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Approdo su un’isola deserta. Di questi tempi è un gran bel viaggiare. DIARIO MINIMO DALLA CLAUSURA (4)-

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Approdo su un’isola deserta. Di questi tempi è un gran bel viaggiare- DIARIO MINIMO DALLA CLAUSURA/ (Le storie di Ninì 4). Sono a otto settimane di chiusura. Che resistenza. E pensare che già alla terza settimana di #Istayhome si era già condita di molto pane “dei mastri fornai” che siamo noi medesimi e di tanta insofferenza come companatico.

Poi, passando i giorni (spesso uguali e con lo stesso sfondo di allarmi a destra e a manca), nella quarta settimana sotto sotto la sopportazione ha cominciato a farmi sibilare un bel #fuckoffstayhome.

Quanto a quinta, sesta e settima meglio non parlarne.

Ora si avvia a conclusione l’ottava settimana (quasi a conclusione). Però, passato il mercoledì, si scivola veloci verso il weekend (Eccheweekend alla milanese!).

E pensare che un’era geologica fa speravo che non ce ne fosse una sesta di settimana di clausura.

Insomma, settimana dopo settimana il malessere cresce, è cresciuto e crescerà. Fuori nella misera vita che si consuma anche sui palcoscenici della politica c’è già chi ha fiutato l’aria e soffia sul fuoco. Là fuori c’è chi s’insinua nel malessere – che esiste, inutile nasconderlo – mirando a una specie di “rivolta di schiavi” che schiavi non sono.

E pensare che all’inizio di questa avventura tante pontificazioni arrivavano dall’alto di una sorta di saggezza  ritrovata (o rispolverata per l’uso del momento) che con questa esperienza si sarebbe aperta una prospettiva nuova in cui saremo stati più consapevoli, più umani, più attenti agli altri…

Erano i giorni (qualche settimana fa, non ere geologiche fa) in cui si cantava sui balconi la voglia di vivere nella nuova condizione che si proclamava con orgoglio “Io resto a casa”. Erano i giorni degli applausi per strada o dai balconi per medici e infermieri che lavoravano per salvare vite (credo lo abbiano sempre fatto anche quando li si picchiava nei pronto soccorso).

Erano i primi giorni del Covid 19.

Ora dopo otto settimane quei cittadini liberi che cantavano dal balcone si sono trasformati in schiavi senza libertà e su quei medici tanto applauditi pesano possibili denunce.

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