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Co-working, svolta per vincere la sfida smart. 2021, nuova forma per le città

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Co-working, la svolta per vincere la sfida smart. 2021, nuova forma per le città

Si fa presto a dire smart working, si fa presto tesserne le lodi, la comodità di lavorare in ciabatte o in pigiama da casa…

Davvero pensiamo a un futuro lavorativo rinchiusi tra le quattro mura domestiche, con la cucina da sistemare che ammicca giù all’angolo sulla sinistra, con il minestrone che cuoce mentre il foglio di calcolo aspetta ansioso di essere chiuso?

Davvero pensiamo che la vita sia questa nel prossimo futuro? Non oso prospettarlo a chi ne sarà coinvolto e anche se non mi riguarderà da vicino spero di non vederlo.

La pandemia ha spinto tutti a casa per un lungo periodo di tempo perché la compresenza di persone era terreno fertile per il virus e la tecnologia ha dato la possibilità di lavorare in rete anche da remoto. Bene. Risultato positivo per quel contesto. Ma da questa considerazione non può discenderne che debba essere sempre così e che diventi il modo di lavorare.

SMART – Lavorare isolati e soli è sterile

Sarebbe un mondo amorfo, finalizzato solo al risultato finale del momento e sterile alla lunga. Racchiusi nella scatola casalinga a rapportarsi con una scatola tecnologica eliminando o riducendo i contatti con gli altri esseri viventi sarà lavoro ma perde i connotati di vita lavorativa…  Dalla sterilità non nascono né creatività e neppure idee che le contaminazioni (di materia intellettuale) con le persone (anche quelle dure e conflittuali) per forza determinano.

SMART – La ghettizzazione femminile?

C’è poi da tenere conto che quando di parla di lavoro a casa il pensiero si posa sulle donne per le quali questa formula sarebbe  “comoda” per il ruolo che svolgono in famiglia. Il lavoro a domicilio è già stato considerato “utile” per le donne. Tra gli anni Sessanta e i Settanta era un modo per arrotondare il reddito familiare – con tutto lo sfruttamento che aveva in sé – e tenere a basa casa e figli. Capitolo chiuso. Naturalmente non è questo il contesto in cui si è sviluppato tra il 2020 e i 2021 il lavoro a casa che ha coinvolto tutti, maschi e femmine.

Restano questioni concrete come una regolamentazione che ancora non c’è si avvertono alcuni rischi.

SMART – Lavoro post pandemia: riflessioni da fare

Dapprima la perdita di contatto con il lavoro che si svolge lontano dagli altri ma si aprono altri interrogativi che investono l’organizzazione delle città e gli spazi urbani dove prima della pandemia il lavoro terziario era concentrato. Tre sono le questioni aperte su cui riflettere.

  • La prima è la qualità del lavoro e il valore che in esso acquista la capacità produttiva del lavoratore ma anche il contesto in cui si svolge,
  • la seconda riguarda le strutture delle città pensate al tempo dell’accentramento del lavoro in un unico punto e che sono cresciute proprio in funzione di questo e che con la pandemia hanno accusato un duro colpo diventando – soprattutto i centri direzionali ricchi di grattacieli – uno sgradevole deserto
  • C’è anche una terza considerazione e riguarda le potenzialità che si sono svelate in quel momento di emergenza e che hanno concentrato l’interesse sulle zone periferiche, sulle aree minori e sulle città piccole che storicamente hanno dato migliaia di pendolari ai grandi centri urbani anzi ai centri direzionali dei grandi centri urbani.

SMART – Ripensare la forma urbana

Ce n’è a sufficienza per ripensare l’inurbamento. Ce n’è a sufficienza per prendere in considerazione la progettazione di nuovi servizi necessari per assecondare questo nuovo modo di vivere l’agglomerato urbano.

