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Wow! 6 mosse geniali per farsi beffa della moda

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6 mosse geniali per farsi beffa della moda. Ci sono mosse geniali per farsi beffa del consumismo nella moda? Arrivati a questo punto di bulimia come potrebbe essere possibile? Un’idea (credo buona) – a parte puntare sul vintage che non ha eguali – potrebbe essere cambiare strategia di approccio. Lo schema si basa sul concetto di “riduzione” che si declina in diversi gesti e che vedono protagonisti i fruitori, produttori e distributori.

Si arriva così a costruire un concerto di musica nuova: la presa di coscienza

Del resto anche il tanto acclamato Armani dopo il lockdown ha dichiarato che si dovrebbe produrre di meno… Già, come?

6 idee per farsi beffa del consumismo

  • Rispetto dell’etica e dei diritti umani…
  • Nuove produzioni circolari
  • Aziende che rigenerano i materiali degli abiti usati
  • Negozi come punti d’appoggio dei prodotti usati
  • Non buttare
  • Riciclare

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Mosse geniali nella moda: non buttare

Non buttare più niente, che bella scoperta, che idea è, vi chiederete. Son capaci tutti. Se pesco nei miei ricordi venivo sempre rimproverata perché “scartavo” troppi oggetti (quaderni, giocattoli ecc) ancora buoni per il desiderio innato di sostituirli con qualcosa di nuovo.

Comprare ancora, non è questa la goduria?

E per i vestiti c’è un soddisfacimento maggiore perché ha a che fare con la forma della nostra immagine che attraverso quell’indumento vogliamo dare a noi stessi (bisogno di sicurezza) e agli altri (essere guardati e ricordati).

Mosse geniali nella moda: scacco matto al consumismo

Da che mondo è mondo l’individuo ha bisogno di essere riconosciuto dall’altro, altrimenti è come se non esistesse. Non è questo il senso del bisogno di relazioni? E l’abito può esserne un medium. Quindi un mezzo, non un fine.

Quante litigate con me stessa a questo proposito che restano sempre presenti nei miei pensieri ogni volta che pecco ancora in quel senso e rimetto in moto quel difettuccio che altro non è che consumismo allo stato più becero. L’abito, ovvero l’esteriorità della nostra individualità, è davvero solo un mezzo o non è diventato un fine?

Mosse geniali nella moda: rinunciare al nuovo

Se è un fine bisogna spezzarne i fili. E la strada deve essere drastica: rinunciare al nuovo. Un’idea che pensi al riciclo nella moda potrebbe realizzarsi senza costringere le patite (un club a cui sono iscritta da anni) a rinunciare al gusto di aggiungere qualcosa per rinverdire il proprio piacere personale e darsi sicurezza. Ci sono tante altre strade per farlo… perché appiattirsi su un tessuto?

Mosse geniali nella moda: se butto poi torna

Ma il cruccio è sempre presente e in agguato e con esso il dispiacere di lasciare le cose che hanno abbracciato il nostro corpo, dispiacere che si appoggia su vari gradini di rincrescimento che bloccano nel processo definitivo di distacco. Necessario ma doloroso come in tutte le tappe della vita.

Ci sono varie ragioni per dispiacersi. Ci si libera a fatica delle cose anche se non si usano, un po’ perché erano un acquisto folle e sono stati spesi parecchi soldi; un po’ perché ci si è affezionate e non vederle più darebbe uno spiacevole senso di vuoto (è proprio questa la conclamata malattia del consumismo modaiolo); un po’ perché si è convinte che nel momento stesso in cui butti quelle cose stai certa che qualche neo sarto che si affaccia nel mondo della moda lancerà certamente qualcosa di simile a quello che è stato messo irrimediabilmente nel sacco. Ed è qui che scatta il freno. “Non butto, non si sa mai” e l’occasione è perduta. Disdetta.

Mosse geniali nella moda: servono azioni collettive

L’idea di un riciclo della moda in questo momento potrebbe essere messa in pratica. Un lavoro fatto collettivamente e non come iniziativa individuale che coinvolga una cerchia ristretta di amiche: non basterebbe a mettere in moto un vero e proprio movimento efficace. Deve essere organizzato un vero sistema che comprenda oltre alle fruitrici finali della moda (noi) anche i negozi e naturalmente le aziende produttrici. Sarebbe un modo per produrre di meno e farlo avendo già dei committenti “quasi” certi. Una rivoluzione rispetto all’oggi.

Mosse geniali nella moda: l’ossessione del green

Cosa fa nascere cosa. Ecco come dovrebbe funzionare il sistema.

Comprare tanto non è un gesto green e dunque cambiamo punto di vista. “Il cappotto lo tengo? lo butto?” L’interrogativo resta sospeso un po’. Intanto si fa strada un desiderio nuovo accompagnato da un pizzico di senso di colpa. Il senso di colpa con cui si accarezza questo pensiero viene però subito alleggerito da un dato di fatto: attorno alla moda ci sono tanti posti di lavoro e quindi il mio gesto di comprare il nuovo non sarà green ma ha una valenza sociale importante.

