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Manifattura invece di logistica così si rimette in equilibrio l’economia locale

La Cgil ha presentato la ricerca di Ires Emilia Romagna sulla provincia di Piacenza: invecchiamento calo di popolazion di giovani, donne discriminate nel mondo del lavoro. Nota dolente aria e occupazione di suolo: nel 2020 consumati 1,6 metri quadrati pro capite
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Manifattura invece che logistica così si rimette in equilibrio l’economia locale

La Cgil ha presentato la ricerca di Ires Emilia Romagna sulla provincia di Piacenza: invecchiamento calo di popolazion di giovani, donne discriminate nel mondo del lavoro. Nota dolente aria e occupazione di suolo: nel 2020 consumati 1,6 metri quadrati pro capite

I numeri raccontano la storia del momento ma sono importanti anche per progettare politiche future. Per Piacenza i segnali che arrivano dal 12esimo Osservatorio sull’economia e il lavoro realizzato da Ires (l’Istituto di ricerche economiche e sociali della Cgil dell’Emilia Romagna) non promettono niente bene. Anzi a volerla raccontare tutta aggiunge elementi negativi che potrebbero portare a cronicizzare tante criticità da tempo esistenti.

Il rapporto presentato nella sala Nelson Mandela della Camera del lavoro scava in questo contesto mettendo a nudo alcune note dolenti del sistema. Alla presentazione del documento hanno partecipato Gianluca Zilocchi, segretario della Camera del lavoro di Piacenza, Gianluca De Angelis, autore della Ricerca Ires e Giuliano Guietti presidente dello stesso Istituto entrando nello specifico dei “mali economici” lasciati sul tappeto in questi due anni di pandemia non fa altro che ridefinire con maggiore plasticità le azioni necessarie per cambiare rotta.

Dalla presentazione dei dati è scaturito un dibattito che ha cercato di mettere in evidenza i punti di debolezza e tracciare anche le indicazioni per innescare una nuova dimensione basata su formazione, attrazione di nuove imprese manifatturiere e collaborazione con le università piacentine. Un’idea possibile?

Accrescere la connotazione di Piacenza come città universitaria sulla scorta della nuova Facoltà di medicina in inglese perché non andare oltre candidando Piacenza come luogo per ospitare la ricerca strategica contro l’inquinamento? L’idea lanciata in chiusura dell’incontro dal segretario della Camera del lavoro Gianluca Zilocchi potrà aprire discussioni e anche prospettive. Intanto però c’è l’attualità dell’oggi con cui fare i conti.

Questo rapporto – ha segnalato Gianluca Zilocchi in apertura dell’incontro – descrive un momento particolare che ha visto la provincia di Piacenza pesantemente provata dal Covid. Se questo è un dato di fatto dai dati contenuti nell’Osservatorio si confermano alcune debolezze storiche. Va sottolineato però – ha proseguito il segretario della Camera del lavoro – che in assenza di alcuni strumenti per la tenuta sociale oggi saremmo qui a parlare di una situazione occupazionale ben peggiore. Senza gli ammortizzatori infatti oggi saremmo qui a parlare di una perdita di almeno 13mila  posti di lavoro.

Ma è sulla prospettiva che si concentra l’attenzione e la preoccupazione del sindacato. A cominciare dal dato del calo demografico: una demografia mai così in basso – 2090 abitanti nel 2020 che porta la popolazione a 285.701 e a questo si aggiunge il dato dell’invecchiamento: “un quarto della popolazione è over 65 – ha ricordato Zilocchi – un elemento che ci interroga tutti sugli strumenti adeguati dal punto di vista sanitario e del welfare”.

Altro punto critico la capacità produttiva che, anche se ha recuperato, si attesta all’81% delle performances del 2007, “ma la realtà regionale è dieci punti avanti” – ha rimarcato. Una preoccupazione forte poi è sul calo del settore dei servizi che si sta riducendo in modo forte.

