MODA&MODI

Abiti da vacanza 2020… meno è meglio e poi a casa salta tutto

Quindi se alla domanda quali abiti porti in vacanza… la risposta è sempre “meno è meglio” perché cerco l’occasione per dar spazio all’essere, quanto torno a casa tutto salta e si torna al primato dell’apparire. Che lotta!
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Abiti da vacanza 2020… meno è meglio e poi a casa salta tutto. Un bel problema, come vestirsi in vacanza… Ogni estate (anche quella 2020 che dovrebbe porre ben altri interrogativi) non sfugge al tormentone modaiolo di cui parlano tante riviste, blog con i suggerimenti di quelle che veramente se ne intendono e che fanno tendenza solo lasciandosi alle spalle l’uscio di casa. In vacanza o nella vita civile (!?) Come dicevo un bel problemone davvero (!!) e come risolverlo?

L’interrogativo mi fa arrossire, se devo essere sincera, perché ogni volta che mi capita non c’azzecco mai. Ma proprio mai.

Abiti da vacanza… vesto l’intera valigia

Scopro quasi sempre di aver sbagliato il “peso” degli abiti che non si sposano mai con il tempo che trovo (il meteo non è il mio forte). Succede quindi, e oramai è una regola, che tante volte mi sono ridotta a vestire l’intera valigia per garantirmi un po’ di tepore perché quello che porto con me se viaggio in estate (ma garantisco che è solo in questo caso) è sempre all’insegna del “less is more”. E’ una regola la frugalità nel vestire che applico sono quando viaggio e che non corrisponde esattamente alla bulimia di tessitura che mi circonda in casa.

Abiti da vacanza… l’incubo di trasportare peso

Ma proprio less, inseguita dall’incubo di trasportare un peso eccessivo per le mie forze che con il tempo diventano sempre più deboli. E allora preparo all’ultimo. Due jeans, quattro magliette, una felpa (quella storica che mi segue sempre da almeno 12 anni) un paio di sandali e sneakers per dare buca alle bolle sui piedi (sempre in agguato).

Un giubbino ci vuole, un sacco impermeabile con cappuccio se dovesse piovere (e piove sempre o spesso). Non deve mancare mai qualcosa di caldo anche se si parte in agosto, essendo freddolosa non sopporto di avere freddo, divento noiosa, nervosa e scorbutica più di quanto normalmente già sia.

Abiti da vacanza… le incertezze della vigilia

Quindi è un less il mio che meno di così partirei con quello che ho indosso e qualche cambio di biancheria e stop.

Una volta combinati quattro straccetti sulla sedia mi sento già a posto. Però l’abbondanza di stracci intorno a me fa l’occhiolino e scorgo quel tal jeans che mi piace molto anche se (per qualche chilo di troppo accumulato nel lockdown li “sento troppo” in cintura e quando si viaggia bisogna stare comodi. No, accantonata la tentazione. Dunque a magliette sono a posto… ma sono tutte bianche e se ne sporco qualcuna, non mi metto certo a fare bucati in un B&B.

Meglio aggiungerne una.. facciamo blu e guarda un po’ visto che ci sono ne tolgo una bianca e ne metto una nera. I colori scuri danno più affidamento e l’utilizzo di qualche giorno non lascia segni evidenti come diceva mia nonna “portano via meglio lo sporco…”

Abiti da vacanza… il controllo del trolley

E poi dunque vediamo chiudo il bagaglio per verificare quanto pesa. Accidenti è pesante. Non deve passare al vaglio dell’imbarco aereo ma sono le mie braccia ad avere difficoltà. Cosa può esserci che pesa… ho messo un libro che sto leggendo è un po’ voluminoso (600 pagine) “uno più piccolo no?” Penso.

E c’è chi censurerebbe: ancora coi libri di carta con i kindle che ti permetto di portare in giro delle biblioteche intere! Mi sento antiquata, ma il libro di carta mi piace di più. Mi sembra faccia camminare di più la fantasia mi prende per mano e… ah ma c’è anche il computer. Che mi porto a fare il Mac in vacanza. Quando avrò il tempo di usarlo?

Però è una specie di coperta di Linus. Anche se non lo userò lo devo avere con me non si sa mai e il computer chiama il filo elettrico (anche questo ha il suo peso) e poi ci sono i fili per le cariche del telefono, le batterie aggiuntive che insieme pesano come pietre.

Abiti da vacanza… la scoperta quello che pesa è il beauty

Nel coperchio del bagaglio passo in rassegna il case con i prodotti per l’igiene e per il trucco. Li soppeso con le mani e anche questi sono pesanti. Troppo pesanti. Devo togliere qualcosa. Apro e insieme a detergenti vari con le boccette intere ci sono anche prodotti medicinali “per ogni evenienza” se venisse il mal di testa, se si svegliasse la sinusite, collirio perché non si sa mai insomma una varietà inutile di cose che so non userò e se mai ne avessi bisogno in qualunque luogo di destinazione ci sono le farmacie e alla bisogna si compra quello che serve. Decido così di “privarmi” di questi inutili pesi anche se l’insieme non si alleggerisce più di tanto.

Abiti da vacanza… nei tempi andati bagagli imbottiti

Quello di alleggerire è una fissa arrivata recentemente. Se penso ai tempi andati i miei bagagli non erano così frugali erano palle imbottite di ogni cosa. Affetta dalla sindrome tartaruga avevo la sensazione/bisogno di portami la casa. Una zavorra per sentirmi a mio agio in qualsiasi approdo.

Se avessi riflettuto a fondo sul tema avrei osservato che la tartaruga è tale con tutta la sua casa non ha bisogno di aggiungere bagagli o orpelli perché basta a se stessa. C’è poi da osservare che esattamente come prima aggiungevo per sentirmi sicura oggi tolgo per lo stesso motivo. Poche cose di riferimento danno la certezza di semplificare eventuali complicazioni.

Che arrivano se nell’assemblare le cose della valigia non uso un po’ di senno. In mancanza finisco che se è estate o primavera e punto tutto sul sole e sul caldo – perché sicuramente deve fare caldo – di fronte ai capricci del tempo finisco con il trascorrere i giorni in viaggio indossando l’intera valigia, patendo e ripromettendomi di fare tesoro per la prossima volta. Come è accaduto qualche anno fa in 5 giorni primaverili passati alle Cinque Terre in cui il sole si è mostrato solo la mattina della partenza.

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Abiti da vacanza… frugalità e bulimia domestica

Tanta (stupida) frugalità in viaggio fa da contraltare a una (stupida) bulimia domestica. Due eccessi contrapposti che fanno scintille e che esprimono con chiarezza quanto all’essere e all’apparire talvolta si attribuisca un peso diverso. E mi chiedo chi ha contezza del proprio essere rincorre con cupidigia l’apparire?

O non lascia invece che l’essere prenda con naturalezza la propria strada? Il dubbio resta anche se il peso della valigia negli ultimi anni si è alleggerito, l’essere non ha ancora trovato il canale di pacificazione e lascia il passo, cortesemente, all’apparire. Quindi se alla domanda quali abiti porti in vacanza… la risposta è sempre “meno è meglio” perché cerco l’occasione per dar spazio all’essere, quanto torno a casa tutto salta e si torna al primato dell’apparire.

Che lotta!

IL TACCUINO DI AELLE

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