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Vaccini svincolati dalla catena del freddo nell’agenda salute del futuro

E’ il “futuro spinto” di cui ha parlato nel Forum “Agenda per la Salute” la professoressa Ilaria Capua collegata con il Festival dell’Economia di Trento dalla Florida dove dirige il centro di eccellenza universitario One-Health. Confronto a tutto campo con Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Walter Ricciardi, docente alla Cattolica di Roma e consigliere del Ministro della Salute, Marco Vecchietti, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo RBM Salute, Gilberto Turati, docente di Scienza delle Finanze alla Cattolica di Roma. Le debolezze del sistema sanitario durante la pandemia e le scelte necessarie per una nuova stagione
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Puntare coraggiosamente su una ricerca che superi le barriere tecnologiche che ora “stringono” al collo i vaccini. Questa è la strada per rendere possibile il vaccino a tutto il mondo. Solo così sapremo affrontare la seconda pandemia che certamente arriverà. Certa. Come certa è che l’homo sapiens fa parte del mondo animale e quindi il passaggio dei virus è naturale.

Le pandemie non calano per caso dal cielo, le fanno gli esseri umani. E’ il “futuro spinto” di cui ha parlato nel Forum “Agenda per la Salute” la professoressa Ilaria Capua collegata con il Festival dell’Economia di Trento dalla Florida dove dirige il centro di eccellenza universitario One-Health .

Lo si deve fare per noi, per l’ambiente – ha detto – e per un problema di equità. E’ necessario raggiungere una tecnologia che riesca a produrre i vaccini non più legati alla catena del freddo in quanto questo preclude un’intera parte del mondo. Gli stati, le istituzioni possono avere un ruolo fondamentale. Soprattutto l’Europa

VACCINI LA SFIDA – Prepararsi alla prossima pandemia

Ripensare il modello sanitario dopo le falle aperte nel corso di quest’ultimo anno dalla pandemia di Covid 19 è un proposito sulla bocca di tutti. Facile a dirsi anche se i gangli del problema sono innumerevoli, intrecciati tra loro e incaricano il mondo politico e istituzionale ad assumersi un compito molto impegnativo.

Tre domande semplici richiedono risposte altrettanto precise. I sistemi politici e istituzionali (anche europei) saranno in grado di farlo? Saranno disponibili a sacrificare spazi di potere (sovranità) per dare linearità e omogeneità degli interventi? La lezione arrivata dal Covid sarà stata sufficiente o si attenderà la prossima pandemia?

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Walter Ricciardi, docente alla Cattolica di Roma e consigliere del Ministro della Salute

Di una nuova Agenda per la salute tutta da scrivere hanno parlato insieme alla professoressa Capua e coordinati Paola Pica, giornalista del Corriere della Sera, Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Walter Ricciardi, docente alla Cattolica di Roma e consigliere del Ministro della Salute, Marco Vecchietti, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo RBM Salute, Gilberto Turati, docente di Scienza delle Finanze alla Cattolica di Roma.

Tanti i temi messi sul tappeto, certo non nuovi nel dibattito sulla sanità post Covid, ma le cui soluzioni non sono alla portata di un clic. Temi che investono i livelli decisionali, i modello di gestione e il rapporto che in futuro ci dovrà essere tra la sfera pubblica e quella privata. Livelli decisionali – ha spiegato il professor Gilberto Turati – che toccano anche la stessa Unione europea oltre all’OMS.

Una pandemia non si ferma ai confini di un paese. Del resto anche in questo caso il protagonismo della UE c’è stato sull’acquisito dei vaccini. Il punto è come arrivare a un coordinamento. Da questo però non è escluso il livello locale che anzi può determinare benefici in relazione ai servizi e alla loro economicità. L’efficacia chiama direttamente un investimento sui medici di medicina generale e sulla capacità di cooperare anche all’esterno dell’ospedale.

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Marco Vecchietti, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo RBM Salut

Poi c’è il punto ospedale. Come devono essere organizzati alla luce dell’esperienza pandemica? Come si fa la formazione dei medici sul tema della presa in carico? Nel PNRR – ha segnalato il professore – si torna a parlare di Case della comunità di cui già si era parlato in passato. Quindi una preoccupazione: il rischio di continuare a denominare soluzioni senza mai attuarle. Oggi non si può fare così.

Quale ospedale vogliamo? Si è chiesto il dottor Ricciardi, semplice: un “ospedale innovativo, che a fine percorso sia raccordato con il territorio, un ospedale gestito bene… ma ecco questo ospedale non esiste”.

Vaccini la sfida – L’ospedale ideale non esiste

La realtà è ben diversa ed è peggiore come l’ha descritta il prof. Ricciardi che ha tratteggiato un paese sanitario a macchia di leopardo citando il caso in cui, pur avendo risorse messe a disposizione, non si costruiscono ospedali come in Calabria. Un paese in cui le reti digitali sono molto frammentate e 21 sistemi sanitari non dialogano tra loro e ha messo l’accento sulla sfida della governance. Ma c’è anche un altro quesito: il che fare in epoca di pandemia e secondo Ricciardi sullo sfondo c’è una scelta obbligata e precisa: ridurre la povertà nel mondo ed elaborare vaccini in quantità e forma adeguata. Sarà questo il messaggio che avremo recepito dall’esperienza con il Covid?

Si è chiesto il professore: Ho molti dubbi e credo, come Bill Gates, che se lo faremo sarà dopo la prossima pandemia. Convinto poi Ricciardi della necessità di rafforzare i sistemi internazionali come l’OMS  ma si evidenziano due ostacoli: un problema di finanziamenti e uno di cessione di sovranità da parte dei paesi membri. Due elementi inattuati.

Vaccini la sfida – Le differenze tra le regioni determina l’organizzazione dei servizi

Sulle difficoltà “nazionali” legati ai conflitti tra Stato e Regioni in materia sanitaria e pandemica si è soffermata la professoressa Sabina Nuti che ha sottolineato come, in una situazione pandemica, sia necessario un accentramento delle decisioni ma attenzione va detto che non sempre la centralizzazione delle decisioni porta risultati buoni. Le regioni italiane sono diverse, ha sottolineato. Profondamente diverse e nel settore sanitario la differenza ha un grande peso per l’organizzazione dei servizi stessi. Un aspetto che non può essere trascurato.


Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Altra questione non trascurabile ha riguardato la grossa carenza di posti letto che si è evidenziata durante la pandemia come anche la “sospensione” delle attività riguardanti le malattie gravi e le cronicità. Tutto questo non deve più succedere e deve essere affrontato per il futuro. E’ segmento da recuperare ben sapendo che non si fa dall’oggi al domani.

VACCINI LA SFIDA – Il ruolo e la presenza del privato in sanità

E il rapporto pubblico-privati in sanità, come esce dall’esperienza pandemica e che spazi futuri?

In Italia, il settore muove 140 miliardi di euro – ha spiegato Vecchietti – l’Italia è al 22esimo posto, fra i paesi europei, nelle coperture per danni, con soli 33 miliardi investiti dai risparmiatori, mentre è all’ottavo posto nel settore vita. Di quei 33 miliardi, inoltre, solo una quota molto piccola è impiegata nell’assicurazione sanitaria. Insomma, manca una cultura della copertura sanitaria aggiuntiva, da affiancare a quella offerta dall’ente pubblico. Manca persino un raccordo fra il mondo dell’assicurazione e quello della sanità pubblica, a differenza di quanto avviene in UK o in Francia, dove l’integrazione fra i due “mondi” è un elemento pienamente operante all’interno del welfare complessivo.

Info@antonellalenti.it

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