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2023: Amalia Ercoli Finzi, scienziata delle stelle che incanta per la sua naturalezza

Ospite della Fondazione di Piacenza e Vigevano da lei un messaggio alle giovani generazioni: “Potete fare quello che volete, non accontentatevi”

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Amalia Ercoli Finzi, scienziata delle stelle che incanta per la sua naturalezza

Ironica, vitale, frizzante, entusiasta Amalia Ercoli Finzi, ha incantato tutti parlando di stelle e comete. Lo ha fatto tenendo ben saldi i piedi per terra perché, guardando il cielo, frugando nei segreti delle stelle, dei pianeti e delle comete si impara il senso del nostro essere. Dalla confidenza col cosmo tanti insegnamenti, tante riflessioni raccontati con una semplicità affascinante.

L’universo, non illimitato ma molto grande, fa capire la finitudine, i limiti e insegna l’umiltà, ci ha ricordato Amalia Ercoli Finzi. Che dire, di questi tempi, è merce preziosa!

Come e perché si arriva a questa considerazione? La terra è un granellino del cosmo. Il sistema solare, la via lattea sono niente perché la nostra è una galassia piccola nei confronti dell’universo”.

Così ha detto rispondendo alle domande del direttore di Libertà Pietro Visconti, ospite della Fondazione di Piacenza e Vigevano per la presentazione del programma 2024-2026 illustrato dal presidente Roberto Reggi. “Un documento – ha spiegato Reggi – che l’ente di via Sant’Eufemia ha messo a punto pensando soprattutto ai giovani come destinatari privilegiati della propria azione”.

Una vita, quella di Amalia Ercoli Finzi, fortemente voluta fin da piccola nonostante in casa, schiacciata dalla famiglia patriarcale “Io venivo dopo il gatto… Prima veniva mio padre poi mia madre, quindi i miei fratelli, ma anche il cane” ha confidato in pubblico.

Alle sue spalle, una collezione infinita di “soffitti di cristallo” infranti per affermarsi come scienziata donna in un mondo di maschi. “Si  realizza quello che si vuole combattendo e sapevo quello che volevo, sapevo di essere brava, ne ero cosciente”.

È chiara quando sollecita i giovani e le giovani che collaborano al progetto della Fondazione di Youth Banker “afferrare la determinazione, la consapevolezza che è voglia di conoscere”. A loro raccomanda “potete fare quello che volete, non accontentatevi”.

Il messaggio affonda le radici nella sua esperienza di vita, quando la volevano insegnante di matematica e lei invece sostenne la sua passione: studiare il cielo, le stelle, i pianeti. Il problema che riguarda la realizzazione delle donne – ha ricordato – è un fatto culturale. Presuppone un percorso lungo. Ricordo che quando insistevo per fare l’ingegnere mi rispondevano “non è cosa da donne. Chiedevo perché e per risposta ottenevo un drastico ‘perché no’, cioè il nulla.

Il dialogo coi giovani, ma non solo, alla fine è arrivato ed è andato a segno. Intenso, penetrante, lanciato nel futuro attraverso i progetti in cantiere a cui Amelia Ercoli Finzi si appassiona mentre ne parla tanto che i suoi occhi, anche a distanza, brillano come stelle. Nel futuro c’è la ripresa della conoscenza della luna, diventata elemento strategico, da considerarsi piattaforma per la prova generale che vede all’orizzonte la scoperta di Marte.

Temi che la professoressa Ercoli Finzi ha affrontato con una naturalezza e semplicità come fosse acqua che sgorga da una sorgente.

Talento, curiosità voglia di sapere e conoscere, determinazione, avere chiaro quello che voleva, sono ingredienti l’hanno portata a laurearsi, prima donna in Italia, in ingegneria aeronautica (ingegneria spaziale non esisteva) a diventare consulente NASA; ESA, e ASI e a distinguersi nella missione Rosetta che ha portato una trivella da lei progettata su una cometa a 500 milioni di chilometri dalla Terra, considerato un traguardo tecnico- scientifico fondamentale per l’Unione Europea. 

Scienza, tecnica ma anche umanesimo e filosofia nelle parole di Amalia Ercoli Finzi che, in quella sala gremita di XNL ci ha messo di fronte a interrogativi che ciascun vivente sulla terra si pone prima o poi. In primis la domanda “siamo soli nell’universo oppure no”, e poi il timore che altre presenze facciano vacillare la convinzione che la nostra sia l’unica vita intelligente.

Spiegata con parole semplici e lineari la scienziata, o meglio la “Signora delle comete”, ci ha ricordato come sia diffusa la convinzione che al di là di ogni buco nero ci siano altri universi. Non siamo gli unici e questo – ha detto – dovrebbe farci capire due cose. Da un lato che valiamo poco, pertanto non dovremmo fare le guerre, ma impiegare il tempo a sviluppare positivamente l’essere umano. Dall’altro il fatto che proprio per questa condizione ciascun essere umano è speciale.

AMALIA ERCOLI FINZI – Studiare lo spazio non è vivere nelle nuvole

No, non è vivere sulle nuvole. Ha ricadute ben precise sul nostro vivere sulla terra. Parola di prof. Ercoli Finzi.

È questo che fa capire nel rispondere alla domanda del direttore Visconti. “l’attività spaziale rende possibile una vita migliore sulla terra perché quello che si osserva e si studia da una stazione spaziale serve per migliorare la nostra vita. E poi non si fa mancare una battuta a proposito dei satelliti meteorologici che – ha sottolineato – “ancora non ci beccano tanto”.  Ma il fattore che ha messo in rilievo la professoressa è il gesto, la decisione che traduce un desiderio di tutti gli umani, quello di conoscere, l’attrazione  a conoscere tutto quello che ci circonda, spazio compreso.

