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Crisi, superamento lento o veloce? Quali strumenti per aiutare lavoratori e aziende a riprendersi?

Sipario sui “Dialoghi” al web Festival di Trento protagonisti della scena di oggi Tito Boeri direttore scientifico del festival che ha interloquito con l’economista francese Olivier Blanchard nell’ambito dei confronti avviati on line sul tema economia ai tempi del coronavirus che dovranno accompagnare l’edizione in presenza del festival stesso arrivato alla XV edizione che dovrebbe svolgersi dal 24 al 27 settembre prossimi a Trento
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Crisi lenta o veloce? Quali gli strumenti da mettere in campo per aiutare lavoratori e aziende a riprendersi?

FOCUS SUL WEB FESTIVAL DI TRENTO (5) -Come punto di partenza un’indagine pubblicata da Economist secondo cui l’economia riprenderà al 90%. Si fa riferimento alla Cina dove sono stati contabilizzati gli utilizzi della metropolitana da parte dei cittadini nelle 30 maggiori città cinesi misurando un recupero del traffico di circa il 90 per cento con cadute verticali (rispetto ai tempi pre Covid) il venerdì sera prima dedicato al tempo libero.

Crisi, a che punto siamo? La ripresa sarà veloce a V o più lenta? E ancora, quali politiche attuare nei singoli paesi per far fronte al disagio sociale e agli effetti che ha avuto il lockdown sulla produzione e sui servizi? Che ne pensa professor Olivier Blanchard? Ha chiesto Tito Boeri.

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In alto Tito Boeri, sotto Olivier Blanchard

Qui il link della diretta alla pagina facebook del Festival dell’Economia di Trento (formato web)

Diretta la risposta dell’economista “Arrivare al 90 per cento di una ripresa post lockdown implica una un tasso di crescita molto elevato. Va fatta una distinzione netta da quelle del passato. In questo caso – ha poi sottolineato – ci siamo trovati di fronte alla chiusura delle attività per ragioni di sicurezza e si può pensare che una volta finita l’emergenza le cose potranno tornare come erano prima. Certo molte cose torneranno come prima però ci saranno aziende che non potranno farlo. Ci saranno aziende che moriranno.

Il rallentamento è anche frutto di un sentire psicologico

Una crisi quella, che si sta vivendo, che non è nata da una recessione che si determina solitamente perché c’è qualcosa che strutturalmente non va. Quella che viviamo invece è una recessione diversa e per questo non la si può paragonare alla grande depressione… non è così.

Non è escluso, secondo Boeri, che su questa situazione possa pesare anche un elemento psicologico, concetto su cui si concentra Blanchard che sottolinea come il distanziamento pesi ancora e non si può pensare che le cose possano tornare immediatamente com’erano nel passato. Insomma per una crisi di questa portata non può esistere uno switch on che riaccende tutto passando dal buio alla luce. Non sarà così. Concetto che Blanchard sostiene durante tutto lo spazio della conversazione.

L’incertezza la parola chiave di questa crisi

Punta il dito sull’incertezza, fardello che pesa sugli individui ma anche sulle aziende. In che senso? “C’è incertezza sul momento in cui il distanziamento sociale diventerà irrilevante – ha puntualizzato. Per un ristorante, per esempio, il tempo necessario sarà quello per arrivare a un vaccino o a una cura per la malattia da Covid. Saranno diverse le condizioni se quel traguardo sarà raggiunto i 6 mesi, 18 mesi o due anni e se sarà così un ristorante come sopravvive? E’ questa la grande incognita che ha sulle spalle l’economia del dopo Covid.

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Il grafico che indica l’utilizzo della metro da parte dei cittadini delle trenta maggiori città cinesi. Utilizzo al 90% con una caduta il venerdì sera

Blanchard però ha anche parlato di due tipi di crisi. Una che si risolverà presto “Abbiamo imparato tanto da quello che abbiamo vissuto. Basti citare il lavoro a distanza: possiamo lavorare da casa, possiamo comunicare senza spostarci e abbiamo capito che non è necessario prendere tanti aere. Quindi abbiamo imparato molto sull’urbanizzazione e sul traffico e questo saranno importanti bagagli di conoscenza per le aziende automobilistiche e per le compagnie aeree. E’ molto importante capire che peso avrà lo choc che pesa sull’economia e qui la domanda sarà transitorio o definitivo?

Una crisi che penalizza le piccole aziende

Quali politiche attuare – ha sollecitato Tito Boeri – fino al momento in cui arriverà il vaccino. E’ il tema dei temi su cui si sta lavorando in tutti i paesi seppure con strumenti e potenzialità diverse. Da qui il problema della riallocazione dei lavori duramente colpiti, penalizzati dal distanziamento. Arte, sanitario, alberghiero, ristorazione… che fare su questo terreno che coinvolge molte piccole aziende?

