LENTI A CONTATTO

Didattica a distanza ’20-’21: scuola classista se resta lontana dalla “classe”

Google+ Pinterest LinkedIn Tumblr

Didattica a distanza ovvero scuola classista se resta lontana dalla “classe” – Non è il ritorno della pantera studentesca formato nuovo millennio. Non è uno sciopero per il clima. Non è una protesta contro l’ennesima riforma della scuola che ribalta quella del ministro precedente. Neppure è alle viste una nuova versione dell’esame di maturità contro cui organizzarsi…

DIDATTICA

No, i ragazzi in piazza vogliono tornare a scuola. Apparentemente inusuale il motivo di tale aggregazione. Andando un po’ a fondo c’è qualcosa di vero e profondo in quella richiesta “lasciateci andare a scuola”.  Per loro la didattica a distanza è un surrogato che non può coprire il valore di un anno scolastico trascorso sui banchi di scuola.

DIDATTICA A DISTANZA – I PROBLEMI

Come dar loro torto? Nonostante tanta domanda dal basso la risposta fatica ad arrivare. E la scuola non torna alla normalità. A macchia di leopardo si riaprono le aule che camminano a scartamento ridotto con una presenza alternata degli studenti.

Scuola aperta o scuola chiusa.

C’è il partito di quelli che sostengono che non importa il luogo fisico in cui si dà e si riceve istruzione e quelli che invece sono strenui sostenitori della necessità della presenza di insegnanti e studenti per far scattare quella scintilla della conoscenza del rapporto con gli altri e della crescita insieme agli altri.

LEGGI MOSTRA MARIO LODI

DIDATTICA
Il maestro Mario Lodi (dalla mostra dedicata alla sua esperienza esposta alla biblioteca di Piacenza nell’autunno del 2019 in tempi pre pandemia)

DIDATTICA A DISTANZA – RAPPORTO VIVO

Un rapporto vivo insomma tra generazioni che a distanza va a farsi benedire. Un confronto arricchisce anche quando è condito, perché no, di aspra dialettica tra ragazzi e insegnanti.

Scuola infatti è prima di tutto dialettica, scuola è prima di tutto formazione all’altro. E quindi ai diversi. Una diversità che giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese e anno scolastico dopo anno scolastico svanisce appiattita dietro uno schermo. Perde quindi il pepe necessario a formare e a rapportarsi con la diversità. E non è poco.

Anche se i programmi previsti saranno portati avanti regolarmente quale sarà lo spessore di questo “vissuto scolastico” che resterà negli studenti protagonisti di questa stagione tragica della loro giovinezza?

DIDATTICA A DISTANZA – MINACCIA PANDEMIA

E’ chiaro che sullo sfondo della discussione avanza minacciosa la pandemia che miete vittime e contagiati, vuoti sociali che si allargano e si ingigantiscono la cui dimensione solo alla fine conosceremo da vicino. Non dimentichiamo però che tra questi vuoti sociali ci sono anche le scuole. Le scuole chiuse.

Si arriva da 12 mesi disastrati in cui gli alunni,  gli studenti, hanno finito l’anno scolastico davanti al computer (per chi ce l’aveva) e hanno iniziato il nuovo anno sperando di entrare in classe ma per tanti è rimasta speranza vana. Vuoi per le decisioni nazionali vuoi per quelle regionali neppure la befana ha portato bene.

Se la vogliamo mettere in politica bene allora non si può negare che la Dad abbia messo in evidenza anche una certa connotazione classista a cominciare dal digital devide che già nella prima fase  della pandemia si è mostrato in tutta la sua prepotenza.

DIDATTICA A DISTANZA – INTERNET, STORIA DI UNA MAMMA

Fatto che avrebbe dovuto farci vergognare profondamente non solo perché alcuni ragazzi in alcune famiglie non aveva a disposizione il computer per seguire le lezioni a distanza ma anche per il fatto che in tante zone del paese (anche nel Piacentino) le connessioni internet sono rimaste un’intenzione scritta in pagine e pagine di programmi elettorali (da almeno 20 anni) senza che mai nessuno vi abbia dato seguito.

