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TERZO MILLENNIO, QUALE SINISTRA – 2022 Divisi alla meta, partiti e movimenti dialogo impossibile?

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Divisi alla meta, partiti e movimenti dialogo impossibile?

Alternativa per Piacenza è arrivata al dunque quale rapporto tra politica e movimenti e il tempo stringe. Dopo due mesi di ostacoli, incomprensioni, discussioni laceranti si è tornati al punto di partenza: dover ricucire per non disperdere un lavoro di un anno. Così il tessitore di una ripresa del dialogo (attore principale Gianni Cravedi) ha raccolto adesioni perché le due parti, partiti e movimenti, tornassero a parlarsi. Lo hanno fatto e nel futuro di ApP (a maggioranza) è tornato a galla il ruolo dell’assemblea nella decisione finale sulla candidatura.

E come evitarlo? La stessa assemblea come avrebbe potuto esautorare se stessa nella discussione? E’ l’aspetto più contestato dalla componente politica che, ritenendo maggiore la propria capacità di rappresentanza, aveva posto l’argomento tra le questioni quasi indiscutibili.

Il tentativo di riprendere in mano le redini dell’unità tra diversi si è incamminato, ma sul percorso è tornato l’ostacolo centrale: ritagliare un ruolo attivo all’assemblea stessa mentre al contempo si riconosce la necessità di una ripresa di attività del tavolo politico.

Una discussione circolare tornata al punto di partenza.

Partiti – La parola passa al Pd

La parola spetterà al Pd che avrebbe voluto separare i ruoli di partiti e assemblea. Pd che tra l’altro è in pieno confronto congressuale (per la segreteria in campo Carlo Berra e Paola Gazzolo) e che fissa per metà febbraio l’avvio della nuova segreteria politica. Saranno dunque i nuovi protagonisti che arriveranno sulla scena ad affrontare e impostare quale rapporto si deve intavolare tra partiti e movimenti.

Ma c’è dell’altro, le attuali vicende che hanno alzato i riflettori su ApP mettono in luce problemi strutturali che vengono da lontano. La difficoltà più apparente è il mantenimento dell’unità tra diversi.

Ma le tortuosità incontrate nel tentativo di costruire una politica insieme mettono in luce una debolezza più profonda: il rapporto tra partiti e movimenti che potrebbe essere la causa vera delle difficoltà incontrate. Nonostante rimanga l’obiettivo comune su cui tutti si dicono concordi e impegnati: vincere le prossime elezioni amministrative di Piacenza. Il punto è come cimentarsi nell’impresa e quali passi avanti o indietro si devono fare.

Gli sviluppi che stanno prendendo forma però non sciolgono alcuni nodi insiti nell’esperimento iniziato a febbraio 2021 con l’obiettivo di costruire una coalizione che possa competere con il centrodestra e aggregare (o riaggregare) l’elettorato di centrosinistra disperso nelle precedenti elezioni.

Partiti – Interrogativi cruciali

Gli interrogativi cruciali su cui sarebbe necessario riflettere sono in sostanza tre.

  1. C’è un limite nella possibile collaborazione tra partiti e movimenti per la costruzione di un percorso politico partecipato?
  2. In un momento di crisi forte dei partiti e quindi della funzione di rappresentanza ad essi attribuita che hanno storicamente esercitato è la partecipazione dal basso ad imprimere nuova linfa alla discussione democratica azzerando la funzione dei partiti stessi?
  3. Può da sola la politica dei partiti fare a meno dei movimenti per ricondurre al voto le persone che hanno deciso di non votare più?

Se per un anno persone di estrazione mista hanno lavorato insieme e hanno tenuto in piedi un’entità come Alternativa per Piacenza allora – si è pensato – è possibile un lavoro comune tra partiti e movimenti.

Partiti – Solo collaborazione a distanza?

Però la strada intrapresa ha salite inattese. Ancora due domande per aiutare a sciogliere i dubbi (tanti) che si sono infittiti in queste settimane. Partiti e movimenti resteranno destinati a una collaborazione solo a distanza e non a intersecarsi l’uno nell’altro per diventare coalizione?

Potranno uscire dal cliché di una relazione elettorale che li ha sempre visti correre con sigle diverse, gli uni come partiti con simboli, identità definiti, gli altri come “civici” raggruppati (ad uso elettorale) per completare il quadro di una corsa dove le due componenti, partiti e movimenti, avevano la loro rappresentanza ma restavano distanti e riconoscibili?

Alla base delle difficoltà mostrate da Alternativa per Piacenza a mio avviso c’è questo difficile tentativo di trasformare una collaborazione tra partiti e movimenti (rimasta fino ad ora un esercizio solo elettorale) in qualcosa di più “pesante” che abbia i contorni di un vero e proprio soggetto politico… con gambe proprie e che includa, non schiacciandole, le diversità esistenti e innegabili (da una parte e dall’altra).

