanto si potrebbe riutilizzare ai fini produttivi senza espandersi sul suolo non lo sta facendo nessuno, ma la difesa del suolo parte dall’utilizzo di quello che è già costruito e resta abbandonato. E’ utile e aiuta a capire meglio la dimensione del problema.

Un’altra scommessa lanciata nel corso del confronto di Calendasco è la prospettiva della riprogettazione delle città che ha spostato subito l’attenzione sulla nuova legge urbanistica regionale approvata nel 2017 e che, con quest’anno, chiuderà la molto discussa fase transitoria.

E se da parte degli amministratori è venuta una difesa sostanziale della norma (“è una buona legge e certamente perfettibile”), è stato il professor Pileri a demolirne nella sostanza l’impianto. Duro il professore per la palese “mancanza di conoscenza del valore del suolo da parte di chi scrive le leggi”.

SUOLO – Critiche alla nuova legge regionale

Per il docente si tratta di un’occasione perduta per una regione che è al terzo posto per cementificazione e che invece “apre porte e portoni al consumo di suolo prevedendo ancora la possibilità di un 3% di ulteriore urbanizzazione. E questo non è consumo di suolo zero. E’ qui il punto più scivoloso in cui, secondo il docente,  si legge “un’irresponsabilità ecologica pazzesca. Questa non è una legge contro il consumo di suolo”. Ha concluso.

Secondo la sua valutazione il consumo di suolo non ha ancora un argine. Per sostenere questo ha ricordato che nel PNRR non si dice nulla su questo tema, anzi – ha avvertito – ci si dovrà preparare a un’altra insidia futura. Investirà la transizione energetica. Come? Quei 14 gigawatt che l’Italia dovrà avere come saranno realizzati? Con i pannelli fotovoltaici. E ancora una volta entreranno in campo i suoli…

SUOLO – Le esperienze di tre amministrazioni: Calendasco, San Lazzaro di Savena e Parma

Tanti i temi sollevati anche dagli amministratori presenti dalla necessità in cui si trovano spesso i comuni in ristrettezze finanziarie per mantenere i servizi ai cittadini situazione che spesso fa considerare gli oneri di urbanizzazione ricavati come un toccasana per le casse comunali. Questa, tutti ne sono consapevoli, non è la strada da seguire. E poi c’è la questione spinosa e scottante dei diritti acquisiti. D’accordo tutti i relatori che su questo aspetto occorrerebbe una normativa che stabilisse un limite temporale che attualmente non esiste. Insomma argomentazioni e riflessioni che hanno punteggiato anche gli interventi degli amministratori.

Il confronto infatti ha messo in evidenza come tre realtà locali diverse per storia, localizzazione e dimensioni: dal piccolo comune di Calendasco (Filippo Zangrandi) al medio comune dell’area metropolitana bolognese (Isabella Conti) alla città gemella di Parma abbiano scelto lo stesso approccio che risponde prima di tutto all’interrogativo della sostenibilità che possono avere le scelte produttive compiute su un territorio in grande sofferenza e già messo a dura prova quanto a cementificazione.

SUOLO – “Quel modello non era sostenibile”

Amministratori che si sono confrontati raccontando le loro esperienze dirette su questa materia. A cominciare dalla giovane sindaca di San Lazzaro di Savena Isabella Conti che ha alle spalle un lungo e difficile percorso per aver deciso nel 2014 di non dare il via libera all’urbanizzazione di 300mila metri quadrati nel suo comune traducibili – ha segnalato – in 500 abitazioni in più. Di questo non c’era bisogno e ci siamo convinti “che quel modello non poteva essere sostenibile”.

Da qui anche una dura battaglia giudiziaria (“con richieste di risarcimento milionarie al comune e anche a me” – ha spiegato la sindaca). E poi l’alternativa “Un bravo amministratore – ha segnalato Conti – non è colui che dice no lasciando tutto immobile ma chi indica la strada per fare la cosa giusta”. E in quell’esperienza il percorso è stata la rigenerazione, ridando vita a vecchi capannoni e aree abbandonate”.

SUOLO- Il dedalo di norme non aiuta

E quindi Filippo Zangrandi, sindaco di Calendasco che in queste ultime settimane è stato al centro dell’attenzione perché il Comune ha respinto la richiesta per l’urbanizzazione di un’area privata sul suo territorio, scelta su cui ora è pendente un ricorso da parte di uno dei proprietari.

Gli amministratori – ha detto Zangrandi – hanno a che fare con un dedalo di norme non facile. Per questo ci siamo avvalsi di un supporto legale per costruire al meglio la nostra decisione di dire no all’insediamento. Alla fine abbiamo deciso – rinunciando a incassare oneri per un milione di euro – che quei 300mila metri quadrati di terreno resteranno a verde. Abbiamo inoltre disegnato la cornice del nuovo piano urbanistico che sarà nel segno della lotta al consumo di suolo: non si andrà oltre la linea dell’autostrada sia per il residenziale sia per il produttivo.

SUOLO – “Abbiamo fatto dimagrire le potenzialità urbanistiche decise prima di noi”

Quanto a Parma Michele Alinovi, assessore all’urbanistica e lavori pubblici è partito dall’enorme quantità di ettari di espansione prevista dalle amministrazioni precedenti “Ci siamo trovati ad affrontare un grosso problema. Un territorio con intere aree abbandonate, un disordine urbanistico evidente per come erano state concesse, per esempio in zone di forte fragilità idraulica senza che si prevedesse nell’immediato la realizzazione di una cassa di espansione.

Da questo stato di cose è iniziato il percorso per segnare una discontinuità a cominciare dal dimagrimento delle potenzialità urbanistiche – ha spiegato Alinovi – basato su un interrogativo: a questo territorio devastato poniamo un freno o no? Un’impostazione su cui è stata cercata – e trovata – anche la condivisione degli industriali percorrendo la strada della riduzione degli oneri per la riqualificazione urbana. Questo è stato possibile farlo non senza difficoltà. In parallelo il bilancio comunale (a rischio default) è stato risanato e i servizi ai cittadini sono stati salvati tutto questo ridimensionando la previsione di espansione urbanistica ereditata. (Pubblicato su www.corrierepadano.it)

FORSE PUO’ INTERESSARE ANCHE QUESTO TEMA: Aria pessima: primo arginare i danni, secondo volare alto progettando un 2050 su rotaie

info@antonellalenti.it

suolo

Lascia un commento