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LA SFIDA DELL’EUROPA (2) LA SALUTE- Case e ospedali di comunità, telemedicina ecco la versione smart di un sistema sanitario da rivoluzionare…

Annotazione locale. Come si potrà declinare la costruzione del nuovo ospedale di Piacenza con un programma così concepito? quale ruolo dovrà avere e soprattutto quali saranno le scelte locale di Case e ospedali di comunità? Riapriranno gli ospedali chiusi dagli anni Ottanta in poi? Interrogativi in cerca di risposte.
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LA SFIDA DELL’EUROPA (2) LA SALUTE- Case e ospedali di comunità, telemedicina ecco la versione smart di un sistema sanitario da rivoluzionare…

Investimento di 2 miliardi di euro per 1.288 Case di Comunità (forse l’evoluzione delle Case della salute?). 1 miliardo per 381 Ospedali di comunità (completamente da realizzare da 20 a 40 posti massimo). Potenziamento delle strutture tecnologiche e strumentali degli ospedali con 3.133 nuove grandi apparecchiature ad alto contenuto tecnologico (TAC, risonanze magnetiche, Acceleratori Lineari, Sistema Radiologico Fisso,[1] Angiografi, Mammografi, Ecotomografi).

Potenziamento del livello di digitalizzazione di 280 strutture sanitarie sede di Dipartimenti di emergenza e accettazione. E poi naturalmente non si parli di rafforzamento del servizio sanitario senza il potenziamento di posti letto per terapia intensiva anche alla luce dell’esperienza con la pandemia.

Quello che si ripromette il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) appare come una chiara discontinuità con quanto deciso in un passato non lontano (decreto Balduzzi) quando si decise di dare un taglio netto a quei posti letto.

Bene, nel PNRR ci si prefigge di aumentarli di 3.500 “per garantire lo standard di 0,14 posti letto di terapia intensiva per 1000 abitanti e 4.225 posti letto per terapia semi-intensiva”.

E poi c’è la sicurezza delle strutture ospedaliere. In caso di calamità sismica l’ospedale è la struttura che non può cedere per nessun motivo e sono previsti per questo interventi di adeguamento alle norme sismiche su 116 strutture (che evidentemente oggi non rispettano pur essendo ospedali funzionanti).

Poiché il Piano punta molto sulla digitalizzazione, un ruolo preminente è riservato alla telemedicina e alle tecnologie che dovranno andare di pari passo con un altro dei capisaldi del PNRR, la coesione sociale “Solo attraverso l’integrazione dell’assistenza sanitaria domiciliare con interventi di tipo sociale – si dichiara subito prima di entrare nel dettaglio delle proposte – si potrà realmente raggiungere la piena autonomia e indipendenza della persona anziana/disabile presso la propria abitazione, riducendo il rischio di ricoveri inappropriati”.

LA SFIDA DELL’EUROPA – Innovazione, la parola magica

L’altro caposaldo dunque si chiama innovazione, ricerca e digitalizzazione del sistema sanitario. Quali gli obiettivi e come si attueranno? “Le misure su questo tema consentiranno il rinnovamento e l’ammodernamento delle strutture tecnologiche e digitali esistenti” Come? Fondamentali saranno “Il completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), una migliore capacità di erogazione e monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) attraverso più efficaci sistemi informativi. Rilevanti risorse sono destinate anche alla ricerca scientifica e a favorire il trasferimento tecnologico, oltre che a rafforzare le competenze e il capitale umano del SSN anche mediante il potenziamento della formazione del personale”.

LA SFIDA DELL’EUROPA – Ruolo centrale delle tecnologie digitali

Vengono proposte scelte che, viene sottolineato più volte, puntano a integrarsi al massimo con le tecnologie digitali che diventano il vero motore di una rivoluzione nella gestione organizzativa e anche sostanziale del capitolo salute.