Se da un lato infatti i due anni trascorsi hanno ridotto a zero il pendolarismo quotidiano hanno anche prodotto una desertificazione delle città in cui sono concentrate le attività lavorative “immateriali” con riflessi anche pesanti sulla sopravvivenza dei servizi. Per contro però si è anche notato, in certe zone soprattutto, che hanno ripreso vita piccoli borghi, zone abbandonate da anni perché il richiamo della città e del lavoro che lì si svolgeva era stato forte e assolutamente da seguire.

Poiché è bene osservare e tenere presente i mutamenti creati dalle situazioni che si determinano nella vita quotidiana, i cambiamenti degli stili di vita in tempo di pandemia dovrebbero essere utilizzati come punto di partenza per attivare scelte e politiche adeguate.

SMART – Un nuovo ruolo delle città e dei borghi

Tanti esperti sono concordi nel dire che lo smart working resterà, in forma diversa ma resterà. Per contro c’è chi sollecita un ritorno alla concentrazione del lavoro in un solo luogo ma l‘impressione è che non ci potrà tornare come prima dopo questa esperienza che ha toccato tutti nel profondo.

Ecco quindi che inevitabilmente c’è materia di riflessione per chi sarà impegnato nelle amministrazioni pubbliche nei prossimi anni sia come tecnico sia come politico per intercettare quel nuovo bisogno che potrebbe collocarsi a metà tra il prima e il dopo.

Non eliminare del tutto la mobilità lavorativa, e neppure concentrarsi interamente sullo smart working ma inventarsi una via di mezzo. E l’idea appare molto interessante e stimolante in cui l’ente pubblico e chi amministra – se dotato di visione, naturalmente – potrebbe avere un ruolo propositivo, concreto e positivo.

SMART – Nuovi luoghi per il lavoro a distanza

Quale? Creare luoghi comuni, spazi di co-working – decentrati nelle piccole città o nei piccoli borghi – in cui svolgere il proprio lavoro utilizzando una scrivania, una connessione e servizi connessi messi a disposizione dal pubblico esattamente come succede ora per i servizi essenziali dall’energia elettrica al riscaldamento delle case.

In sostanza si può disegnare un nuovo modo di vivere nei sistemi urbani. Dove il lavoro si può continuare a svolgere virtualmente altrove ma restando nella propria città utilizzando spazi collettivi creati per il lavoro a distanza raggiungendolo con  l’autostrada di collegamento non più fatta di asfalto ma di un sistema informatico funzionate veloce e attivo senza bisogno che tutto questo venga fatto a casa propria con tutti i limiti accennati in precedenza. Potrebbe essere una strada anche per alleggerire il carico negativo che pesa su città dormitorio, come Piacenza, che cedono alle grandi città Milano in primis, migliaia di pendolari che vivono la giornata altrove e a Piacenza tornano per dormire.

SMART – Guadagnare in qualità della vita, la scommessa

Aleggia su questo cambiamento di cui si sta discutendo un tema caro da decenni ogni volta che si prospetta l’idea di un futuro prossimo e riguarda la qualità della vita. Ecco: dopo l’esperienza della pandemia il bisogno di qualità della vita (che investe direttamente la riduzione di una mobilità non indispensabile e soprattutto non collettiva) appare un’esigenza molto spiccata.

NEL BLOG TROVI ANCHE: https://www.antonellalenti.it/2021/04/ambiente-servono-interpreti.html

E’ questo un terreno di confronto che può essere appassionante perché si tradurrà anche in una nuova forma urbana che non prenda corpo solo dalla quantità espansiva che come si è visto e si sta vedendo è fin troppo capace di esprimersi ma dalla qualità del vivere che è capace di costruire per i propri cittadini. I luoghi? Ce ne sono infiniti serve fantasia e capacità progettuale per ripensare nuove funzioni per vecchie strutture. La sfida è questa. Mi auguro che si sia capaci di interpretarla.

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Antonella Lenti (info@antonellalenti.it)

SMART

P.S. – IN TANTI SI STANNO INTERROGANDO SU QUESTO TEMA: ECCO UN ESEMPIO.

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