Conosco una mamma che, in una località del nostro appennino, ha dovuto assistere i suoi bambini per le lezioni a distanza di una scuola elementare con il solo smartphone, non possedendo un computer che sarebbe comunque stato inutile vista la mancanza di connessione totale. Infatti per riuscire a connettersi a internet  con il telefono ha trasformato la sua auto in aula Dad. Ogni giorno da marzo a giugno l’appuntamento con la scuola era sul piazzale del cimitero del paese per inseguire un segnale che in casa non si mostrava. Questo è il ricco ed evoluto Nord. Qualcuno si è accorto di tutto questo?

Sull’argomento ora si tace. Oggetto, prima di questa terribile pezzo di storia umana, di tanti interventi e denunce (a far denunce siamo sempre molto bravi) viene da chiedersi quanto di quella situazione sia stata riparata. Dubito che alla distribuzione di tablet sia seguita anche la realizzazione di un’infrastruttura che permetta di usarlo soprattutto nelle zone più difficili morfologicamente. Si fa presto a dire Dad è il futuro.

DIDATTICA A DISTANZA – IL NODO DISUGUAGLIANZE DIGITALI

Quale futuro se le disuguaglianze non si colmano nelle infrastrutture che domineranno il futuro? L’altra elemento classista della Didattica a distanza riguarda le donne e il loro ruolo domestico che con la Dad è tornato ad essere centrale. Era prevedibile.

Come lasciare a casa soli ragazzi adolescenti affidandosi al loro senso di responsabilità di studiare a distanza? Qui dunque una nuova differenza tra chi svolge un lavoro a tavolino e chi invece il lavoro lo fa lontano da casa perché è manuale o legato ai servizi di qualsiasi tipo (alimentari, sanitari, di pulizia ecc).

Di questi giorni una notizia che costringe a renderci conto di una realtà che non pensavamo esistesse. Donne che lasciano il lavoro perché la pandemia ha sconvolto l’organizzazione familiare e ancora ragazzi che, travolti dalla difficoltà della scuola a distanza, hanno deciso di lasciare la scuola. Piove sul bagnato visto che l’abbandono scolastico è tra le piaghe ancora oggi soprattutto in certe zone dell’Italia.

DIDATTICA A DISTANZA – GLI EFFETTI SULLE DONNE

Ma c’è chi è in dissenso ritenendo che quella sulle scuole sia una lamentazione fine a se stessa. A sostenere questo pensiero si porta l’esempio di quanto nel periodo della guerra tanti studenti hanno dovuto sacrificare la loro istruzione poi brillantemente recuperata tanto da far diventare tanti di loro classe dirigente.

Certo che quello che stiamo vivendo in questo momento non è un unicum della storia umana, tragedie, guerre, pandemie hanno segnato tanti secoli passati.

Tuttavia il confronto stride alla radice.

Infatti qui non si tratta di sottrarre strumenti a una futura classe dirigente del paese (come effettivamente avvenne durante il periodo della guerra quando certo l’istruzione non era un fatto di massa e vi accedevano solo poche classi privilegiate).

Qui non si sta parlando di classe dirigente ma semplicemente di un diritto allo studio che vuole essere diffuso e capillare per tutti e che, per mancanza di mezzi, può venire meno senza un luogo “democratico” (perché accessibile a tutti) come è la scuola fisica.

Non è un problema che si possa liquidare addossandolo alle solite Cassandre che vedono sempre le parti peggiori delle storie,  la “sospensione” della normalità nella scuola è un problema reale che trascina con se conseguenze molto reali. Soprattutto nella confusione, nella frammentazione sociale che tutti viviamo e in primis i ragazzi.

scuola
info@antonellalenti.it

Lascia un commento