Tutto sta a vedere se in un paese dove il digital-divide è così forte potranno essere efficaci nel breve arco di tempo in cui si intende portare a termine la rivoluzione tecnologica nella società italiana che comprende anche il tema salute.

E’ pur vero che l’orizzonte temporale per raggiungere l’obiettivo digitalizzazione così come la formazione del personale è previsto per l’ultimo anno, il 2026.

Ecco dunque l’obiettivo: “Realizzare presso ogni Azienda Sanitaria Locale (ASL) un sistema informativo in grado di rilevare dati clinici in tempo reale. Si parla poi di “Attivare 602 Centrali Operative Territoriali (COT), una in ogni distretto, con la funzione di coordinare i servizi domiciliari con gli altri servizi sanitari, assicurando l’interfaccia con gli ospedali e la rete di emergenza-urgenza”.

Ma non basta: si punta a “Utilizzare la telemedicina per supportare al meglio i pazienti con malattie croniche.” Quanti soldi a disposizione per questo impegno enorme? “Il fabbisogno di risorse per la realizzazione di questo investimento è stimato in 4,00 miliardi di euro, di cui 2,72 miliardi connessi ai costi derivanti dal servire un numero crescente di pazienti, 0,28 miliardi per l’istituzione delle COT e 1 miliardo per la telemedicina”.

E su questo tema, sempre puntando sulla tecnologia, si mette al centro il Fascicolo sanitario elettronico individuato come strumento per “garantirne la diffusione, l’omogeneità e l’accessibilità su tutto il territorio nazionale da parte degli assistiti e operatori sanitari”.

LA SFIDA DELL’EUROPA – Fascicolo sanitario, ruolo strategico

Interessante su questo argomento soffermarsi sugli obiettivi prefissati nel piano che si vogliono raggiungere attraverso il rafforzamento del FSE che svolgerà tre funzioni chiave:

Il fascicolo sanitario, che al momento rappresenta l’approdo per pochi, nel PNRR diventa invece il cuore e per l’accesso alla fruizione dei servizi essenziali da parte dei pazienti. Una piattaforma che rende possibile l’accesso a una banca dati sempre attiva a disposizione in continuo dei professionisti sanitari che in questo modo potranno avere sotto gli occhi l’intera storia clinica dei pazienti e permette anche un monitoraggio costante a disposizione delle ASL per migliorare le prestazioni dei servizi sanitari.

Anche se il progetto che riguarda il Fascicolo sanitario elettronico può apparire solo un lavoro “burocratico”, i realtà mette sul piatto uno dei primi cardini cruciali di una riforma sostanziale del sistema sanitario così come si è venuto configurando in questi decenni. Una accelerazione sul FSE infatti ridisegna la parte che le Regioni hanno avuto fino a questo momento in sanità.

Non è cosa da poco infatti prevedere l’integrazione di tutti i documenti sanitari e tipologie di dati (oggi impossibile), o la creazione e implementazione di un archivio centrale o la progettazione di un’interfaccia utente standardizzata e la definizione dei servizi che il FSE dovrà fornire”.

Quanto allo specifico ruolo delle Regioni si dice con chiarezza che si dovrà ottenere attraverso il Fascicolo “L’integrazione dei documenti da parte delle regioni nel fascicolo FSE prevedendo naturalmente anche il supporto alle regioni che adotteranno la piattaforma anche in termini di persone competenti per rendere concreti i cambiamenti strutturali”. Una gran cosa sembrerebbe prospettarsi. Finalmente uno stesso linguaggio, finalmente sciolti gli steccati regionali sulla sanità.

Ma c’è un altro elemento da considerare in quella che sembra davvero un cambio epocale. Il macigno è sempre lo stesso: se la digitalizzazione comporta una formazione precisa e completa del personale, chi si occupa della formazione del paziente e soprattutto della dotazione degli strumenti digitali necessari per accedervi?