Fino a farsi strada l’idea che se compro anch’io faccio parte di quell’ingranaggio che tiene “in piedi” l’economia della moda… Quanto alla mia economia personale è altro paio di maniche (per stare in tema) ma questo aspetto merita un accenno a parte…

mosse geniali
Mosse geniali – Accessori vintage

Mosse geniali nella moda: merci senza destinatario

E quindi il tema del green. Tutte verdi le nostre azioni e i nostri pensieri, ma quanto giudizio albergava in noi e non lo sapevamo!. Anche se c’è un ripetere ossessivo di una moda che si lancia verso il green (chi oggi non cita il green si può considerare come uno che si lancia da un treno in corsa: sfracellato) di fatto l’enorme produzione di indumenti (che per quantità prodotta non incontreranno mai altrettanti acquirenti) è tutt’altro che green.

Si produce merce che resterà sospesa non avrà mai un destinatario (e lo si sa fin dall’inizio) ma di anno in anno cresce, abbonda e lascia in segno sulla terra

Oltre alla moda (alta o bassa destinata ai ricchi o ai meno abbienti l’impatto ambientale è lo stesso) questa iperbole di merci si estende a tante altre forme di prodotto. Pensiamo ai negozi delle aree di sosta sulle autostrade. Ogni volta che entro resto schiacciata dalla quantità di merci inutili (quasi sempre a prezzo scontatissimo se ne compri a quintalate) che ti ritrovi ad ogni passaggio.

A chi serve? Chi li compra? E’ questo il modo per tenere in piedi un’economia (sanguisuga) che dovrebbe togliere dalla povertà milioni di persone in paesi poveri? E’ proprio così o non è invece il suo contrario?

Mosse geniali nella moda: il green chiama l’etico

Se una gamba della svolta ambientale è il green l’altra non può non essere l’etica. L’etica nella produzione è un altro terreno di perplessità e di sofferenza che sta dietro a un indumento oggetto del desiderio… ma a questo non si pensa mai quando lo indossi ti piace tanto da farti sentire meglio.

La coscienza in quel caso va a dormire, c’è tempo per risvegliarla…. Parlare di etica penso sia dare sostanza al significato di green nelle produzioni e quindi non applicarlo anche alla moda sarebbe ipocrita. Così non funziona. Il green della moda comporta tante azioni insieme e tante di queste, se realizzate, avrebbero ripercussioni certe anche sui produttori. Il tema etico è in primo piano. Investe non solo i materiali con cui sono confezionati i prodotti ma anche il rapporto coi diritti delle persone che realizzano gli stessi capi. Lo sappiamo tutti. La parola Diritti, però resta sconosciuta.

Mosse geniali nella moda: i diritti a non essere sfruttati

Diritti, parola sconosciuta per il formicaio di persone che lavorano anonime dietro ai marchi più prestigiosi. Lavorano per tanto tempo al giorno e per pochi soldi, forse non sanno nulla di quello che contribuiscono a realizzare e soprattutto non sanno che il frutto del loro lavoro sarà sotto i riflettori del mondo e sarà chiamato “eccellenza della moda” e soprattutto sarà destinato a un mondo ristretto di chi può pagare. La catena si spezza proprio qui. Sul costo di produzione e sull’inversamente proporzionale ricavo dalla vendita di quei prodotti. Due parti di un tutto che non collimano. Anzi.

Mosse geniali nella moda: arriviamo al dunque

Interrompere il cerchio e l’iperbole di una produzione all’infinito è possibile partendo dalle cose che ci sono già e insieme anche dal bisogno di ciascuno di avere cose nuove. Le due cose non possono stare insieme? Potrebbero. Ecco come.

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Mosse geniali nella moda: usato rigenerato e reinventato

Porti in cambio il capo che non ti serve più e intanto ottieni un piccolo sconto sul prezzo per un nuovo indumento. L’oggetto consegnato (cappotto, giacca, piumino ecc fino ad abiti o gonne) se realizzato con una quantità adeguata di stoffa, potrebbe raggiungere l’azienda di produzione per essere reinventato dopo averlo scomposto e sottoposto a rigenerazione le parti “nobili” che lo compongono.

Del resto lo fanno con le cartucce della stampante, lo fanno con le gomme dell’auto, lo fanno con il Folletto, perché non si può fare con un vestiario? In questo modo si riporterebbe alla luce un capo nuovo con forme nuove, delle linee del momento, pronto per essere rimesso in circolo in cambio di un altro capo già utilizzato. E’ possibile.

Sarebbe come un’economia di guerra? Ma va! Sarebbe un piccolo gesto per il futuro. Generazioni di persone sono cresciute portando indumenti di altri rigirati, perfino rivoltati se la stoffa era un poco rovinata e siamo arrivati fino a qui… D’accordo ma l’economia, le migliaia di persone che lavorano che fine fanno?

E se la Terra implode per eccesso di (s)carico umano che fine fa il lavoro? Non c’è risposta. Poco male se da oggi in poi indossassi qualcosa che non nasce dal nulla ma da una vita precedente l’importante è che sia davvero un esempio green e soprattutto etico confezionato nel rispetto dei diritti delle persone che continuerebbero a lavorare. In un altro modo e con più garanzie.

Un gran guadagno per tutti!

info@antonellalenti.it

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