MODA&MODI

Mamme e figli alla prova shopping: un disastro. Come sempre

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LOOK&DINTORNI – “Così no, un tantino a sinistra… Ecco sì, così va bene. Ora fammi una posa che ti scatto una foto e la mandiamo alla zia. Questo nuovo giacchino ti sta che è una meraviglia”. Bene. Figlia contenta mamma ancora più felice di vedere il risultato delle sue attenzioni.

Siparietto catturato tra i corridoi di un grande magazzino di abbigliamento low cost. Super forniti di capi di cui fanno incetta tutte le modaiole che non vogliono svenarsi o per scelta culturale o perché altro non ce lo si può permettere. Bracciate di abiti da provare nei camerini immaginandosi di incontrare lo stile il modello della vita…e poi gggnènte…. Nulla da fare neppure stavolta. Così la montagna di abiti, pantaloni, camicette giacciono sempre più copiosi abbandonati su un grande bancone di fronte a un’addetta che ti guarda come se volesse incenerirti perché stai aggiungendo lavoro alla montagna di lavoro che già aveva di fronte. La povera deve rimettere tutti gli abiti provati e scartati e, perché no, anche macchiati di rossetto sulle grucce e poi sugli appositi stand.

Una ruota che gira quella che incontri in questo genere di negozi. Tanto che ti chiedi quante persone siano lì per ingannare il tempo, per trarre ispirazione dai modelli che poi con la mamma o la sarta riscoperta pensa di replicare con il tessuto che ha scelto sulla bancarella del mercato.

Il low cost è spesso una trappola nella quale si cade. Tanto… non mi sveno se lo compro, pensi per darti il là alla mezza convinzione di aggiungere un altro capo alle migliaia che hai avuto tra le mani nella tua breve vita. Prendi, incarti porti a casa, lo indossi subito per dimostrare a te stessa che quella cosa lì proprio ti serviva e rappresentava quel tocco che mancava per esaltare la tua figura. Fai una vasca in centro, vai al cinema, torni e lo riponi sulla sedia. adda passà a nuttata per scoprire che già non ti piacerà più. L’indomani mattina infatti la sgradita sorpresa. Sarà quel sole lucente che attraversa le persiane, sarà che il subcosciente nella notte ha lavorato molto… non si sa come e perché quella cosa che giace sulla sedia oggetto del desiderio che sembrava appagato solo poche ore prima sembra aver perso tutto il suo appeal. Come quando esci dalla parrucchiera con i capelli a posto e basta un soffio di vento perché quella nuova capigliatura che hai scelto con convinzione… (quante convinzioni si infrangono nel corso della vita) già la vorresti diversa e allora? Via a lavarsi di corsa… quei capelli appena lavati. Via a sciupare i trenta euro appena spesi e via a tirare e tirare giù i capelli sperando di dare una mano a una impossibile crescita veloce con quel gesto disperato.

Chissà se poi quel giacchino verde salvia con la coulisse in vita a quella ragazzina (le stava bene nonostante la mamma) se l’è portato a casa. Chissà se lo ha già indossato approfittando di una serata fresca concessa dalla follia del meteo, chissà se l’indomani ha sentito l’effetto rigetto. Chissà. Già questo potrebbe essere occasione di scontro con una mamma impicciona che decide lei quello che una giovanissima dovrebbe indossare. Forse quella ragazza era ancora al di sotto dei 15 anni. Anzi, certamente. Altrimenti a far compere con lei, per acquistare per te qualcosa che piace a lei, la mamma ti trascina solo in fotografia.

Da un siparietto a una scena speculare e per certi versi opposta si presenta a pochi metri di distanza in via XX Settembre quando m’imbatto in una discussione tra una mamma e un figlio 13-14enne. Lei lo stoppa bruscamente dicendo “aspetta che devo vedere questa cosa in vetrina”. Il bambino non ancora ribelle appieno si ferma diligente ma lo sguardo al cielo e la smorfia di schifo tradiscono impazienza e compatimento e si lascia scappare una frase inequivocabile “… che rottura di coglioni questa qui…”. Frase sussurrata all’insaputa della mamma che due secondi dopo ha ripreso per mano il figlio riprendendo il percorso interrotto.

Sarà un piccolo segno di un germe di incomunicabilità tra maschio e femmina?

info@antonellalenti.it

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