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Ambiente 2021, di cosa parliamo quando parliamo di ambiente

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Ambiente, di cosa parliamo quando parliamo di ambiente

Come tutte le cose che per inedia, incapacità, pigrizia, ignoranza, mancanza di coraggio, paura di scontentare eccetera… si nascondono sotto la cenere, inevitabilmente poi riemergono e inguaiano di più di quando le avevi conficcate là sotto.

Così è per la questione ambientale. Ora se ne fa un gran parlare in quanto si sta definendo il PNRR il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza che ha al centro la questione ambientale. Ma anche in questo caso alle parole spesso viene dato un significato diverso. LEGGI qui il PNRR

Ambiente, di cosa parliamo – Ritornello da anni

Per decenni ci si è sciacquata la bocca con propositi “benpensisti” sull’argomento che, al pari di quelli per mettersi a dieta, finivano nel libro delle intenzioni edito dall’editore del “Chissaquando”.

Nella maggioranza dei casi era una posa ad uso del “cliente- elettore o cittadino portatore d’interessi. La finzione è andata avanti fino a questo punto. E oggi a chi mi chiedesse: da dove inizio per impostare politiche ecosostenibili e amiche dell’ambiente? l’unica risposta sensata sarebbe “Allarga un poco lo sguardo intorno a casa e capisci da solo quali sono le emergenze”.

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I problemi ambientali sono quelli che con le nostre mani, con le nostre politiche, con il nostro nascondere la testa sotto la sabbia abbiamo costruito  o anche lasciato fare in questi ultimi trent’anni.

Un piccolo sommario serve per ricordare. Lo dovremo sempre portare con noi come fosse un “meme” capace di fare breccia e diventare nuova cultura. Ecco cosa non è bene per l’ambiente.

Ambiente, di cosa parliamo – Appunti per ricordare

  • pianura padana cementificata all’ultimo centimetro
  • montagna che frana e che si spopola
  • città che sente il peso della competizione espansiva della cintura e che perde attrattività
  • continua espansione edilizia che investe anche le zone di recupero urbano (l’esempio ultimo è il recupero dell’ex consorzio agrario)
  • agricoltura che ha disperso una quota importante di biodiversità con gli effetti intrinsechi anche sul sistema vegetale e animale
  • infrastrutture che fanno acqua da tutte le parti e in zone a rischio idrogeologico
  • aria che si fa irrespirabile ogni giorno che passa;
  • crescita di malattie derivate dalla tossicità ambientale di aria e suoli
  • pesante uso di carburanti fossili per la produzione energetica affiancate da timide intenzioni europee su una carbon tax osteggiata da innumerevoli paesi membri che puntano quasi tutto sul fossile;
  • scarsa attenzione alla crescita esponenziale dei rifiuti
  • nessuna scelta strategica su trasporti ecosostenibili
  • la sommatoria di tutti i tasselli produce un malessere umano che porta con sé terribili conseguenze che spesso non si vogliono vedere

Ambiente, di cosa parliamo – Impegni sulle emergenze

Sono solo alcune delle emergenze create da istituzioni poco attente (per essere lievi) su cui i sindaci che hanno firmato il Patto per il Clima e l’energia (PAESC di cui anche Piacenza fa parte) si sono impegnati a intervenire incisivamente entro il 2030. Impegno oneroso considerato che sulle questioni sopra elencate si deve partire quasi da zero e che si traduce per citare un dato emblematico nel ridurre del 42% le emissioni rispetto ai dati del 1990 con una previsione di produzione di energia rinnovabili di + 118.869 MWh che determina secondo le previsioni una riduzione di produzione di CO2 di -259.622 tonnellate sulle 617.134 della data di riferimento 1990.

Il traguardo è nel 2030 e mancano solo 9 anni: come dire dopodomani. Un’impresa immane per invertire la rotta.

Se si parla di ambiente viene da sé che si parla di azioni precise che intersecano il nostro modo di vivere. La sfida è alta: attrezzarsi per affrontare i cambiamenti climatici. Coinvolge il  settore privato, quello pubblico e anche i singoli cittadini che dovranno essere il motore di un vero e proprio cambio di mentalità. Altrimenti non si approda.

Fino ad ora però tante le parole dette, poche le azioni fatte.

Niente si produce per inerzia e quindi serve una classe politica capace di assumere il ruolo di reale, onesta e profonda forza innovatrice.

Ambiente, di cosa parliamo – L’urgenza può far accelerare?

C’è da sperare che fattasi pressante l’urgenza di intervenire seriamente possano finire le contrapposizioni sterili. Parlo di quel dialogo tra sordi: da una parte gli allarmi che cadevano nel vuoto dall’altra la preminenza della difesa del sistema di vita conquistato. La prepotenza della realtà di questo ultimo anno ci ha detto con chiarezza che bisogna fare sul serio e che il progetto ambientale ora investe tutto e tutti.

Una domanda per chiarezza, quando si parla di ambiente sappiamo di cosa parliamo? Siamo consapevoli che non si tratta della moda del momento? Siamo consci che serve una vera e propria rivoluzione? Di questo c’è consapevolezza?

Ambiente, di cosa parliamo – Punto cruciale come intervenire

IL COME resta il punto cruciale. Come convincere le persone, come avviare la politica su una nuova strada, come avviarci si direttrici nuove e spesso da inventare. Ultimo appunto, mentre si discute delle buone azioni ambientali al 2030, si fanno largo le scelte e i loro effetti adottati negli anni scorsi. Scelte a cavallo tra il prima che non è più e il dopo non ancora ben delineato. Negli anni Novanta il progettista incaricato della redazione del nuovo Piano regolatore di Piacenza l’architetto Campos Venuti segnalò l’importanza del verde in un tessuto urbano con una provocazione: anche il verde privato, non solo quello pubblico è serbatoio di ossigeno per una città…

Alla fine non se ne fece niente. E siamo ancora qui a parlarne di fronte a uno scenario di molto peggiorato e cementificato.

info@antonellalenti.it

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