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I sindacati e il post Covid 19: lavoro, investimenti e sanità tre filoni interconnessi per garantire la tenuta sociale

Le donne penalizzate in una società fortemente maschilista. Anche i giovani l'anello debole del sistema produttivo. La proposta: con l'Università creare un pensatoio per le nuove professioni. Il Covid si è mangiato tanti lavori ma potrebbe averne creati tanti altri. "Conoscere in anticipo la tendenza può essere importante"
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I sindacati e il post Covid: lavoro, investimenti e sanità tre filoni interconnessi per garantire la tenuta sociale

Lavoro, investimenti e sistema sociosanitario sono le tre linee guida su cui si dovranno concentrare i progetti per riprendere i fili di uno sviluppo inceppato da tempo e che ha subito con la pandemia in atto da un anno un colpo ancora più duro.

Traiettorie interconnesse tra loro perché “ragionare di sviluppo del territorio non significa solo discutere e approfondire come vogliamo gli investimenti, ma anche parlare di come tenere insieme le questioni sociali”. E le questioni sociali saranno certamente uno dei lasciti più gravi che resteranno dopo questa terribile esperienza col Covid 19.

Sono questi i punti di partenza che Gianluca Zilocchi Cgil, Michele Vaghini Cisl e Francesco Bighi Uil hanno tracciato illustrando il documento (Qui il testo https://www.antonellalenti.it/2021/03/sviluppo-sindacati-pensiamo.html#LA_PIATTAFORMA_SINDACALE) che hanno diffuso in questi giorni in cui oltre all’esame della situazione si definiscono i punti di partenza per un nuovo rilancio produttivo, ma non solo, del territorio piacentino.

SINDACATI
GIAN LUCA ZILOCCHI

Idee e proposte su cui – hanno spiegato – è necessario costruire un tavolo provinciale con le istituzioni in cui delineare i progetti chiave e strategici per rialzarsi dal gelo economico (e forse anche di idee) in cui siamo precipitati.

SINDACATI – Verso un settore primario di “nuova generazione”?

Quale lavoro, quali investimenti e quali servizi sanitari? Zilocchi, Vaghini e Bighi hanno tenuto fisso come punto centrale del loro ragionamento quel mondo cambiato che ci viene consegnato dopo l’esperienza con la pandemia. Ecco quindi che – ha spiegato Gianluca Zilocchi (Cgil) – il nostro territorio ha vissuto in passato su grandi progetti di sviluppo poi si è passati da una prevalenza di meccatronica e manifattura a un forte cambiamento che ha radicato la logistica. Ora crediamo che sia arrivato il momento per una nuova strategia.

Occorre ragionare come riusciamo ad accelerare sulla digitalizzazione, la banda larga sull’Appennino per esempio, una delle possibili chiavi per aumentare la capacità del territorio di attrarre investimenti. C’è poi l’aspetto ambientale di consumo del territorio, la politica della gestione del ciclo dei rifiuti e della differenziata. Un primo filone che chiediamo da subito”.

E poi c’è un altro elemento da considerare ed è importante – ha richiamato Francesco Bighi (Uil) e ce lo ha insegnato il Covid. Un nuovo modello organizzativo basato su Dad e smart working con cui dovremo fare i conti nei prossimi anni. Modalità di lavoro che potrebbe diventare strutturali. E si deve tenere conto che in questo contesto il lavoratore rischia di trovarsi in una condizione sociale difficile”.

SINDACATI – Non c’è sviluppo senza il controllo sulla legalità

Un filo conduttore connette però tutte le considerazioni illustrate ed è “la difesa della legalità sia nelle iniziative pubbliche sia in quelle private con una vigilanza attenta all’applicazione dei contratti di lavoro e alla correttezza degli appalti uno degli elementi fortemente a rischio sia per lavori di poca qualità sia infiltrazioni nel nostro territorio”. E’ per questo che – hanno insistito i tre sindacalisti – è necessario rafforzare i presidi di legalità. Con l’invito al Comune e alle associazioni che se ne occupano di partecipare al Tavolo per un protocollo sulla legalità che garantisca che su tutto il tema degli lavori anche privati ci sia l’applicazione dei contratti di lavoro.

SINDACATI – “Organizzazione del lavoro maschilista”

Altro tema trasversale investe quello del lavoro delle donne. L’occupazione femminile è crollata anche nella nostra realtà oltre che in regione in questo anno di pandemia (in regione dell’1.9% dato totale; quella maschile 0,8% e quella femminile del 3,1% e per Piacenza balzo di ore di cassa a gennaio 420mila ore contro le 15mila del gennaio 2020). Ma quella del lavoro femminile è una questione seria che investe una “Società fortemente maschilista molto centrata sul lavoro maschile tanto che anche la Dad si fa ricadere sulle donne”, ha segnalato Gianluca Zilocchi.