Negativo, fortemente negativo il dato che riguarda l’occupazione femminile che in questo anno è scesa di quattro punti percentuali. L’occupazione femminile a Piacenza è pari al 59,4% mentre in regione si attesta sul 67,4%. Meno lavoratrici e poco pagate. Infatti il divario salariale oscilla tra il 25-30% in meno. Un dato che si spiega anche con la crescita dei contratti part-time. Zilocchi ha poi messo l’accento su un’altra questione centrale la qualità dell’occupazione. Infatti – ha messo in evidenza – l’83% dei contratti è di questo tipo (pochissimi sono i contratti a tempo indeterminato).

Quali sono dunque i problemi economici più marcati che Piacenza deve riolvere? Di questo ha parlato il presidente di Ires Giuliano Guietti.

L’equilibrio economico di un territorio dipende dalla rappresentanza di vari settori produttivi. Che è accaduto a Piacenza? In questi anni si è ingigantito enormemente un solo settore, la logistica. Ha fatto un parallelo con Rimini dall’altro capo della via Emilia dove la monocultura economica è rappresentata là dal turismo. Quindi a Piacenza con la logistica come a Rimini per il turismo l’equilibrio economico si è smarrito. E’ la riflessione portata da Guietti.

Piacenza e la sua economia mostra quindi caratteristiche particolari – ha rilevato – derivanti sia dalla presenza della logistica ma anche dalla sua posizione geografica e di area di confine. E questo determina effetti sui dati occupazionali in particolare. Infatti tanti lavoratori piacentini lavorano fuori provincia ma anche che tanti lavoratori arrivino da fuori per lavorare a Piacenza.

Prendendo a riferimento i dati Inps (registra i lavoratori che lavorano sul territorio anche non residenti) per gli occupati sul territorio piacentino si registra una ripresa occupazionale molto consistente. Si è superato il numero degli occupati del 2019 mentre in Emilia Romagna sono stati persi. Circa 2000 gli occupati in più e tutti nel settore della logistica e del supporto per i trasporti direttamente collegato.

Ma se c’è lavoro logistico non parallelamente cresce la ricchezza. Ha specificato Guietti. “La logistica non fa valore aggiunto – ha detto – il valore si determina con il reddito e gli stipendi, in questo settore sono molto bassi. La svolta necessaria per Guietti è puntare al settore industriale. Ha poi evidenziato anche un altro elemento di debolezza che inibisce la crescita del valore aggiunto ed è la demografia letta in chiave economica: quando diminuiscono gli abitanti – ha sottolineato – si perde anche popolazione attiva e di conseguenza cala anche il valore aggiunto.

A parte il 2020 anno della pandemia sulla demografia sono diversi anni che Piacenza presenta saldi negativi. Resta un saldo migratorio positivo ma che si va riducendo. Infatti ormai si può parlare di migrazione italiana più che di persone che vengono dall’estero.

Sono tanti i giovani che arrivano dal Sud per stabilirsi nella nostra regione attratti dalla presenza delle università. E poi una certezza – ha messo in chiaro il presidente di Ires – il calo della popolazione autoctona nelle nostre realtà è un fatto irreversibile. Qualsiasi misura a favore della famiglia, per sostegno alle donne non potrà interrompere questo processo. Alla fine non ci sono soluzioni a questo tema. Che fare dunque? Una possibilità c’è: diventare attrattivi per chi ora vive in altre regioni o altre province.

Economia – Le criticità del sistema piacentino qualche dato per capire

Ecco la fotografia della realtà economica piacentina illustrata dal ricercatore di Ires Gianluca De Angelis. L’osservatorio presentato punta i riflettori sul 2020, l’anno horribilis per il sistema economico come mai si è visto negli ultimi anni.

Focus 1: la demografia – Nel 2020 si sono persi 2090 abitanti portando la provincia a quota 285.701. Provincia pesantemente segnata dalla pandemia:1.214 decessi certificati Covid, Piacenza è la seconda provincia italiana per tasso di decessi ogni 100.000 abitanti (326,5), seconda solo a Lodi (344,9) e lontana dai valori delle altre province della regione. Se questo è il quadro di riferimento generale scendendo nel dettaglio dei particolari dei dati emergono altri aspetti significativi.

