SERPE IN SENO/SALUTE

SALUTE&DIRITTI – (1) Ospedale e cure territoriali. Di cosa si parla a Piacenza quando si dice sanità

Flessibilità e umanizzazione i criteri per la nuova struttura. Case della comunità, ospedalini e tecnologia per prendere in carico i malati sul territorio: i fondi regionali sul Pnrr
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Ospedale e cure territoriali. Di cosa si parla a Piacenza quando si dice sanità

La persona non è mai la sua malattia resta una persona. Nella cultura sanitaria moderna insieme alla specializzazione e alla qualità delle cure mediche l’umanizzazione ha assunto un ruolo importante. L’attenzione all’umanizzazione è uno degli elementi che si coglie nel progetto di fattibilità del nuovo ospedale che ruota anche intorno a un’altra parola: flessibilità. Qualità e umanizzazione sono necessità forti dettate entrambe dall’esperienza vissuta con la pandemia da Covid che ha messo all’angolo l’organizzazione sanitaria tradizionalmente concepita.

Da quella lezione quindi cambia indirizzo il progetto di ospedale ma un’attenzione particolare ottiene anche il progetto che riguarda le cure territoriali, altro aspetto carente messo in evidenza durante la pandemia.

Da segnalare su questo tema il piano regionale “da mezzo miliardo di euro” (per Piacenza 23 milioni) destinato proprio a incrementare una presenza sanitaria diffusa sul territorio attraverso Case e ospedali di Comunità e investimenti tecnologici per la telemedicina che rientra nel PNRR salute presentato all’inizio dell’anno.

Nuovo ospedale e cure territoriali sono dunque due pilastri della politica sanitaria futura che occupa un ruolo di primo piano anche nel dibattito elettorale.

Chi sostenendo l’importanza prima di tutto delle cure territoriali; chi affermando che una struttura ospedaliera moderna sia comunque indispensabile per dare risposte al bisogno di salute dei cittadini e chi volendo far notare che i due elementi dovranno integrarsi l’uno nell’altro.

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La struttura a raggiera con una piazza centrale viene considerata funzionale sia per gli operatori sia per gli utenti

Capire i contenuti di cui si sta parlando in questo momento è l’obiettivo sia attraverso l’illustrazione dei progetti in campo sia attraverso le posizioni anche contrapposte che si sono sviluppate in questi anni sulla necessità o meno di realizzare un nuovo ospedale provinciale con il dubbio che questo impegno futuro possa oscurare una necessità impellente rappresentata dalla diffusione capillare delle cure territoriali.

Domande che si susseguono corredate da preoccupazioni secondo cui la prospettiva di un nuovo ospedale potrebbe anche mettere in ombra e togliere attenzione dal livello della qualità dei servizi che vengono erogati in attesa della nuova struttura per la quale saranno necessari diversi anni una volta che tutto l’iter amministrativo sarà stato concluso.

Tempi lunghi insomma e nel frattempo? Per comprendere meglio le ragioni delle posizioni contrapposte su una materia così importante è necessario focalizzare prima l’attenzione sui contenuti dell’argomento. Prima di addentrarsi nelle opinioni è utile ricapitolare su progetto ospedale e impegno per le cure territoriali, appunto. Quindi un interrogativo può semplificare la comprensione: nella prospettiva sono scelte che si contrappongono o convergono l’una nell’altra?

(Le immagini qui sotto riportate fanno parte del progetto presentato dall’Azienda sanitaria. Naturalmente prima di vederlo in questo modo passeranno diversi anni, forse una decina e nel corso del tempo potrebbe subire ulteriori modifiche ma come sempre succede i rendering sono il mezzo più immediato per illustrare con immagini e figure le indicazioni tecniche descritte nei documenti progettuali e fanno ormai parte integrante dei progetti).

COME SARA’ LA NUOVA STRUTTURA SANITARIA

Una sintesi in sei punti ne caratterizza l’impostazione. Ecco lo schema su cui l’Ausl di Piacenza ha puntato l’attenzione nella fase di presentazione del progetto rivisto sulla base dell’esperienza maturata con il Covid.

