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Schlein conquista il Pd

La partecipazione al voto per le primarie un segno del risveglio di interesse nell’area del centrosinistra da anni assopito
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Schlein conquista il Pd. Che Elly Schlein sarebbe stata proclamata dal voto delle primarie segretaria nazionale del Pd, non lo aveva previsto nessuno. Il risultato reale è andato oltre i pronostici e le attese che albergavano nello stesso partito.

Battuta nei circoli dal voto degli iscritti (che hanno spinto il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini), la giovane neo segretaria ha potuto contare su un fiume carsico – impalpabile prima del voto, anche se avvertito e avvertibile – di preferenze espresse da tante persone che, di fronte a una tale sfida politica, hanno deciso di tornare a partecipare. Numerose. È questo il primo elemento che si mette in evidenza: la partecipazione.

Schlein

Da considerare quasi un’ultima chiamata per il Pd, un richiamo per dire ‘datevi una mossa, tornate a far politica’; un’ultima chance concessa dalla base elettorale dello stesso Pd.

Non si sono rinnovati i numeri delle primarie di tanti anni fa – da allora il mondo è molto cambiato e anche il centrosinistra ha perso per strada elettori ed entusiasmo – ma è stata raggiunta una partecipazione insperata, inaspettata anche agli occhi degli stessi dirigenti locali. Tanto da far dire al segretario provinciale Carlo Berra che se fossero stati allestiti altri gazebo, a Piacenza si sarebbe potuto tranquillamente superare i 5mila votanti. Il segretario provinciale si dice d’accordo con Schlein sulla necessità di riaprire un nuovo tesseramento. “Una mossa giusta, ripartire da qui”.

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Il dato della partecipazione al voto per le primarie emerge quasi come insolito in una stagione in cui, di elezione in elezione, si assiste alla diserzione dalla urne. Solo una manciata di settimane fa lo hanno dimostrato Lombardia e Lazio dove, per il rinnovo dei loro governi, solo il 44% degli elettori hanno risposto alla chiamata alle urne.

Risultato e partecipazione sono due elementi inscindibili nell’elezione di Schlein. Infatti, il risultato a lei favorevole, è innegabile, ha preso corpo dal numero di persone che hanno deciso di partecipare alle primarie lasciando il contributo di 2 euro. Perché questa svolta e da dove prende forma?  È come se la base elettorale del centrosinistra abbia colto nel volto nuovo, nell’esperienza giovane e anche nella schiettezza dei contenuti portati da Elly Schlein, un’occasione per uscire dalle secche in cui, da anni, si trovava impantanato il Pd, in certi casi vittima e carnefice di sé stesso.

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Schlein arriva a dirigere il Partito democratico in una stagione molto difficile. Trova un Pd trascinato in tante polemiche interne ed esterne e in cui ha dominato in questi anni un pensiero politico insapore, riscaldato, poco incisivo, spinto a difendere l’esistente e a salvaguardare la possibilità di stare al governo. Perdendo di vista così contenuti, progetti e prospettive: unici ingredienti capaci di motivare l’elettorato.

Da qui nasce soprattutto la soddisfazione, anche a Piacenza, di chi ha sostenuto la candidatura Schlein alla segreteria del Pd anche a Piacenza. Siamo soddisfatti – dice  Martina Affaticati, capogruppo Pd in consiglio comunale a Monticelli e componente del Comitato pro Schlein  – perché abbiamo rivisto persone che da anni non partecipavano.

Speravamo in questo risultato, ma eravamo consapevoli che il confronto era molto difficile. Rigetta l’idea che sia un’elezione sostenuta da “un’élite borghese”. In una parola espressione di chi abita nei centri storici e quindi scelta dai ricchi. Anche per Berra non è la lettura corretta. Se andiamo a confrontare i risultati ottenuti anche nei gazebo periferici – spiega Berra – il risultato dei due candidati, in modo uniforme, mostrava una differenza di pochi voti. Infatti, anche dove ha prevalso Bonaccini, Schlein se l’è giocata.

Quanto ai nuovi equilibri che verranno definiti ora, Affaticati auspica che prevalga “il buon senso delle persone”, confortata, in questo dal “richiamo all’unità – arrivato subito dopo il risultato – da Bonaccini”. Un’analisi dei risultati che porta a dire che, a Piacenza, l’apporto per Bonaccini dato da Paola De Micheli ha fatto la differenza. Non è stata la stessa cosa a Parma (i collegi erano definiti sullo schema delle elezioni politiche) dove la differenza tra i voti avuti da Bonaccini e da Schlein è stata molto ridotta.

È il risultato registrato a Fiorenzuola che, per Berra, mette in evidenza il riemergere di un’antica frattura nel Pd che non si è mai sanata tra le due anime del partito, quella laica e quella cattolica.

“Ora una riflessione politica su uno scontro interno, che non si è mai ricomposto, va fatta”. Su questo punto si affaccia il tema della componente cattolica all’interno del Pd che ora teme una virata di linea.

Così anche a Piacenza? Prematuro parlarne per ora. Del resto Schlein, indicata come portatrice di “istanze radicali e di sinistra”, avrà un terreno impervio da percorrere. Secondo il segretario provinciale Carlo Berra, però, la radicalità di Schlein si coglie soprattutto nei toni “in concreto i programmi dei candidati alle primarie – dice – erano molto simili su tante questioni”.

Questa rappresenta un’altra sfida con cui si dovrà misurare Schlein nell’impostare la sua linea politica all’interno di un partito dilaniato dalle correnti e da minacciate o ipotizzate fratture tali da produrre inevitabili scissioni.

I contenuti su cui ha messo l’accento riguardano argomenti enormi, dai diritti, al lavoro, all’ambiente. Temi centrali per gli impegni di governo anche degli enti locali.

Ci sarà  un’accelerazione? Forse c’è chi se l’aspetta e la auspica, ma forse c’è anche chi teme queste svolte. Se dal punto di vista locale gli equilibri politici all’interno del partito provinciale non avranno riflessi, il cambio di direzione politica potrebbe incidere, invece, sugli impegni delle amministrazioni.

A Piacenza sia il Comune, sia la Provincia hanno un governo di centrosinistra in cui Pd, civiche e Piacenza coraggiosa potrebbero avere un riposizionamento politico dopo la svolta alla guida del partito. Una prospettiva tutta da vedere.

Sempre impostata al dialogo la posizione locale dei sostenitori di Schlein. Infatti esclude conflittualità sulle questioni ambientali Martina Affaticati: la nostra posizione – dice – sarà quella di spingere e accelerare sulle comunità energetiche cercando di farle partire da Comuni, ma anche una spinta all’informazione e alla discussione intorno a questi argomenti.

I primi passi del nuovo corso Pd si vedranno a cominciare dalla composizione della segreteria nazionale. Intanto è interessante rilevare un altro aspetto meno appariscente.

L’elezione di Schlein, forse per la prima volta dalla sua nascita del Pd, esprime una figura che appartiene alla contemporaneità e che, con il suo portato politico, è la prima ad approdare alla guida del partito non provenendo da nessuna delle due aree politiche da cui il Pd ha preso avvio. Non è rottamazione, non è restyling o ristrutturazione. A 16 anni dalla fondazione del Pd (allora la neo segretaria aveva 22 anni e frequentava l’università), può essere un passaggio verso la maturità. La vera novità è questa.

Se Schlein darà un contributo essenziale per portare il Pd a diventare un partito moderno, capace di uscire dagli schemi del passato e di cui è stato prigioniero per anni, lo si capirà strada facendo.

Antonella Lenti

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