SERPE IN SENO/SALUTE

Pensavi che la tua salute fosse al sicuro? Attenzione al modello che arriva dagli States

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Chi ha detto che una sanità di confine debba essere destinata (sempre) a cedere pazienti ? Non è una regola. Succede ma non è una regola. C’è anche un pendolarismo in entrata che somma 6mila pazienti l’anno. Arrivano dal Pavese e Basso Lodigiano ma anche dal Sud d’Italia. “Quale altra attività a Piacenza è capace di attrarre tante persone?”

Si è domandato il direttore Sanitario dell’Ausl Guido Pedrazzini intervenendo al convegno sulle prospettive della sanità coordinato da Nicoletta Bracchi direttore di Telelibertà che si è svolto nel tardo pomeriggio a palazzo Rota Pisaroni.

Il tema dell’incontro suonava quasi come una sfida “Sistema sanitario nazionale/regionale basato su equità potrà continuare a reggere nei prossimi anni?”. Hanno discusso del tema il professor Luigi Cavanna primario di onco-ematologia, Fabio Fornari medico gastroenterologo, Monica Muroni Coordinatrice infermieristica oncologia, Ilaria Toscani medico specializzando a Oncologia di Piacenza, Alessandro Ubiali, biologo molecolare e ricercatore sempre all’ospedale di Piacenza.

Nuovi progetti sulla sanità: centro onco-ematologico  per ridurre l’attrazione di Cremona. Seimila pazienti da fuori provincia per curarsi a Piacenza

L’incontro piacentino sulla prospettiva della sanità

Parlando di sanità non si poteva non richiamare un elemento che caratterizza segna un problema per la nostra zona. Un accento quindi è stato posto sulla mobilità attiva che trova il punto di forza nei servizi. Curarsi vicino a casa è indicatore di qualità soprattutto per i servizi oncologici. Essere costretti a diventare pendolari del cancro per curarsi non giova certo alla qualità della vita del paziente e dei familiari. Da considerare infatti che di mille pazienti oncologici per almeno 500 il tumore diventa metastatico.

Significa  che la malattia si cronicizza con la necessità di sottoporsi a cure almeno tre volte al mese e tutto questo interferisce pesantemente sull’organizzazione di tutta la famiglia. Da qui i progetti di ampliare la copertura dei servizi. Attualmente gran parte delle zone della provincia sono coperte ma tra i progetti in cantiere c’è l’ipotesi di aprire un punto onco-ematologico nella zona della bassa piacentina molto “attratta” da Cremona.

Sono questi alcuni elementi di attualità emersi, insieme ad altri interessanti argomenti di valenza generale, durante il convegno. Ecco quindi gli altri spunti emersi dalla discussione…

Privato è bello? Un monito arriva dal modello di sanità degli Stati Uniti “NON HO PIÙ SOLDI PER CURARMI ORA DEVO VENDERE LA Casa

Un monito per la struttura della sanità italiana ed europea arriva dagli States… non è di quelli che alleggeriscono di vita. E’ del 2014 l’allarme lanciato da una dottoressa di Phoenix che ha iniziato a parlare di tossicità finanziaria dei pazienti oncologici.

Un aspetto nuovo.

Nessuno me lo ha mai segnalato prima – scrive – perché la tossicità ha sempre avuto una valenza di effetto collaterale riferita ai farmaci somministrati ai pazienti e non con le gli effetti finanziari che i malati incontrano, subiscono e ne vengono travolti tanto da arrivare a decidere di non curarsi più.

Nell’articolo la dottoressa porta esempi di due pazienti di cui ha raccolto le confidenze:

“Mi sto curando per un tumore e ho speso 40mila euro ora mi resta da vendere la casa. Ora sto cercando di entrare in un Hospice ma è costosissimo e per accedere devo vendere la casa. Secondo lei cosa devo fare?

Le ha detto una signora. L’altro caso messo sotto i riflettori è quello di un paziente ematologico di 38 anni che dopo il trapianto di midollo ha avuto una recidiva della malattia:

“Mi ha comunicato di voler interrompere le cure – scrive la dottoressa – perché non ha più soldi e non può mettere a rischio la sicurezza finanziaria della sua famiglia”.