L’analfabetismo digitale infatti è emerso con grande forza durante la pandemia con la scoperta che il  40 per cento delle famiglie non possedeva un computer e che presumibilmente era lontana anni luce dalla capacità di utilizzare qualsiasi strumento digitale che non fosse il telefonino. Anche questo un altro gap da colmare che dovrebbe andare di pari passo con gli interventi sacrosanti nella sanità. Si vedrà poi se la missione digitalizzazione e ancora inclusione sociale lo prevede.

LA SFIDA DELL’EUROPA – Un libro dei sogni o progetto credibile?

Quelli elencati sono solo alcuni spunti contenuti nella missione 6 denominata del #nextgenerationitalia.

Il capitolo salute del PNRR ci svela e promette una prospettiva del tutto nuova. Come primo impatto colpisce la visione unitaria di un sistema sanitario che da vent’anni è parcellizzato e spezzettato dai confini regionali. A scorrere le righe una dopo l’altra sorgono alcune domande. Dapprima lo sconcerto che prende di fronte a una realtà tanto diversa da quella che si disegna nel piano e che, invece, per certi aspetti già potrebbe essere possibile. L’altro interrogativo apre la porta anche a non pochi dubbi sul fatto che il bersaglio vada a segno.

Considerato soprattutto che dopo il titolo V del 2001 che ha regionalizzato la sanità e ha determinato venti servizi sanitari che viaggiano su binari autonomi tanto che neanche le banche dati in possesso parlano la stessa lingua e quindi in quanto banche dati sono del tutto inutili. Passare  dall’Emilia Romagna alla Lombardia (sul piano sanitario) è come se dall’Italia passassimo in un altro paese sovrano (Francia, Spagna… ecc).

L’incarico che assume su di se nella Missione 6 (ultima della lista, vorrà dire qualcosa?) è grandissimo e se si realizzasse nel concreto decreterebbe una vera e propria rivoluzione. Ma sarà così?

LA SFIDA DELL’EUROPA – Missione 6, il punto di partenza

La missione 6 salute si apre con una dichiarazione d’intenti importante e prende spunto dalle pecche mostrate durante la pandemia. Si affermano principi che è bene non dare mai per scontanti come  il “valore universale della salute e la natura di bene pubblico fondamentale e la rilevanza macro-economica dei servizi sanitari pubblici” ma allo stesso tempo sciorina punti deboli emersi durante questo ultimo anno e mezzo.

La pandemia  – si dice – ha reso ancora più evidenti alcuni aspetti critici di natura strutturale, che in prospettiva potrebbero essere aggravati dall’accresciuta domanda di cure derivante dalle tendenze demografiche, epidemiologiche e sociali in atto”.

LA SFIDA DELL’EUROPA – Le pecche mostrate dal sistema sanitario durante la pandemia

Si parla appunto di disparità tra territori nei servizi, di inadeguata integrazione tra servizi ospedalieri, servizi territoriali e sociali oltre a tempi di attesa per l’erogazione di alcune prestazioni e di “una scarsa capacità di conseguire sinergie nella definizione delle strategie di risposta ai rischi ambientali, climatici e sanitari”.

Da qui i propositi basati su due binari primari. “Da un lato – segnala il piano – le reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza territoriale. Gli interventi intendono rafforzare le prestazioni erogate sul territorio grazie al potenziamento e alla creazione di strutture e presidi territoriali (come le Case della Comunità e gli Ospedali di Comunità), il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, lo sviluppo della telemedicina e una più efficace integrazione con tutti i servizi socio-sanitari”.

Non compare nulla però in merito al fatto che durante la pandemia si è messa in luce anche un’altra carenza molto grave come la quasi totale sospensione delle attività di cura delle malattie tradizionali anche perché tutti gli ospedali hanno trasformato i loro spazi in luoghi dedicati alla pandemia. Di questa situazione che tutti sanno e pochi parlano quando si potrà fare un bilancio?