“Se durante la chiusura l’unica preoccupazione era rappresentata dalla protezione della salute ora il tema è un altro: la riallocazione. Lo si deve affrontare in una fase in cui la disoccupazione ha un peso grande e l’incertezza è elevata. Prima di tutto – ha segnalato Blanchard – bisogna capire, ripeto, se si tratta di choc transitorio o definitivo e comunque la riorganizzazione delle aziende più colpite dal lockdown e dal distanziamento che ancora sopravvive. Stiamo sull’esempio dei ristoranti. Solo una parte saranno in grado di ripartire e certamente lavoreranno la metà rispetto a prima.

Sussidi, garanzie e ristrutturazioni

Dobbiamo pensare quindi a una serie di misure che permettano alle persone la ricollocazione proteggendo i lavoratori poiché la disoccupazione impiegherà un po’ a diminuire. Ci sono forme di sostegno in Germania in Francia che riavvicinano i lavoratori alle loro aziende attraverso una disoccupazione parziale.

Al pari ci sono aziende che hanno problemi di produttività e se non si fa qualcosa molte chiuderanno. I sussidi quindi – ha spiegato l’economista – andranno indirizzati proprio a quei settori che stanno soffrendo per permettere loro di sopravvivere. Molte aziende hanno bisogno di liquidità e le banche non saranno disposte a fare prestiti e quindi i programmi di garanzie per i prestiti dovranno essere mantenuti. Un fatto è certo man mano che le incertezze diminuiranno anche le garanzie diminuiranno.

Secondo l’economista dunque il “conto” finale di queste operazioni salvataggio andranno pesati non solo gli alti costi sostenuti, ma anche i benefici portati dall’aver salvato aziende e occupazione per i lavoratori.

Un criterio fondamentale sarà quello di aiutare nella ristrutturazione quelle aziende che, pur avendo debiti pregressi, hanno una prospettiva futura di crescita e sviluppo. Ha parlato di uno studio concluso proprio in questi giorni in cui si propone un sistema per una ristrutturazione veloce “Sarà questa una delle sfide per i prossimi mesi” ha puntualizzato Blanchard.

Cassa integrazione, ma anche ricerca di lavoro

Quindi il nodo della Cassa integrazione. S’incentiva il lavoratore a non cercare un altro lavoro? Non è d’accordo Blanchard. “I programmi di cassa integrazione devono essere generosi ma non eccessivamente generosi perché i lavoratori devono tornare a lavorare. E quindi certamente si deve incentivare persone a darsi da fare. Detto questo però trovare lavoro sarà molto difficile e comunque anche se in cassa integrazione nessuno impedisce a un lavoratore di cercare un altro lavoro. In Francia lo possono fare. Ha sottolineato.

Per quanto tempo la Cassa integrazione? Una delle richieste delle aziende in Italia – ha segnalato Boeri – è di estenderla fino a fine anno e anche fino a due anni… “ Se ci vuole un anno per il vaccino – ha replicato Blanchard – mantenere il rapporto tra l’azienda e il lavoratore non è male”. E il costo? “Si deve spendere quello che è necessario. I sussidi alla disoccupazione però devono riguardare quei settori che riprenderanno la vita passata. E’ costoso? Sì lo è, ma quando sposti una persona dalla Cassa integrazione al lavoro anche il sussidio si ferma e le cose tornano alla normalità”. Alla fine per Blanchard il costo netto dell’intervento sociale sul lavoro non è così elevato.

Ultimo capitolo: la fiscalità europea

Misure europee. Altro capitolo della conversazione. Tema caldo la fiscalità europea. Si potrebbe delineare un altro livello di tassazione sulle aziende, sui lavoratori, sulle famiglie – chiede Boeri… Oppure si può fare prevenendo la competizione fiscale, introducendo la tassazione sulle multinazionali, la web tax, la carbon tax per quanto in quest’ultimo caso si rischia di dare un messaggio sbagliato e noi si vuole ridurre il danno ambientale non ricavare denaro dal danno ambientale… Che ne pensa Olivier Blachard?

L’ecomomista francese punta l’accento su una tassa fissa unica con aliquota uguale per tutti i Paesi perché non va bene una competizione fiscale tra i Paesi e alcune tasse spesso ottengono questo risultato quindi è meglio avere un coordinamento in tema fiscale. Pesano però sulle proposte al vaglio – web tax ecc.. – una serie di questioni politiche e di lobbying ma certamente un impegno concreto deve essere pensare al tema fiscale sovrannazionale. “Credo – ha concluso Blanchard – che questo sarà il compito del commissario Gentiloni per i prossimi anni”.

Come uscire dalla crisi post lockdown si è parlato al web festival di Trento anche con l’economista Francesco Giavazzi

info@antonellalenti.it

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