Questo porta in primo piano la necessità di una diversa organizzazione sociale a cominciare dai servizi e dagli orari e dai servizi necessari per permettere alle donne di poter esprimere un potenziale lavorativo senza dover compiere “obbligati” passi indietro per necessità familiari. E’ un dato di fatto che anche la Didattica a distanza su cui si è optato in quest’anno ha fortemente penalizzato il lavoro femminile così come il fatto che le donne sono impegnate per lo più nell’area dei sevizi e del commercio settori le cui attività sono praticamente azzerate.

Ecco perché secondo i sindacati è indispensabile un percorso comune che affronti le forti discrepanze sociali che si sono create anche nel territorio piacentino. “Pensiamo – ha segnalato Michele Vaghini della Cisl – che sia necessario intervenire in tutto quello che possa agevolare il rapporto famiglia-lavoro. Dalla rimodulazione degli orari della città e anche per i servizi di trasporto pubblico locale. Il tema dello sviluppo economico non investe solo la questione dei finanziamenti, ma intercetta un altro tema importante quello del miglioramento della qualità della vita . E’ un fatto che la chiusura delle scuole è stata devastante”.

Donne e giovani sono l’anello debole della storia occupazionale di questo ultimo anno. Lo erano prima e si sono confermati come i più vulnerabili. Bisogna ragionare sul dopo su quali lavori nuovi potranno delinearsi. “In questo scenario – ha sottolineato ancora Vaghini (Cisl) la funzione dell’Università Cattolica può essere determinante per indirizzare le eventuali professionalità anche del futuro considerato che ci sono lavori che il Covid farà sparire ma anche lavori che creerà. Capire con anticipo quali saranno le professionalità del futuro è un strumento importante”.

SINDACATI – Salute e sanità cuore del futuro

E poi c’è la sanità e il socio assistenziale. Se dal Covid una lezione è arrivata questa suggerisce di rivedere se non rivoluzionare il metodo con cui approcciarsi alla salute e ai bisogni di salute. Da un lato medicina territoriale spinta, dall’altro necessità di rivedere le strutture per gli anziani  diventate di fatto dei presidi sanitari veri e propri.

Se i temi della sanità erano importanti prima di Covid 19 ora lo sono ancora di più – ha sottolineato Gianluca Zilocchi -. C’è bisogno di una forte politica di riprogettazione sociosanitaria tenga conto delle fasce deboli (non solo anziani) ed è necessario un nuovo welfare territoriale. Si sono riposizionati i fattori: non più attendere le cure dall’ospedale ma dar slancio alla medicina d’iniziativa. Le Usca in questo ultimo anno sono una conferma totale di questa strategia. E’ per questo che su questa organizzazione sanitaria occorre dirottare risorse importanti”.

Sugli anziani ha concentrato l’attenzione Michele Vaghini. A Piacenza ci sono 87mila pensionati, queste persone nell’ultimo anno hanno visto la loro vita cambiare e l’emergenza sanitaria ha aumentato la loro solitudine ed è necessario quindi che l’aspetto sociale sia evidenziato e migliorato con l’obiettivo di una migliore qualità della vita. Tra queste iniziative c’è l’Housing sociale, i centri diurni e tutto quello che riguarda l’aspetto della non autosufficienza..

SINDACATI – La prospettiva dopo lo stop ai licenziamenti

C’è una partita che va oltre il livello locale che riguarda i lavoratori e le aziende fortemente colpite dalla crisi pandemica. I tavoli in questo caso sono nazionali ma il tema scotta perché i riflessi investono tutti i territori. Il blocco dei licenziamenti – dice Zilocchi – si discute con il governo e la questione centrale è quella di affiancare una revisione organica degli ammortizzatori sociali.

Sui licenziamenti – dice Vaghini – abbiamo chiesto a gran voce di posticipare la data del 31 marzo. Ma serve anche una rivisitazione ammortizzatori sociali; se sarà un ammortizzatore unico si affianca anche il tema delle politiche attive del lavoro. La persona che perde il lavoro deve avere un paracadute e qui si apre l’aspetto della formazione e della riqualificazione.

Fino a questo momento sono stati investiti 149 miliardi per gli ammortizzatori sociali. Il 60% di questi fondi sono andati alle aziende e ai lavoratori autonomi. Ma è chiaro che se parliamo di ammortizzatori sociali universali  – spiega Bighi – occorre capire anche come li si costruisce. Disponibili a un ragionamento sugli ammortizzatori sociali però va visto come si sviluppano. Per esempio nel settore artigiano ci sono accordi che determinano il pagamento facendo leva sulla fiscalità generale e credo che non possa essere questa la strada. D’accordo sul concetto di solidarietà nei momenti difficili come questo, ma se si parla di prospettiva metteremo sul tavolo il modello di tutela.

Sarà questo un altro capitolo che il sindacato ha di fronte nella ricostruzione del post-pandemia.

Info@antonellalenti.it

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