Due esempi che danno uno spaccato della sanità assicurativa del sistema americano che il professor Luigi Cavanna ha portato all’attenzione in apertura dell’incontro. Ecco quella dottoressa – ha segnalato Cavanna – ha verificato di persona qualcosa che in Usa nessuna scuola le aveva mai spiegato: il percorso che un paziente con una malattia grave è costretto ad affrontare.

Un percorso a tappe fatto di rinunce dove tutte le risorse vengono destinate alle cure, sempre più costose, che l’assicurazione non copre se non viene integrata continuamente. Così si parte dalla rinuncia alle ferie si arriva al prosciugamento dei risparmi poi alla perdita del lavoro quindi alla vendita della casa per arrivare, nei casi estremi, al suicidio. Tutto questo – ha avvertito Cavanna – non è una leggenda metropolitana è stato pubblicato sulla rivista oncologica internazionale.

E come sta di salute la sanità italiana e regionale?

La sopravvivenza per i pazienti a cinque anni dalla diagnosi di tumore in Italia è più alta che in Europa. Lo ha rilevato di recente il rapporto State of Health in Ue.

Nel convegno, proprio in relazione a questi dati, si è parlato di “miracolo italiano” in quanto a fronte di una spesa sanitaria definanziata nel corso di questi anni (Italia al 12esimo posto per spesa) si assiste a una maggiore sopravvivenza e a una buona sanità in cui i farmaci oncologici continuano ad essere accessibili per tutti gratuitamente (nessuno nel nostro paese è costretto a vendere casa per curarsi). Ma da cosa deriva quindi la performance positiva nonostante i tagli (nell’ultimo anno sembra invertita leggermente la tendenza)?

Una delle ragioni indicate dai medici protagonisti dell’incontro è in sostanza una buona sanità che si basa sulla disponibilità la voglia di non fermarsi al “semplice lavoro d’ufficio” ma mettere a segno un doppio intervento quello della cura e della ricerca insieme accanto al grande sostegno che ha dato e dà continuamente il volontariato e le donazioni di privati e istituzioni (la Fondazione è una di queste).

Ma in Emilia Romagna – ha messo in evidenza Cavanna – c’è un elemento in più. Dal 2004 è stata introdotta una legge in base alla quale in tutti gli ospedali fanno ricerca e dove si fa ricerca la possibilità di sopravvivenza è maggiore.

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Nuvole nere sulla sanità: invecchiamento e domanda di cura e assistenza

Affrontare i problemi della sanità non è semplice in una società che cambia continuamente e le prospettive non sono rosee. Ha parlato di alcune “nuvole nere” che comunque aleggiano su un sistema sanitario di tutto rispetto il prof. Fabio Fornari e al primo posto va collocato l’invecchiamento della popolazione che porterà con sé la necessità di più cure e più assistenza. In Italia nel 2050 il 34% delle persone avrà più di 65 anni e il 14% più di 80 e questo avrà conseguenze dirette sulla frequenza e l’aumento delle malattie croniche come ad esempio l’Alzheimer e tutti i problemi che si avranno nelle famiglie.

Tanto più , da rilevare, la presenze di famiglie sempre più mononucleari con persone anziane quindi senza il supporto di una rete parentale come si è conosciuta negli anni.

Su questa situazione s’innesta poi una strutturale carenza di personale sanitario. Secondo un’indagine del 2017 infatti più della metà dei medici italiani aveva 55 anni con una situazione pesante dal punto di vista del carico lavorativo tanto che per i medici il rischio di infarti è tra i più elevati.

E poi c’è l’altra questione negativa. Hanno lasciato l’Italia per lavorare all’estero oltre 8mila laureati in medicina

Un fattore negativo per il paese che ha investito molto sugli studi ma una situazione che si spiega sia con le ridotte borse di studio esistenti sia per una maggiore attrattività esercitata dai paesi europei rispetto al nostro con stipendi più alti possibilità di carriera che in Italia si sono ridotte

Una “minaccia” tutta nuova sono I contenziosi giudiziari nei quali vengono coinvolti i medici. Bastino due dati 35mila nuove cause e 300mila azioni legali

Accanto a queste difficoltà c’è la pressione burocratica. E non solo in Italia.