Punto uno: un ospedale flessibile

Lo studio di fattibilità per il progetto del nuovo ospedale di Piacenza è stato rivisto raccogliendo la lezione della pandemia, così è stato spiegato al momento della sua presentazione diversi mesi fa. Aspetto questo su cui è stato posto un accento particolare sostenendo che in Italia quello di Piacenza sarà il primo ospedale progettato secondo logiche ed esigenze post-Covid. Diventando cioè flessibile sulla disponibilità di posti letto se si presentasse la necessità infatti si aggiungeranno 72 posti flessibili e 32 posti letto tecnici che si aggiungeranno ai 497 previsti portando il numero totale a 601 posti.

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I viali esterni della nuova struttura ospedaliera

Uno dei problemi maggiori durante la pandemia infatti è stato il reperimento dei posti letto che ha portato nel momento di massima emergenza a occupare tutti i reparti dell’attuale ospedale “scacciando” in questo modo la normale attività che vi veniva svolta prima della pandemia. Tra le differenze riconducibili all’esperienza condotta durante l’emergenza Covid vengono sottolineati i miglioramenti apportati agli spazi.

Questa esperienza ha guidato – si afferma – le scelte organizzative e strutturali per il nuovo ospedale, in particolare riferite al potenziamento dei posti letto intensivi e semi intensivi ma anche alla separazione dei percorsi e assicurazione di adeguati spazi d’attesa per consentire il distanziamento fisico preventivo in Pronto soccorso e nelle aree dedicate alla diagnostica e alle attività ambulatoriali.

Previsto poi un adeguato numero di stanze singole, con la possibilità di accogliere un accompagnatore o un secondo paziente, rendendo facilmente attuabile anche l’eventuale esigenza di isolamento e infine il potenziamento dell’impiantistica per garantire l’isolamento dei pazienti nei vari gradi di rischio (malattie infettive, medicina d’urgenza, terapia intensiva e semi intensiva, unità di terapia intensiva respiratoria e pneumologia).

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Sempre un’immagine virtuale del progetto. Come saranno le sale operatorie

Punto due: come si compone il nuovo ospedale

Sarà una struttura a raggiera composta da sei torri e una parte centrale (piazza). Nelle torri saranno riportate e potenziati  i servizi presenti nell’attuale struttura ospedaliera. Si svilupperanno attorno alla piazza centrale che sarà attraversata da un asse centrale (definita hospital street) attraverso la quale permette a tutti di raggiungere ogni parte della struttura.

Reparti avranno una migliore collocazione, disponibilità di spazi più razionali, valorizzazione e potenziamento delle principali aree. Soprattutto il nuovo ospedale – si mette in evidenza – non farà più i conti con i padiglioni staccati esistenti nell’attuale struttura ormai superata e che produce “pesanti diseconomie” e anche disfunzioni soprattutto per i pazienti.

Punto tre: le funzioni presenti nell’ospedale


Queste le aree di cui sarà composto l’ospedale futuro

– area interventistica con 14 sale operatorie, un blocco endoscopico con 10 sale, 8 sale parto e 4 sale di interventistica cardiologica e di emodinamica.

Il progetto prevede anche il potenziamento dell’area day surgery, della chirurgia di emergenza urgenza, e della chirurgia specialistica
– blocco tecnologico, con il potenziamento della medicina nucleare, della radiologia e della radioterapia
– area degenze: il 35% delle stanze sarà a un posto letto, con la possibilità di inserirne un secondo per l’accompagnatore o di raddoppiare la ricettività in caso di bisogno (per esempio, per picchi pandemici)
– area dell’emergenza urgenza, con il potenziamento del Pronto soccorso e dell’area dedicata alle terapie intensive e semintensive
– area materno infantile, con la valorizzazione e il potenziamento della patologia neonatale e dell’assistenza ostetrico-ginecologica e pediatrica
– area oncologica
– area di specialistica medica di secondo livello.

Punto quattro: i numeri del nuovo ospedale

La superficie complessiva sarà di 272.000 mq di cui 115.307 mq sarà la superficie occupata dall’ospedale. I posti letto saranno 497 a cui saranno aggiunti 32 posti letto tecnici e 72 posti letto flessibilità per un totale di 601.