E soprattutto rispetto a una prospettiva in cui pandemie di questo genere potranno ripresentarsi un sistema sanitario preparato potrà ancora permettersi di occuparsi di alcuni pazienti e non di altri? Di questo problema c’è certamente la certezza, anche se non viene espressa e probabilmente la costruzione di una rete territoriale composta da Case di comunità e Ospedali di comunità vuole cogliere questo obiettivo.

LA SFIDA DELL’EUROPA – Il nodo della gestione autonoma regionale

Il documento sotto esame dell’Europa parla di nuova strategia sanitaria nell’attuazione della riforma e di ripromette di definire “un adeguato assetto istituzionale e organizzativo”. La traduzione di questo concetto porta a pensare che cambieranno (e di molto) le leve apicali nelle decisioni delle politiche sanitarie.

Si tratta di un punto che solleva un tema cruciale che riguarderà il ruolo delle regioni a cui il Titolo V dopo la riforma costituzionale del 2001 ha delegato alle regioni la competenza sulla sanità e che si è mostrata a dir poco problematica durante il periodo della pandemia talvolta  essendo anche causa di rallentamenti e intoppi in una necessaria gestione omogenea  di un problema così grande.

LA SFIDA DELL’EUROPA – Organizzazione sanità: si cambia entro il 2021 nuovi standard omogenei e nel 2022 nuovo assetto istituzionale

Ecco quindi che la Missione salute proposta dal governo parla di “standard strutturali, organizzativi e tecnologici omogenei per l’assistenza territoriale e l’identificazione delle strutture a essa deputate da adottarsi entro il 2021 con l’approvazione di uno specifico decreto ministeriale”. Ma c’è di più entro la metà del 2022 l’obiettivo è “un disegno di legge alle Camere, di un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico, in linea con l’approccio “One-Health”.

Ultima annotazione locale. Come si potrà declinare la costruzione del nuovo ospedale di Piacenza con un programma così concepito? quale ruolo dovrà avere e soprattutto quali saranno le scelte locale di Case e ospedali di comunità? Riapriranno gli ospedali chiusi dagli anni Ottanta in poi? Interrogativi in cerca di risposte.

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ALTRI CONTRIBUTI SULL’ARGOMENTO

LEGGI ANCHE La sfida dell’europa 1

INTORNO AI TEMI DELLA SALUTE NEL BLOG TROVI ALTRE VALUTAZIONI. LA PRIMA SI RIFERISCE ALL’ANNO NERO CHE HA VISTO L’ESPLOSIONE DELLA PANDEMIA IL 2021 E LA SECONDA è PRECEDENTE E TRATTA DELLA CONTROVERSA GESTIONE LOCALE DELLA SANITA’ CHE EVIDENZIAVA NON POCHE LACUNE ANCHE PRIMA DELLE GRAVI PROBLEMATICHE INNESCATE DAL COVID 19

2021, salute prima di tutto. Costi quel che costi… Nulla sarà più come prima? Speriamolo. La pandemia come ogni evento drammatico fa riecheggiare sempre la frase fatta buona per tutte le occasioni. Propositi, impegni, fioretti che poi finiscono in una bolla di sapone. LEGGI QUI

A chi giova la sovranità regionale sulla sanità. Considerazioni di gennaio 2019 Leggi qui

P.S.

Così la descrizione nel PNRR dei progetti salute

MISSIONE 6: SALUTE

E’ focalizzata su due obiettivi: il rafforzamento della prevenzione e dell’assistenza sul territorio con l’integrazione tra i servizi sociali e sanitari e l’ammodernamento delle dotazioni tecnologiche del Servizio Sanitario Nazionale. Potenzia il fascicolo sanitario e lo sviluppo della telemedicina. Sostiene le competenze tecniche, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario oltre a promuovere la ricerca scientifica in ambito biomedico e sanitario.


sfida
info@antonellalenti.it

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