LENTI A CONTATTO

LA SFIDA DELL’EUROPA (1)- Per 30 anni immobili in 6 obbligati a scrivere un bigino di riforme

Google+ Pinterest LinkedIn Tumblr

LA SFIDA DELL’EUROPA (1)- Per 30 anni immobili in 6 obbligati a scrivere un bigino di riforme

Perché non dare un’occhiata al Piano nazionale di resistenza e resilienza (PNRR #NEXTGENERATIONITALIA)? Ne parlano in tanti, chi a favore chi contro, ma non mi basta.

Stando a quanto si legge sui giornali o si ascolta negli studi televisivi che tentano approfondimenti, la prima reazione che si prova è che la performance attesa supera le difficoltà di un triplo salto mortale con avvitamento e senza rete.

La sfida dell’Europa – Ecco gli ingredienti base

Dovrà essere compiuto su tutti i campi significativi della nostra vita civile in comune. Tutto questo in sei anni. In 6 anni (2190 giorni) si dovrà mettere a punto un programma mai tentato negli ultimi trent’anni almeno e che col tempo è pure peggiorato. Ma non potrà essere un bigino, dovrà essere un vero e proprio programma non di propositi ma di azioni concrete.

Gli ingredienti su cui ci si dovrà muovere sono 1) innovazione e digitalizzazione, 2) transizione ecologica, 3) istruzione e ricerca, 4) infrastrutture per una mobilità sostenibile, 5) inclusione sociale 6) salute.

Al di là dei sei capitoli dettati si avverte anche una sostanza che dovrà cambiare per non tornare ad essere la palude di oggi. Alcuni esempi.

La sfida dell’Europa – Investirà l’intera vita civile

  • In sei anni la sfida è anche fare dell’Italia un paese capace di innovare attraverso il digitale. Un tema che in questi 20 o 25 anni nessuno s’è filato di striscio considerandolo una cosa semmai buona per i giovani che, si sa, sono attratti dai videogiochi. Intanto che in Italia si snobbava un po’ la materia altrove in certi Paesi europei (entrati nella UE nel 2004) che avevano davanti un percorso molto in salita hanno investito a fondo sul digitale, i Baltici, per esempio.

Nessuno a parte le dichiarazioni d’intenti ha pensato che il digitale – a parte fai diventare protagonisti noi illustri sconosciuti sui social – avrebbe contribuito a cambiare radicalmente i rapporti con la burocrazia cartacea da cui (tutti lo dicono) siamo soffocati.

Ecco, anche su questo dobbiamo recuperare un gap pluridecennale che in modo sconfortante (e che avrebbe dovuto farci vergognare) si è manifestato in tutta la sua asprezza durante la pandemia, quando abbiamo capito che tanti studenti coinvolti nella didattica a distanza non avrebbero potuto seguirla perché non possedevano un computer e tanti altri hanno seguito le lezioni, guarda un po’, usando il telefonino. Recuperare quel gap dobbiamo farlo bene, in breve e a fondo per ottenere un risultato che ci porti ad essere avanguardia.

  • In sei anni la sfida è anche fare dell’Italia una società che abbia attenzione all’ambiente e che non venga pertanto sacrificato al profitto dell’immediato come motore primario delle iniziative private e pubbliche. Una materia quasi del tutto nuova dall’inventario che possiamo fare (ovunque viviamo) guardandoci un po’ attorno. E, attenzione: nessuno di noi può dirsi estraneo da questi metodi. Ad un esame di coscienza collettivo non ci sarebbero assolti…
  • In sei anni la sfida è anche fare dell’Italia una società più giusta con meno privilegi consolidati (donne, giovani, mezzogiorno…) facendo valere il diritto del merito e non della cooptazione come invece funziona oggi (meccanismo ben oliato nella realtà italiana).

La sfida dell’Europa – L’impegno sarà “controllato”

Un’impresa immane. Un’impresa enorme e importante che sarà sovvenzionata con i soldi degli altri Paesi europei ma solo se noi saremo in grado di “presentare lo scontrino” per ogni progetto che si articola sulle linee di sviluppo di cui ho ricordato alcuni titoli: ambiente, innovazione, inclusione sociale… che si dovranno realizzare andando a incidere sul funzionamento dello stato e quindi rispolverando una parola che l’Italia ha mostrato di non gradire troppo: riforme.

Parlare di riforme fa accapponare la pelle in Italia. Si aprono subito sipari da sempre in ombra equivalenti alle rendite di posizione e alle consuetudini consolidate che non gradiscono il senso di quella parola. Ecco forse è per questo motivo che di riforme si parla molto e non si fanno mai. Tanto più che quando si vogliono agitare le acque su questo tema (nascondendo in realtà tutte le altre ipotesi di riforma) si parla ciclicamente di quella elettorale, considerata la riforma delle riforme che dopo un periodo sotto i riflettori segue il destino delle altre e rientra nei ranghi per tornare a galla alla bisogna la volta successiva.

La mia curiosità intorno al PNRR non nasce dal desiderio di esprimere un’ennesima opinione profana (ce ne sono già tante) ma di leggere con i miei occhi lo schema di lavoro che è stato messo nero su bianco e che si dovrebbe sviluppare (a tappe forzate e obbligatorie se no niente dané, come dicevo) da qui al 2026.

europa

Una corsa da perdere il fiato, se si confronta la nostra realtà con gli obiettivi descritti nei titoli dell’indice.

Ecco l’ho fatto.

La sfida dell’Europa – Riforme concrete e non solo promesse

Almeno ho iniziato la lettura partendo dalle parti che maggiormente mi interessano e che saranno anche quelle più complicate da attuare. Ora, l’impressione generale è che si discuta in modo molto liquido sul fatto che i soldi sottesi a quelle azioni contenute nel piano sono legati a riforme molto concrete. Mi sembra che non si sia voluto comprendere che i soldi saranno dati una volta che si dimostrerà di aver agito “riformando” le cose che non vanno. Facendo cioè quelle riforme che tutti sappiamo ma che sono scivolose per i decisori in quanto potrebbero far traballare il consenso al solo discuterne.

La sfida dell’Europa – Svolta, il filo rosso che lega PNRR

Da qui i rinvii sine die. Questo piano per i contenuti che propone mette al centro la necessità di imprimere un cambio sostanziale nelle regole che tengono insieme la società italiana e che, a quanto pare, non sono più adeguate alle necessità attuali e soprattutto a tenere il paese allineato agli standard degli altri paesi europei. Mi è parso che vi sia un filo rosso che lega le questioni centrali dei macro temi su cui si articolano le linee guida e quel filo rosso si declina con svolta. Svoltare rispetto a quello che s’è fatto fino a qui.

(1- Continua)

europa
info@antonellalenti.it

Lascia un commento