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LETTURE – L’abbraccio selvatico delle Alpi

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LETTURE – PENSIERI PER VIAGGIARE IN TEMPI DIFFICILI (28) – Franco Michieli, L’abbraccio selvatico delle Alpi – Ponte alle Grazie – Il 23 luglio del 1981 Franco Michieli, 19 anni, milanese, ha appena sostenuto la prova orale dell’esame di maturità e si trova sulla spiaggia di Ventimiglia. Ma non indossa il costume da bagno, calza scarponi da montagna e sulle spalle ha uno zaino molto pesante.

Ventimiglia è il punto di partenza di un viaggio a piedi lungo la catena delle Alpi; la meta è Trieste e il percorso congiunge quindi i due mari, il Ligure e l’Adriatico. Queste sono le considerazioni finali di Franco Michieli, una volta arrivato a Duino, 81 giorni dopo, davanti alle onde dell’Adriatico.

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“Presto mi accorsi che l’avventura si era realizzata secondo un andamento così circolare che è come se stesse tutta raccolta dentro una sfera immaginaria eppure fatta di esperienza. Tornando a casa, e negli anni seguenti, come ancora oggi, vivo tenendo con me quella piccola sfera che contiene molti fondamenti a cui so di poter fare riferimento per discernere tra vero e falso. Gli eventi sono veri.

In seguito ho raccolto nelle mie avventure un gran numero di altri simili globi, ma direi non perfettamente chiusi: rimandano sempre a qualcosa d’altro ancora  da compiere. L’esperienza delle Alpi invece, prima, lunga e sincera traversata, è un piccolo universo che infine contiene tutto ciò che può essere a lei riferito.

La circolarità del viaggio, dove la conclusione è la partenza, mi mostrava però che al compimento del periplo io non mi sovrapponevo a ciò che ero all’inizio. La diversità che percepivo con precisione, in parte inaspettata, era che mi ritrovavo più piccolo di quando ero partito. L’aver vissuto tra eventi e forze molto più grandi di me, che avevano influenzato ma forse anche risolto tante situazioni incerte, non mi inorgogliva; intuivo che la più grande bellezza del viaggio era dipesa dal trovarmi in relazione con un divenire misterioso, che mi aveva accolto in un abbraccio invisibile e selvatico quasi conducendomi attraverso le montagne.

Potevo attribuire a me stesso e ai miei amici solo una parte del merito per quel vissuto; e mi pareva una parte piccola. Per il valore di questo cambio di prospettiva da allora penso che  chiunque meriterebbe di sperimentare nella vita almeno un viaggio a piedi di qualche mese. Non importa di quale difficoltà; contano l’immersione, la durata, l’aria aperta, l’andare vagabondo.

Tutti possono farcela, trovando la propria modalità; il tempo per prepararsi e allenarsi è ben speso. Per me significò iniziare a limare la mia intransigenza; a capire che in tante situazioni le vie che passano per la fiducia, senza perdere la propria coerenza, sono molto più efficaci di quelle fondate su opposizioni troppo brusche. Fu un frutto a lenta maturazione tra i più preziosi della traversata”.

Franco Michieli, L’abbraccio selvatico delle Alpi – Ponte alle Grazie

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