Arrivati al cuore del problema l’interrogativo resta ancora quello iniziale: possono partiti e movimenti dare vita a una coalizione di governo intrecciandosi nell’azione quando parlano linguaggi diversi apparentemente tra loro inconciliabili?

Il punto di rottura su cui si era fermata la macchina forse è stato questo. Ci sono i meccanici che possano rimetterla in moto? All’apparenza non sono ancora stati trovati.

Partiti – Un passo indietro per inquadrare il racconto

Il nastro va riavvolto per focalizzare l’attenzione su alcuni episodi che hanno segnato le tappe di ApP.

Ci sono intoppi che, almeno da dicembre, stanno inceppando la macchina e che hanno creato una distanza sempre più marcata tra la sfera politica rappresentata dal tavolo politico (con i partiti sì, ma anche pezzi dell’assemblea impegnati nella discussione sul programma) e l’assemblea plenaria.

Uno dei primi intoppi è stata la proposta di primarie avanzata dal Pd che metteva a disposizione una rosa di candidature ma la preferenza non era caduta su nessuna di esse (Paola Gazzolo, Cristian Fiazza…). Va ricordata, per puntualizzare, l’esistenza di una posizione critica interna al Pd rispetto alla partecipazione del partito ad Alternativa per Piacenza. Alla proposta di primarie si è subito manifestata contrarietà in seno all’assemblea di ApP (“argomento primarie mai discusso prima” era stata la reazione).

Su un altro fronte alcuni rappresentanti di ApP in seno al tavolo politico proponevano a loro volta la candidatura di un esponente del Pd, Stefano Cugini capogruppo uscente in consiglio comunale su cui però il Pd restava indifferente per non dire contrario. Un terzo intoppo è arrivato quando quel quadro dei rapporti è mutato e, come in un gioco di prestigio, i ruoli si sono scambiati.

Chi proponeva la primarie non le ha più reputate fondamentali nel momento in cui era emersa una candidatura “capace di unire le diversità di provenienza politica e programmatiche”. Quella candidatura, secondo i rappresentanti politici, è quella di Massimo Castelli protagonista di una fugace presenza all’ultima assemblea di ApP del 3 febbraio. Lui potrebbe rappresentare quell’unità di coalizione che altri non potrebbero raggiungere (sul suo nome si sarebbe di fatto compattato tutto il Pd).

E’ a questo punto invece che chi si opponeva alle primarie le fa proprie come soluzione per la scelta del candidato…

Il disorientamento a questo punto rischia di impossessarsi di ApP.

Una recrudescenza di distacco che via via si è acutizzata con le indiscrezioni di stampa (peraltro quasi naturali in tempi elettorali) su candidature di cui l’assemblea era all’oscuro e a cui, di volta in volta, si imputava alla parte politica del tavolo di gestire una “vita parallela” a quella dell’assemblea di ApP.

Per un buon tratto di strada ApP è stato il luogo in cui sono stati votati gli indirizzi, discussi i programmi e, stando alle indicazioni iniziali, la stessa assemblea avrebbe dovuto decidere con quale candidatura andare alla sfida elettorale del ‘22. Il punto di rottura dunque riconduce ancora a questo problema: delegare tutto alla rappresentanza politica o mantenere attiva politicamente anche l’esperienza dell’assemblea di ApP.

Ora è su quest’ultima non irrilevante questione (insieme a primarie sì o primarie no) che le strade si sono divaricate tra le due componenti, partiti e movimenti di cui si parlava all’inizio.

E’ così che alla prova dei fatti, ossia delle decisioni concrete su come arrivare a una sintesi programmatica su cui lanciare la candidatura alle amministrative della prossima primavera, la trave portante della costruzione ha iniziato a incrinarsi.

Forse la trave non ha ceduto del tutto, ma ha mostrato alcune difficoltà a reggere un’architettura basata su principi mai sperimentati prima.

Lo dimostrerebbero i dissidi interni emersi con il distacco di un gruppo della costruenda coalizione (esponenti politici come Sergio Dagnino, Luigi Rabuffi, ma anche di associazioni come Giuseppe Castelnuovo, Davide Bastoni ecc..), il conseguente je accuse verso i partiti struttati (Pd in primis) e le prese di posizioni dure di questi ultimi che hanno infittito e alzato i toni della dialettica interna.

I partiti sono sospettati di voler imprimere un’accelerazione in altra direzione rispetto a quella ipotizzata all’inizio dell’esperienza e soprattutto preoccupati di mettere il cappello a qualsiasi futura decisione. Quella della scelta del candidato sindaco/a soprattutto.

Comunque la si veda il rapporto tra partiti e movimenti resta un nodo non sciolto per il centrosinistra piacentino datato 2022.

info@antonellalenti.it

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