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Donne come oggetti di proprietà. Per gli uomini è l’ora di una svolta

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I DIRITTI NEGATI: QUADRANTE SULLA REALTA’ – Possesso. Proprietà. Rapporti di forza. Tra forti e deboli, tra ricchi e poveri, tra uomini e donne. Rapporti che troppo spesso aprono il sipario su tragedie umane su cui ancora non si ragiona abbastanza, non si approfondisce non ci si pongono interrogativi. Delle proprietà si è avidi, le si rincorrono, per farle proprie e spesso le proprietà si dissolvono, vengono azzerate. Muoiono per sopraffazione. Così capita alle donne, ancora trattate come proprietà su cui esercitare un potere.

Alzi la mano la donna che nella sua vita non ha provato quella sensazione di insofferenza, di ribrezzo verso quel mostrare “forza” attraverso un’espressione di possesso e di proprietà? Tutto questo avviene quotidianamente. Alle donne sono riservate – anche a loro insaputa – piccole e grandi violenze come essere chiamate con il nome “in volgare” del proprio organo sessuale. Anche questo fa parte del gioco di potere, di possesso che si esercita da tempo immemorabile.

Poi si incontra la tragedia. Poi si incontra il sangue. Il padrone manda in frantumi quella che ha creduto “sua proprietà”. Si fa largo la distruzione.

Si aprono le danze alle discussioni che spesso aggiungono pesantezza alla tragedia stessa. Discussioni che aprono la porta a innumerevoli dubbi sul perché si sia compiuto lo scempio di un corpo di donna, discussioni che insinuano dubbi. Arrivano tanti “però” volti ad alleggerire quanto è accaduto. Attenzione, in questo modo un’altra violenza si compie senza che ce ne accorgiamo. Intanto le donne muoiono. E muoiono. E muoiono lontano da noi e ora anche vicino a noi. Interrogarsi sarebbe logico e la domanda dovrebbe essere questa: quali fatti e intrecci tanto gravi possono portare qualcuno a decretare la morte di un altro essere? Ebbene non ci sono ragioni che possono rendere accettabili tale scelte. Neppure la guerra dà legittimità a questo atto. Non esistono ragioni a mio modo di vedere sul un piano collettivo e non esistono sul piano privato e individuale. Interrogarsi sarebbe una sana pratica di igiene dei comportamenti per tutti noi. Anche per gli uomini.

Poi arriva il tempo dell’archiviazione. Si archivia tutto, tranquillamente convinti che aver partecipato, essere stati in prima fila a esprimere raccapriccio e dolore sia stato sufficiente, tanto più che è stato fatto sui social, la grande casa che accomuna un sentire molto spesso di facciata e di finzione fatto di sorrisi, cuoricini dal rosso al viola al verde per significare chissàchecosa. Casa social dove tutto si trasforma come avvolto in un velo di mielosa empatia formale. Non assolversi troppo facilmente quando s’incontra un male così grande che porta alla morte di una giovane donna può aiutare a non farsi fagocitare nell’instant story che, finite le reazioni del momento, si traduce in una fredda casistica numerica. Dimenticata fino al prossimo episodio che di nuovo riapre il copione già visto. Diverse solo le sfumature o le responsabilità giudiziarie. Il cuore del problema resta lo stesso: donne che muoiono. Ma per noi vale il principio cosa fatta capo ha. Credo che così non funzioni. Occorre fermarsi e capire, giova a tutti singolarmente e collettivamente abituati come siamo a non guardarci dentro a non fare le pulci a noi stessi, a non interrogarci mai.

Capire e trarre insegnamento è l’antidoto a tante deviazioni che sono pane quotidiano. “Stai zitta tu…”. “Ma sarà proprio brava? Vediamo cosa sa fare”. “Non so, fa le cose bene, ma ha un brutto carattere… la proviamo e poi decidiamo se assumerla”. E poi quell’espressione grottesca e offensiva che sa di accettazione: “E’ una con le palle”… E’ sempre una lei quella di cui si parla in questi termini. Da sempre. Sei decenni che sento parlare delle donne così. E quando chi verrà dopo di noi potrà raccontare alle future generazioni: “C’era una volta un tempo in cui gli essere umani erano selezionati, considerati e pagati in base al sesso, al colore della pelle, alla prestanza fisica, alla bellezza, al buon gusto nel vestire…”

“Nonna, davvero era così? Ma che mondo era?”

“Era la Terra nipote cara, prima che prevalesse l’intelligenza sulla forza”.

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