La superficie verde sarà di 84.600. Spazi per i posti auto da 1200 a 1500 (spazi ulteriori potranno essere aggiunti dalla conversione di stalli inizialmente trattati con elementi vegetali) con  punti di ricarica per vetture elettriche; servizio di bike sharing e parcheggio bici; itinerario ciclabile di 1.455 m; 3 fermate autobus; 2 aree attrezzate lungo il viale alberato; 1.400 alberi piantumati; 35.600 kg/anno di assorbimento di CO2; area attrezzata per l’atterraggio dell’elisoccorso.

Punto cinque: gli spazi comuni “umanizzati”

Sono pensate in prossimità di spazi a verde separati solo da parete vetrate da cui filtra la presenza del verde e la luce naturale in tal modo – si spiega – si migliora notevolmente la qualità dell’ambiente interno. Soprattutto per il tempo dedicato all’attesa sia dei pazienti sia dei loro accompagnatori viene dedicata particolare cura per alleggerire il senso di ansia e insicurezza.

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Il rendering del progetto sull’asse centrale del futuro ospedale. Un atrio da cui si potranno raggiungere tutti i reparti e i servizi

La possibilità di avere sempre una percezione del “fuori”, anche se chiusi in locali confinati, e potere avere quindi coscienza del variare delle condizioni metereologiche o della modificazione dei colori – viene spiegato – in funzione del variare della luce naturale, con il passare del tempo, sono aspetti che concorrono fortemente al disegno di uno spazio caratterizzato da un alto livello di umanizzazione. Stesso criterio anche per le aree sanitarie per le quali il progetto prevede di conferire qualità agli spazi al fine di assicurare, nonostante la complessità funzionale, comfort, accoglienza, sicurezza, ergonomia e orientamento.

Si prevede quindi, dove possibile, di portare luce naturale anche in ambiente tradizionalmente pensati per assolvere alla sola funzione sanitaria. Saranno inserite ampie vetrate che consentono anche agli operatori sanitari di godere della percezione degli spazi esterni.

Punto sei: umanizzazione degli spazi di degenza

Le degenze sono le unità operative in cui maggiormente si misura il tema dell’accoglienza e dell’umanizzazione.
Nello studio di fattibilità è previsto di sviluppare un progetto integrato di arredi, sanitari e non, ispirato ai principi di psicologia ambientale ed ergonomia, finalizzato a migliorare gli aspetti percettivi di umanizzazione, domesticità e accoglienza (soprattutto in area pediatrica, nei percorsi di collegamento e negli spazi comuni come i soggiorni interni ai reparti).

Tra i benefici che vengono messi in evidenza si elencano il miglioramento del comfort alberghiero, per effetto dell’incremento di stanze singole, il sistema dei percorsi interni, l’eliminazione delle barriere architettoniche, la creazione di spazi per ambulatori, luoghi di incontro tra medico e pazienti, tra pazienti e visitatori, tra visitatori e personale sanitario, il miglioramento del sistema dell’accoglienza e dell’informazione, la realizzazione di spazi dedicati alla formazione, un aumento delle aree verdi disponibili e fruibili da parte degli utenti e del personale del sanitario.

COME CI CUREREMO FUORI DALL’OSPEDALE

Il piano regionale per il territorio

Mentre il progetto di ospedale è ancora tutto sulla carta e resta una divergenza palese sull’area scelta per realizzarlo a inizio anno la Regione ha stanziato 500milioni di euro per sostenere la sanità territoriale e la tecnologia per implementare la telemedicina oltre agli ospedali di comunità. Scelte che rientrano nel PNRR regionale. Le case di Comunità del PNRR ricalcano il modello delle case della salute dell’Emilia Romagna, ne sono attive 127.

I finanziamenti assegnati alla Regione si riferiscono a due missioni Salute e innovazione per implementare le “Reti di prossimità, strutture di telemedicina e per l’assistenza sanitaria territoriale” e “Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale”. Previste sul territorio regionale 84 Case della Comunità (124,6 milioni di euro), 45 centrali operative territoriale (15,3 milioni), 27 ospedali di comunità (68milioni), sostituzione di 232 apparecchiature ad alto contenuto tecnologico ma con più di 5 anni (80,8 milioni); 20 interventi di transizione digitale degli ospedali (98,6 milioni); 14 interventi per il miglioramento sismico delle strutture ospedaliere (43,4 milioni con fondi PNRR e 98 con il Piano nazionale complementare).

