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Il terrore dei panni stesi nei centri storici delle città gentrificate

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Tra le campagne demenziali in cui veniamo coinvolti nostro malgrado c’è anche quella contro le mutande e reggiseni stesi ad asciugare sui balconi. I panni stesi sono considerati antiestetici e potrebbero procurare fastidio ai turisti che di quella città vogliono portarsi a casa solo gli aspetti più belli, gli angoli artistici, le icone del passato fotografarle con lo smart-phone esibirle sul social del cuore e raccogliere così tanti cuoricini dalla cerchia di amici più vicini. Peccato che, di tanto in tanto, capita di imbattersi (anche in centri storici blasonati) in montagnole di rifiuti abbandonati accanto a un cestino che trabocca di ogni ben di dio compresi i resti di un pasto a base di pollo allo spiedo. Bell’immagine per il turista voglioso di scoprire e immortalare gli usi e costumi purché non si tratti di biancheria intima stesa ad asciugare al sole.

Ho letto che in varie città i sindaci – che in teoria dovrebbero essere impegnati ad affrontare corse serie(per quello forse sono stati votati) – hanno emesso ordinanze qua e là dove obbligano a non esporre gli antiestetici fili dei panni bagnati che penzolano dai balconi e tra i panni fanno capolino spesso le mutande maschili e femminili.

Quale segno di incuria! Così parrebbe. Evidentemente le mutande e in certi casi anche i reggiseni fanno un bel vedere solo nelle vetrine dei negozi che copiosi nascono e si moltiplicano per la vendita dell’indumento “scabroso” e si badi bene li si trova nei centri delle città in quei luoghi gentrificati dove tutto deve essere patinato ed è tollerato solo se porta ancora l’etichetta della casa di produzione. Quello stesso pezzo di stoffa così spinto, così sostenuto dalla pubblicità e dal martellamento pre acquisto, una volta comprato e soprattutto una volta usato si sgonfia di tutto l’appeal e diventa qualcosa da nascondere e soprattutto da non esporre al balcone come una bandiera! Intollerabile.

Tra l’altro il rischio che questo possa accadere nei centri storici è sempre più ridotto perché nel corso di questi anni le abitazioni sono state occupate da uffici e servizi del terziario quindi che possano penzolare mutande in piazza di Spagna è quanto mai improbabile anche per due altre ragioni. Primo perché se qualcuno ha la fortuna di abitare in quell’angolo di città certamente non perde il suo tempo a stendere la biancheria ad asciugare altrimenti perché avrebbero inventato le asciugatrici che ormai stanno facendo il paio con le potenti e intelligenti lavatrici salvezza di tutte noi?

Asciugatrici a go go dunque salvano dai fili per stendere i panni e mostrare così senza ritegno indumenti così poco edificanti, le mutante appunto. Ed è questo l’altro punto che incrocia l’incongruenza dei comportamenti. Da un lato si manifesta per allargare la sensibilità sul tema ambientale, ci si aggrega, si parla, si discute perché i cambiamenti climatici stanno mettendo a rischio la nostra stessa esistenza futura e dall’altro nei gesti quotidiani (sono importanti perché moltiplicati per miliardi di persone possono fare la differenza) ci abbandoniamo alle più assurde soluzioni. Tra queste snobbare il calore del sole per asciugare gli indumenti e affidarsi a un nuovo strumento un elettrodomestico il cui funzionamento non dipende certo dai raggi solari.

E poi c’è un altro ragionamento. I panni stessi fanno casa. I panni stesi fanno storie di persone che vivono in un luogo. Passeggiando una domenica tra i palazzi popolari della zona di Fondamenta nuove a Venezia i fili stesi tra un palazzo e l’altro hanno illuminato lo sguardo, mi hanno portato in un angolo di silenzio e di vita reale lontano dalle finzioni e dalla rutilante giostra di souvenir, dalle urla dei gruppi capitanati da una guida con l’ombrellino alzato per non perdere il gregge, rumori, schiamazzi di un palcoscenico distorto dove un filo steso con i panni ad asciugare avrebbe potuto dare un tocco di realismo.

Avrebbe rotto l’incantesimo fittizio e deleterio che fa di alcune città una cartolina patinata con tanto rumore ma senza vita. Dovrebbe essere questo a disturbare il nostro sguardo, ben più di un filo con i panni stesi ad asciugare. Così non è.

info@antonellalenti.it

Foto di copertina unsplash-logoJason Briscoe

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