La professoressa Ercoli Finzi è stata a capo della missione Rosetta che ha visto l’Europa protagonista dove paesi dalle tradizioni più diverse, con preparazioni altrettanto diverse, hanno lavorato insieme raggiungendo l’obiettivo. “Non abbiamo cercato capri espiatori – ha detto – e la riuscita di quella missione è la prova che l’Europa esiste”. Anche questo un messaggio preciso, pungente, che va a segno in un momento in cui, sulla coesione intorno al progetto europeo, si addensano non poche nubi.

AMALIA ERCOLI FINZI – Capire da dove si è partiti

Ma la visione di una scienziata abituata a ragionare su un piano della conoscenza e della cultura si muove su binari liberi, lontani dalle convenienze di corto respiro su cui spesso s’infrangono i grandi obiettivi che si perdono nella giungla politica.

Per delineare l’oggi la professoressa ha tratteggiato gli inizi. Quegli inizi che hanno visto in primo piano le due maggiori potenze, Usa e Urss. Riecheggiati nella sala termini sepolti nella memoria come Sputnik il primo satellite lanciato in orbita nell’ottobre del 1957.

Una performance non priva di astuzie tattiche in quanto quando gli americani parlavano di aprire una nuova frontiera verso lo spazio i russi, a loro volta, si dissero intenzionati a farlo in futuro. In realtà non furono del tutto sinceri perché quel satellite lo avevano già pronto e di lì a poco fu lanciato lasciando gli americani con un palmo di naso. “Ricordo quando quella pallina con le antenne – ha detto la professoressa – lanciò il primo bip-bip che ho sentito alla radio. Eravamo i padroni dello spazio, ma i russi non hanno compreso a fondo la grandezza di quello che era accaduto.

E gli americani? Rosicavano. Tanto che, per lungo tempo, si disse che soffrivano della sindrome dello Sputnik.

Dopo il lancio in Russia (a quel tempo era Kruscev il capo del Cremlino) ebbero la pensata di provare a inviare in orbita un essere vivente che potesse restare qualche tempo e poi tornare sulla terra (è questo il punto sostanziale: andare e poter tornare). Dalla pensata a breve si arriva alla realizzazione con il lancio in orbita della cagnolina Laika diventata famosa per questa impresa. Quella però era ancora la fase dell’esplorazione – ha proseguito la professoressa Ercoli Finzi – la scoperta delle comete venne dopo.

AMALIA ERCOLI FINZI – Luna, fu una sfida tra americani e russi

Tra le tappe significative della scoperta dello spazio naturalmente c’è la luna, il corpo celeste più familiare su cui ora si sono riavviati i progetti. “Nel 1969 gli americani portarono due uomini sulla luna. In quel momento era una necessità perché fino al quel momento erano sempre stati secondi rispetto ai russi. Fu Kennedy che diede la spinta maggiore decidendo di non stare a inseguire i russi, ma di avviare una nuova impresa. E fu la luna”. Poi tutto si interruppe. Perché? “Il programma – ha spiegato la prof. – costava molto e poi c’era anche un’altra ragione. Gli americani, dopo aver dimostrato di essere più bravi dei russi, consideravano vinta la partita. Questo in quel momento bastava”.

AMALIA ERCOLI FINZI – Puntando a Marte passando dalla Luna

Perché il ritorno alla luna? La si può considerare una tappa intermedia, una palestra per imparare a progettare quello che servirà per sopravvivere su Marte. Sì, è Marte la nuova vera sfida. Attenzione però, per arrivare su Marte impegnando circa 180 giorni è necessario che Terra, Sole e Marte siano allineati.

Una situazione che si verifica ogni due anni. Quindi chi andrà su Marte dalla Terra dovrà poter sopravvivere per più di un anno prima di poter tornare. Come mettere nelle condizioni un essere umano di sopravvivere, è questo che si sta studiando ora con il progetto Luna dove si ipotizza la realizzazione di un orto, con l’obiettivo di coltivare il proprio cibo su Marte evitando di portare con sé il peso delle scatolette, ma è necessario anche produrre ossigeno, trovare l’acqua, imparare a vivere così lontano per tanto tempo e poi sarà necessaria la costruzione di una “casa” per chi vivrà sul pianeta per tanto tempo.

Da qui il progetto di trasportare i materiali attraverso un sistema che permetterà di avere un “ammartaggio” preciso, con una margine di errore piccolissimo. Un robot, il Rover, tra quattro anni andrà su Marte proprio con questa funzione. Ne sono stati realizzati due. Uno salirà sul pianeta e l’altro resterà a terra. Quest’ultimo è stato chiamato Amalia, per onorare la professoressa Ercoli Finzi.

Al di là delle conquiste tecnologiche e scientifiche ad accendere di speranza il suo parlare è stato anche altro: l’occasione di cercare la vita su Marte che rientra nella sfera della ricerca di conoscenza insopprimibile in ciascuno.

Ci sarà vita su Marte? Difficile dirlo. Ma alcuni elementi di conoscenza del pianeta ci dicono che anche Marte,  come la Terra, è inclinato sul proprio asse. Lo è di 25 gradi mentre la Terra lo è di 23. L’inclinazione sull’asse è il fattore che determina le stagioni presenti anche su Marte anche se durano il doppio. E infine la professoressa Amalia Ercoli Finzi pone a se stessa e a noi tutti una domanda meravigliosa: vuoi che su Marte non ci sia neppure un insettino?

Antonella Lenti

amalia
info@antonellalenti.it

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