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Effetto bomboniera. Come piacersi oltre il buongusto

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M&M: RUBRICA SEMISERIA DI ANTONELLA LENTI –

Di tanto in tanto viene la fissa dei coordinati: più che di stili si tende a coordinare i colori di tutto quello che si indossa. Scarpe che richiamano la collana, orecchini che tracciano una tonalità che ritrovi nella gonna, giacca (estiva) monocolore ma di quella particolare “paletta” contenuta nella camicia. Il risultato che sembra a una prima valutazione soggettiva molto ben assemblato in realtà a un occhio più attento e “riposato”, non contaminato dalla smania dell’appariscenza, sembra niente meno che un frullato mal riuscito.

Storia vissuta, anche se sepolta nella memoria. Scarpe borsa in tono con l’abito e poi aggiungi, aggiungi orpelli come a voler mostrare tutto quello che possiedi in fatto di abiti, accessori… potessi metteresti scarpe anche nelle mani perché ti sembra una cattiva azione sceglierne un paio e lasciare a casa l’altro. Insomma si fagocitano “cose” purché abbiano un filo conduttore tra loro: quasi sempre il colore. Mettersi tutto è qualcosa che prende irrefrenabilmente e poi via via se ne va e si impara ad alleggerire. Nella fase dei coordinati, però la vita è proprio a colori, non c’è che dire. Impettita esci contenta del mixaggio ottenuto quasi per miracolo. Per una buona mezz’ora avevi quasi gettato la spugna e ti eri rassegnata al fatto che avresti dovuto rinunciare a quegli orecchini spagnoli che sapevi di aver riposto nello stipetto insieme a tutti gli altri ninnoli e che per dispetto giocavano a nascondino e non si facevano trovare. Poi nella palla informe di bacheliti, catenine, catenone, ciondoli rossi e turchese, ambra e tormalina eccoli spuntare dal rivestimento della scatola delle meraviglie, chissà come quegli orecchini multicentrici che erano in quel momento la ciliegina sulla torta erano finiti lì infilandosi nella cucitura scucita della fodera. Un sospiro di sollievo.

Il (tra)vestimento quotidiano poteva dirsi concluso e ora la giornata poteva procedere. Qualsiasi cosa non avrebbe mai alterato quel sentire che dentro di te avvertivi crescere: ti sentivi in pace con te stessa, con il mondo, con il lavoro che ti attendeva e anche con i colleghi, perfino quelli con i quali non avresti mai diviso una biro. Nulla avrebbe potuto accadere di brutto: eri perfettamente a posto con l’eleganza. La tua idea di eleganza ovvero l’effetto bomboniera. Lì per lì al momento della vestizione non te ne sei accorta ma c’è sempre una vetrina indisponente di fronte alla quale ti trovi per caso che ti rilancia un’immagine grottesca che ti lascia di stucco: un’Arcimbolda sui tacchi che si affanna nella vita quotidiana volendo sembrare ciò che non sei: “artificialmente ricercate” invece che semplice donna che con un jeans sottile e una t-shirt bianca senza fronzoli potrebbe risaltare in tutta la tua unicità. 

Quella vetrina è un po’ uno specchio della verità e ci accorgiamo di stonare ma insistiamo nell’apprezzare gli sforzi fisici e di fantasia che ci hanno portato ad agghindarci all’insegna dei coordinati. “Vade retro pentimenti”, si alza subito la vocina di dentro. Non sia mai che si getti alle ortiche il tempo che abbiamo perso per trovare quella tonalità declinata in varie forme per armonizzare il nostro vestire. Lo sforzo per resistere e sostenere la parte delle creative si fa duro perché quando siamo fuori  dallo scrigno protettivo del nostro specchio, ci assale un moto di repulsione che istintivamente ci porterebbe a strapparci tutti quei particolari che danno ridondanza all’immagine e fanno anche caldo. Il fastidio di tutte quelle cose scelte con perizia e dedizione si fa pesante tanto da sperare che la giornata possa finire presto e ripromettersi che mai più coordinati sapendo già che non sarà così.

Pubblicato da Libertà nella rubrica outfit di strada

Photo by Tom Pumford on Unsplash

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