Distribuzione dei finanziamenti

I finanziamenti saranno assegnati alle singole Aziende sanitarie regionali e per quanto riguarda Piacenza sono destinati 23.364.417 euro (di cui 13.325.447 per la sanità  e 10.038.970 per l’innovazione, all’Ausl di Parma 26.088.063 a Reggio Emilia 55.492.023; a Modena 45.556.177, a Bologna 71.593.485; a Imola 13.106.305; a Ferrara 32.848.483; alla Romagna 133.879.

Ulteriori fondi sono destinati alle Aziende Ospedaliere Universitartie e a Irccs e riguardano la linea innovazione: Azienda Ospedaliero Universitaria Parma 35.694.440; Aou Modena 27.449.256; Irccs Aou Bologna (Policlinico Sant’Orsola) 33.488.022; Aou Ferrara 9.640.702; Irccs Istituto Ortopedico Rizzoli21.337.812.

Casa della Comunità 

Come si diceva in Emilia Romagna sono 127 le case della salute operative e la programmazione nazionale prevede che se ne debbano realizzare altre 84 finanziate con 124 milioni 671mila euro. E saranno così distribuite: 6 a Piacenza, 8 a Parma, 10 a Reggio Emilia, 13 a Modena, 17 a Bologna, 3 a Imola, 6 a Ferrara e 21 in Romagna.

Le Case della Comunità consentiranno di potenziare e riorganizzare i servizi offerti sul territorio migliorandone la qualità, diventando lo strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. L’idea di base è quella che già è stata applicata nelle Case della salute (anche se nel corso degli anni si sono mostrate alcune difficoltà nell’adesione dei medici) un team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità, altri professionisti della salute e anche assistenti sociali, per una maggiore integrazione con la componente sanitaria assistenziale.

Centrali Operative Territoriali e telemedicina 

Previsto il potenziamento dell’utilizzo della telemedicina per supportare al meglio i pazienti, in particolare con malattie croniche e/o non autosufficienti. La Regione dovrà realizzare 45 Centrali Operative Territoriali finanziate con 15 milioni 338mila euro: 3 a Piacenza, 5 a Parma, 5 a Reggio Emilia, 7 a Modena, 9 a Bologna, 1 a Imola, 4 a Ferrara e 11 in Romagna.

Ospedale di Comunità 

Si vuole potenziare l’offerta dell’assistenza intermedia al livello territoriale attraverso l’attivazione dell’Ospedale di Comunità, struttura sanitaria a ricovero breve destinata a pazienti che necessitano di interventi sanitari a media/bassa intensità clinica e per degenze di breve durata.

Queste strutture determinano una riduzione di accessi impropri ai servizi sanitari, come ad esempio quelli al Pronto soccorso o ad altre strutture di ricovero ospedaliero, o il ricorso ad altre prestazioni specialistiche.

L’Ospedale di Comunità potrà anche facilitare la transizione dei pazienti dalle strutture ospedaliere per acuti al proprio domicilio, consentendo alle famiglie di avere il tempo necessario per adeguare l’ambiente domestico e renderlo più adatto alle esigenze di cura dei pazienti. In Emilia-Romagna sono già presenti 32 Ospedali di Comunità; la programmazione nazionale prevede la realizzazione di ulteriori 27 strutture, per un investimento da 68 milioni di euro: 2 a Piacenza, 3 a Parma, 3 a Reggio Emilia, 4 a Modena, 5 a Bologna, 1 a Imola, 2 a Ferrara e 7 in Romagna.

Ammodernamento tecnologico e digitale ospedaliero 

Previsto un investimento in infrastrutture tecnologiche e digitali ospedaliere tramite la sostituzione di 232 apparecchiature ad alto contenuto tecnologico che abbiano più di 5 anni. Gli interventi sono finanziati per 80, 8 milioni di euro; i principali riguardano 26 tomografi computerizzati, 12 tomografi a risonanza magnetica 1,5 Tesla, 2 acceleratori lineari, 1 gamma camera, 6 gamma camera/CT, 2 Pet Tc TC e 36 mammografi con tomosintesi. Precisamente, degli 80.865.967 milioni di euro che il PNRR destina per l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero, 69.659.762 sono già assegnati alle Aziende sanitarie.  

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