Focus 2: l’invecchiamento – Dapprima l’invecchiamento della popolazione, trend che inizia a riguardare anche gli immigrati. “Le variazioni negative si rilevano in tutte le fasce di età – ha sottolineato il ricercato di Ires Gianluca De Angelis – soprattutto quelle dei più anziani e giovanili. La tendenza all’invecchiamento colpisce anche la popolazione straniera. La riduzione degli arrivi con un +0,2% rispetto al 2019 è anche al di sotto della già timida variazione regionale (+0,4%), dall’altro la scarsità delle nascite, sono elementi che accentuano la dinamica di invecchiamento”.

Focus 3: questione femminile – Da considerare la questione femminile che accentua la debolezza storica nel sistema piacentino. “La dinamica dell’occupazione – ha messo in evidenza De Angelis – è fortemente differenziata tra la componente maschile e femminile. Nel 2020 variano positivamente gli occupati (+1%) e negativamente le occupate (-4,4%). Il tasso di occupazione maschile è il più alto dal 2004 ad oggi (77,9%); quello femminile, invece, è del 59,5%.

Focus 4: discriminazione – Le differenze tra i due sessi incidono sui livelli retributivi incrementando le asimmetrie e le fragilità osservate sul piano territoriale. Mentre i dipendenti di sesso maschile nel 2020 a Piacenza hanno una retribuzione media pari al 108,8% di quella media regionale complessiva, le lavoratrici percepiscono una retribuzione media pari al 73,7%”.

Dai numeri uno scenario preoccupante sia per la bassa presenza nel mondo del lavoro sia per i livelli retribuiti di molto inferiori rispetto ai maschi e nella parte più bassa della classifica regionale. per le loro retribuzioni, due dati che collocano Piacenza al di sotto dei livelli regionali.

Focus 5: effetto pandemia sulle donne – Sulle donne poi la pandemia ha pesato ancora di più. Vuoi perché più occupate nei servizi (penalizzati dai lock down), vuoi perché impiegate in aziende e in settori non coperte da ammortizzatori sociali, vuoi perché l’impegno verso la cura di anziani e bambini (obbligati a frequentare la scuola in Dad) le ha ricacciate a casa. Donne che vanno ad accrescere il numero degli inoccupati che non cercano occupazione e che di fatto escluse (autoescluse?) dal mondo del lavoro.

Focus 6: il mercato del lavoro – Il mercato del lavoro offre un panorama composito e con poche luci. La diminuzione degli occupati, che nel 2020 sono 127mila e dei disoccupati (7 mila) portano infatti a un incremento dell’inattività, mitigato solo dalla contrazione demografica. Si evidenzia il calo dei tassi di occupazione e disoccupazione, che nel 2020 sono pari al 68,8% il primo e al 5,7% il secondo, e la crescita di quello di inattività che arriva al 27%.

Focus 7: il consumo di suolo – Un quadro tutt’altro che rassicurante come l’analisi sulla questione ambientale dominata dal consumo di suolo che ci addebita una “dote passiva” pro capite di 1,6 metri quadrati di terreno andato perduto. Infatti rispetto al 2019 nel 2020 il consumo di suolo è aumentato di 45,8 ettari che corrispondono a una crescita dello 0,23% leggermente superiore a quella regionale che si attesta sullo 0,21%.

Focus 8 : la qualità dell’aria – E qui vengono in auto i dati registrati da Arpa on cui si segnala che il numero dei superamenti giornalieri per il PM10 non ha rispettato il limite di 35 giorni l’anno nella stazione regionale da traffico di Giordani Farnese, in quella di fondo di Parco Montecucco e nelle due stazioni locali di Ceno e Gerbido.

Da segnalare inoltre che l’accumulo di agenti inquinanti è stato favorito – ha segnalato l’autore della ricerca Gianluca De Angelis – dall’innalzamento della temperatura (+0,5 gradi sul periodo 1991-2015 e +1,5 °C sul clima 1961- 1990) oltre che dalla riduzione delle precipitazioni (598,4 mm) che nel 2020 si portano a livelli inferiori di quelli rilevati dei due anni precedenti.

in Home Photo by Crystal Kwok on Unsplash

Antonella Lenti (info@antonellalenti.it)

economia

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