600 primari al Saint Louise di Parigi si sono ridotti il camice di fronte al loro direttore generale con una richiesta chiara e forte: tornare ad occuparsi dei pazienti e non trascorrere il tempo nelle pratiche burocratiche. “un problema grosso anche in Italia – ha ricordato Fornari”.

sanità del domane: Giovani medici, i concorsi siano più specialistici

I giovani alla prova della nuova sfida della sanità .Ilaria Toscani, fresca di concorso per la specializzazione in Oncologia, oggi sta facendo formazione all’ospedale di Piacenza “Qui sono tutti attenti al mio percorso formativo” ha detto. Arriva da un anno trascorso in un grande ospedale, il policlinico Umberto I di Roma. Pregi e difetti rilevati in quella grande struttura sono stati sottolineati nella sua esposizione: da un lato la possibilità di fruire di tanti laboratori di avere a che fare con un’ampia casistica.

“Ma ho sperimentato anche i punti deboli come ad esempio il non avere a che fare con la cartella informatizzata e questa è stata una grande penalizzazione che ha ridotto il tempo dedicato ai pazienti ed alla ricerca”. Negativo dunque il tempo dedicato a questioni meramente burocratiche. La dottoressa Toscani ha aperto una finestra sul tema umanizzazione.

Una struttura dispersiva come un Policlinico – ha detto rischia di togliere l’attenzione necessaria verso il malato e la burocratizzazione è uno degli elementi più negativi che entra a gamba tesa nell’umanizzazione dell’ospedale.

Nel Patto per la sanità la novità dell’infermiere di famiglia

L’attenzione sulla sanità comprende non solo il ruolo medico ma anche altre figure professionali. Relazione di cura e responsabilità e dare i servizi secondo il bisogno. Sono i compiti degli infermieri una professione profondamente cambiata negli ultimi anni.

Nel 1981 gli infermieri passavano nei corridoi spingendo un carrello con i farmaci endovenosi ed erano i medici che dovevano praticare le endovene agli infermieri era proibito. Oggi hanno l’armadio elettronico. Molta strada è stata fatta e nel rapporto con i pazienti e quello dell’infermiere è un ruolo di primo piano.

Un ruolo da cui parte l’attenzione e l’approdo a una struttura ospedaliera attenta all’umanità. Di questo ruolo ha parlato Monica Muroni, coordinatrice infermieristica di Oncologia. Ha messo l’accento sui mutamenti che hanno portato alla territorializzazione delle cure: dalla medicina di attesa (basata esclusivamente sull’ospedale) si è passati alla medicina d’iniziativa con il compito di intercettare il bisogno di salute presente sul territorio e l’attore principale di questo mutamento è l’infermiere. Ora si profila un salto di qualità ulteriore.

Previsto nel patto per la salute una nuova figura l’infermiere di famiglia figura che dovrà affiancare il medico. Una novità che non può coesistere – ha segnalato Monica Muroni – con quei sistemi che concepiscono il servizio infermieristico attraverso l’appalto a terzi.

L’appalto a terzi, certo può rispondere e soddisfare criteri di efficienza, ma non coglie lo spirito di questa funzione che consiste nella presa in carico del paziente.

Medicina molecolare? Un valore aggiunto per i pazienti e per la sanità

Le frontiere della sanità. Che valore porta al sistema occuparsi di medicina molecolare? Si è chiesto il dottor Alessandro Ubialdi che svolge questo ruolo all’ospedale di Piacenza. Spreco è quella cosa che consuma risorse e non genera benefici. Il reparto molecolare – ha spiegato – costa all’anno circa 400mila euro tra costi vivi, operatori, strumenti ecc. Ebbene che cosa produce con questo investimento annuo? Semplice nel 1919 – ha prodotto farmaci per un valore di 8 milioni di euro. Ecco dimostrata l’efficacia dell’investimento.

Un appello dal dottor Ubialdi a tutte i colleghi e alle istituzioni: si faccia lobbying per impedire l’accentramento delle biologie molecolari. Sarebbe un modo per depotenziare i centri periferici.

Ma attenzione – ha ammonito – Chi se ne va per fare le analisi molecolari è quasi certo che andrà via anche per le cure. La riduzione di questi servizi inficia come conseguenza un equo trattamento sanitario.

Alcuni spunti di riflessione, dati di realtà, pecche e difficoltà da superare che però poggiano su un sistema universalistico indiscutibilmente da difendere e da rifinanziare, il valore primario di una società civile.

info@antonellalenti.it

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