LENTI A CONTATTO

A come Ambiente… Bonaccini dica da dove inizia la sua agenda

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LENTI A CONTATTO – Ora che s’è detto com’è andata è necessario parlare delle agende che attendono Stefano Bonaccini che sui territori è stato chiamato eloquentemente “sindaco della regione”. Anche per Bonaccini, come per ogni sindaco, il primo compito sarà restare connesso con i cittadini.

Tanto più è tenuto a farlo visto che i cittadini hanno risposto numerosi (ben più di 5 anni fa) al richiamo per il voto.

Tanto più che in tanti hanno deciso di tornare al voto dopo che per diverse tornate elettorali si erano astenuti.

Tanto più ora che Bonaccini, a differenza di 5 anni fa, ha avuto il sostegno del 51 per cento di quel 68 per cento dei votanti.

L’elettorato che lo ha scelto gli conferisce un peso ben diverso.

Un peso ben diverso che lo fa certamente esultare ma che, nel lungo periodo, lo impegna moltissimo. Lo impegna per l’agenda che  troverà sul suo tavolo di presidente o meglio di “sindaco dell’Emilia Romagna” non appena, sciolti gli echi dei festeggiamenti, suoneranno i timpani che dettano i tempo della realtà.

Un’agenda nella quale al primo posto, insieme all’attenzione e all’ascolto dei cittadini e al rapporto con i territori (come ha già dimostrato di saper fare nei 5 anni appena trascorsi che hanno giocato una parte non irrilevante nella sua riconferma), ci sarà del nuovo da affrontare. E che nuovo.

Ingombrante, impegnativo e anche rischioso e performante per la cifra politica che esprimerà il nuovo governo dell’Emilia Romagna che si va formando e che potrebbe essere più caratterizzata a sinistra. E qui si apre un’altra palestra interessante da osservare da cui si potranno capire le trasformazioni che anche lo stesso Pd (in procinto di cambiare nel profondo secondo i propositi annunciati) sarà in grado di fare uscendo dalla sclerotizzazione di palazzo di cui è affetto da diversi anni. Praticamente una partita nella partita.

Sono però gli argomenti che più stringono al collo e con i quali non si scherza che la nuova amministrazione Bonaccini dovrà fare i conti. Al primo posto di quell’agenda, infatti, dovrebbe essere l’ambiente non la semplice attenzione ma una vera e propria sfida ai copiosi e sempre all’opera negazionisti del problema che albergano non solo nelle grandi potenze d’oltreoceano.

Restano più che mai numerosi, radicati e ben rappresentati anche nel nostro piccolo mondo locale e ancora oggi, nonostante le infinite prove visibili del cambiamento climatico relegano in un angolo residuale il problema ridicolizzandolo come fosse una residuale aspirazione verso un immaginario bucolico prerogativa di un manipolo di idealisti senza arte né parte.

Di fronte allo scioglimento dei ghiacci, all’antropizzazione che sta determinando via via l’entropia che inaridisce la terra occorre avere ben più di un’intenzione. Ed è necessario che le azioni siano molte, anche minute, ma replicate e moltiplicate in ogni angolo. Anche vicino a casa. Non è più tempo di collocare queste considerazioni nella sfera del domani di un futuro che si crede lontano. Quel futuro è oggi e quello che si deve fare qui e ora avrebbe dovuto essere già fatto da tempo. Non ci sono più tempi supplementari anche per la politica.

In un’agenda di questo tipo entrano anche scelte “impopolari” che non rispondono all’immediato interesse quotidiano perché possono sconvolgere le abitudini dei cittadini. Ma l’agenda nuova di questo millennio impone coraggio e visione capace di declinare quello che è l’interesse generale (e se non è interesse generale la terra e l’aria che respiriamo) con i livelli di benessere che devono essere mantenuti ma riposizionati.

Ambiente in un’agenda amministrativa che intenda davvero affrontare il problema significa sterzata netta nelle logiche di sviluppo. Significa studiare con convinzione strategie per tradurre in pratica quel gran parlare di green new deal di cui ci si fregia ripetutamente nelle occasioni pubbliche.

Ambiente richiama anche il tema della qualità del vivere dei territori da quelli montani che si sgretolano per mancanza di popolazione alle periferie strette da innumerevoli cattedrali del consumo…

Ambiente significa esame di coscienza sulle scelte fatte e anche, perché no, sulla necessità di rivederle in chiave verde.

Ambiente significa prima di tutto rispetto del territorio che se non significa ingessarlo e metterlo sotto vetro, non può essere considerato terreno di conquista di quel fittizio animo ambientalista che ha contraddistinto i decenni scorsi ed ha fatto sì che al posto dei campi coltivati si siano disseminati ettari e ettari di pannelli fotovoltaici…

Ambiente significa recupero dell’esistente trasformato ad impatto zero. E il tema non dovrebbe essere la quantità ma la qualità. E’ sulla qualità infatti che può prendere vita anche una nuova dimensione del vivere.

Ambiente investe il tema della formazione di tutti noi perché si cambia anche grazie a un progetto di crescita culturale; ambiente richiama anche la riconversione produttiva per lavorare ambientalmente per intersecare e innescare nuova produzione intercettando le crisi, le difficoltà di quelle che soffrono l’incedere zoppincante di una crescita legata al modello dell’industria mainstream.

E tutto questo potrebbe aprire orizzonti produttivi inesplorati. Certo non sarà facile.

Del resto – e credo che faccia parte dell’esperienza di tutti – le cose umane più belle sono quelle più difficili.

FOTO DI COPERTINA bill-oxford–fGqsewtsJY-unsplash.jpg

info@antonellalenti.it

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