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MODA&MODI – Basta con l’online. Solo il negozio offre spazio alla fiera della vanità. Così si corre ai ripari

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Basta con l’online. Solo il negozio offre spazio alla fiera della vanità. Così si corre ai ripari

Ho letto di recente che, poverini noi, adesso siamo stanchi di “comprare online”. Studi e ricerche – subito colte al volo dalle aziende più in vista nel globo – hanno scoperto che nei nostri intimi segreti coltiviamo un desiderio ancora sconosciuto a noi stessi… la voglia di negozio.

Un desiderio che si materializza così, a nostra insaputa, ma che risulta nella lettura dei desiderata di ciascuno. Sapere poi come si sviluppi queste letture resta un mistero… misterioso.

Comunque sia così si dice nella sfera dei bene informati impegnati a registrare il sentire comune e gli atteggiamenti destinati a cambiare i costumi delle persone.

Ho immaginato che questo sentire – ancora inespresso, ma che sembra già fortemente presente nel nostro inconscio – potrebbe fare il paio con quella voglia di evasione dalle costrizioni che ci stringe la gola e ci fa mancare il respiro. Troppi due anni di comportamenti e movimenti forzati per rispettare il diktat del distanziamento dettato dalla pandemia.

Sempre stando agli osservatori che la sanno lunga, sarebbe per questo che i grandi marchi della moda avrebbero adottato una nuova strategia. Pronti come sempre a cogliere al volo quando il consumatore desidera per dare ai consumatori stessi la soddisfazione del singolo desiderio.

Naturalmente pronti a cogliere per tempo quello che tra un po’ non si potrà più trattenere: liberarsi nelle strade e assaltare i negozi per assaporare la “libertà” di un tempo.

Guardare, provare, toccare forse comprare, ma certamente lustrarsi gli occhi. Di tanto in tanto anche pensare all’aspetto frivolo della vita può dare una mano. Tornare al negozio secondo alcuni studi infatti sarebbe un toccasana per le provate psiche di tutti noi. Però tutto questo potrebbe riguardare solo una élite. Mondiale, ma élite.

Francamene sembra tanto un’invenzione o meglio una lettura tesa a indurre un comportamento più che una necessità impellente.

Vero o indotto intanto si starebbero già progettando nuovi templi dell’acquisto. Protagoniste le grandi città piene di facoltosi e danarosi acquirenti che, causa pandemia, non possono più fare man bassa nelle strade della moda delle capitali europee… un peccato, faceva così trendy! Diversi anni fa ero rimasta incantata da un episodio che non ho mai dimenticato visto in un grande magazzino (molto griffato) del centro di Milano.

Protagonista una signora russa alle prese con la prova di scarpe e che scarpe! Prova una, prova due…tre, quattro, cinque, sei, sette, otto… e mi son detta: ma quanto è incontentabile questa signora! Impossibile che non le piacesse nessuna scarpa. Io avevo già lasciato gli occhi su quelle della prima prova!!

Avevo equivocato clamorosamente. Le scarpe provate infatti non venivano ammonticchiate sul banco perché scartate. Sarebbero state acquistate. Tutte! Una decina di esemplari da prezzo medio inavvicinabile. Il distanziamento obbligato è entrato a gamba tesa anche nel gioco internazionale dello shopping.

E quindi perché non aprire gli store nelle loro città? Troppo mortificante – finché non si chiuderà il capitolo pandemico – affidarsi agli acquisti online. Si perde quel tanto di ritualità dell’acquisto, della prova, dell’ammirazione da parte dei venditori verso la fortunata/o acquirente che naturalmente si può sciogliere in brodo di giuggiole per la vetrina che le viene offerta nel cuore di un tempio della moda. Non importa il marchio. Ma tempio è.

Già, una vendita online non potrà mai sostituire questo aspetto. Mica ti trovi il postino o il corriere che si sdolcina a far complimenti su come veste un abito, come slancia una scarpa cn quel tacco o impreziosisce il volto un gioiello tanto ben disegnato. La vanità si può manifestare solo in presenza. Nessun surrogato può svolgere la stessa funzione.

E poi questo fatto di costume induce anche ad altre considerazioni.

Si ravvisa un’involuzione rispetto alla grancassa che ci siamo sorbite sulla bontà di tutto quello che si può fare dal divano di casa propria (dalla Dad, alla dichiarazione dei redditi, fino all’acquisto di un paio di ciabatte) la praticità degli acquisti online è un concetto che ci siamo bevuti in questi ultimi anni… O no?

Ora tutto cambia. Non sarà che anche questo abbia il sapore di un diktat di antica memoria “Contrordine compagni si cambia!” e tutti a cambiare direzione?

Ora che per aiutare a spingere il consumo a portata di clic si era palesata perfino una pandemia, sembra che tutto torni a cambiare. Ancora una volta – come lo è stato per l’exploit degli acquisti digitali (non crediamo che sia stata una nostra scelta consapevole) – si torna all’antico. O meglio si vuole tornare all’antico. Una svolta complicata. Anche perché in questi anni – ben prima della pandemia – abbiamo assistito a un de profundis dei negozi in tanti centri storici (Piacenza ne è un esempio lampante basta farsi una passeggiata in via Calzolai senza voler essere originali).

Attenzione c’è una cosa che non ho ancora detto. La rivoluzione di cui ho parlato non interesserà le piccole città che invece dei piccoli negozi hanno optato per i grandi centri commerciali in periferia. Luoghi di compere e di passaggio che restano del tutto estranei. Che ci vai a fare al centro commerciale? Per comprare. Che ci vai a fare nelle vie della città? A passeggiare a fare due chiacchiere se incontri qualcuno, a scoprire sui palazzi testimoni della storia qualche particolare nuovo.

La riscoperta del negozio di cui si parla nella ricerca di cui parlavo però non ha nulla a che fare con il senso romantico della passeggiata nelle vie cittadine (di una qualsiasi città) in cui ti soffermi anche a guardare le vetrine, magari a sognare, ha a che fare solo con l’obiettivo dell’acquisto. Si intende infatti – così a me sembra – ritagliare una degna cornice a chi per dare un segno dolce alla propria vita, sceglie di investire somme consistenti in cambio di un oggetto di vestiario. Garantendosi in questo modo anche la conquista di un pizzico di vanità che l’online, francamente, non è in grado di fornire. Neppure con surrogati.

Antonella Lenti

info@antonellalenti.it

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