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2021: osare, la ricetta per chi vuole governare

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2021: osare, la ricetta per chi vuole governare

Si fa presto a dire ridiamo spessore, vitalità, progettualità a questa città che sembra non solo languire ma spegnersi sotto il peso del già visto e della sua stanca demografia.

Si fa presto a dire rilanciamo.

OSARE – DUE SCOGLI DA SUPERARE

Ci sono due scogli da superare per chi vuole lavorare politicamente.

Il primo inizia da una domanda: disposti a mettere in campo se stessi? Sostanziale, dato che non sempre l’impegno promesso in partenza si traduce nell’impegno misurato a conti fatti.

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Il secondo riguarda il terreno su cui costruire. Un’altra domanda. Siamo certi che il terreno sia fertile per coltivare un sogno di rinascita?

Piacenza possiede quel genius loci per far partire un’idea che diventi progetto generale?

OSARE – CHE SI VUOLE FARE DI QUESTA CITTA’?

A un anno dalle elezioni (stile già visto) torna alla ribalta l’interrogativo degli interrogativi: che si vuole fare di questa città? Le risposte sono le più varie e distanti tra loro. O forse lo sono solo all’apparenza poiché forte è la convinzione che lo stereotipo del politico piacentino deve rispondere a caratteristiche standard da cui non discostarsi troppo perché non coglierebbe i favori di una città-territorio molto poco incline alle novità. Non so se sia realmente così e ciascuno dei contendenti (o recitanti la parte) resta convinto di avere la ricetta buona.

Tante volte si è poi verificato che il non avere in tasca una ricetta era il vero jolly vincente, ovvero tenere il carro in carreggiata e nulla più. In una parola: ordinaria amministrazione (o anche meno).

OSARE – TROPPO POCO DARSI SOLO UNA SISTEMATA

Non credo che sia sufficiente darsi “una sistemata”. Occorre ben di più, occorre ben di meglio del cambiarsi d’abito per essere adeguati all’occasione.

In un territorio non esiste solo la città capoluogo. Ci sono decine e decine di comunità che alimentano i loro singoli sogni e cercano di realizzarli. C’è l’intero territorio alle prese con una trasformazione come quella che stiamo vivendo da anni e soprattutto di fronte a una trasmutazione della realtà a cui ci costringe obtorto collo la pandemia che ha scompaginato i tasselli del puzzle, mischiate le carte, creato incertezza totale su salute, lavoro, ambiente, economia. Ecco, se lo scenario del territorio è questo (e credo lo sia) servono scelte chiare, intelligenti e che soprattutto osino.

Osare. La parola chiave che a Piacenza (a osservare la storia passata e recente) non è mai piaciuta tanto. Come se osare potesse essere sinonimo di cattive azioni incapaci di andare a segno.

OSARE – LA PROGETTAZIONE ANNI NOVANTA

Può essere esattamente il contrario.

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Sono trascorsi decenni ormai anche se nel nostro intimo li consideriamo ancora pochi anni dietro l’angolo (prigionieri del vezzo di non voler invecchiare più di tanto). Parlo degli anni ‘90-2000 in cui si è tentato di superare il dilemma (autobloccante ben più dei masselli stradali) del “si potrebbe ma non oso” e si sono costruiti progetti (una cesura fu rappresentata dall’esperienza della giunta Vaciago) per uscire dal grigio cortile nel quale siamo ripiombati nel giro di pochi anni.

Il punto è che non si osa abbastanza. Il punto è che non ci sono gli argomenti su cui organizzarsi per osare. Il punto è che mancano idee (se ci sono restano ben nascoste) su cui azzardare progettualità.

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OSARE – ALLE IDEE SERVONO GAMBE

E quand’anche queste idee ci fossero, come farle camminare? Per le idee ci vogliono gambe capaci di stare al passo. Gambe capaci di cimentarsi sull’impervio e una visione capace di andare oltre il già noto e il già visto.

Ogni volta che sento affermare “dobbiamo prepararci per le amministrative del prossimo anno” mi viene spontanea una domanda e purtroppo è la stessa da qualche manciata di decenni “Prepararsi per fare cosa?

Organizzarsi per quale progetto?

Cercare persone che possano essere in prima fila per quale obiettivo?”

Domande sempre inevase visto che quel salto di qualità di volta in volta promesso resta lo stesso cinque anni dopo, esattamente e sempre di là da venire. Ma niente paura c’è sempre la prossima tornata.

OSARE – PERCHE’ IL MONDO NON E’ PIU’ LO STESSO

Eh no, ora non più! In questi mesi ce lo hanno detto, ripetuto in continuazione che il mondo è cambiato, che i cliché con cui ci siamo crogiolati fino a qui non reggono più. Ancora una volta questa pandemia (chissà mai se finirà) ci dice tante cose a volerle ascoltare. A volerle capire. Ma siamo disponibili a capire se capire quei messaggi vuol dire cambiare radicalmente l’approccio consueto?

Ecco la domanda delle domande. Che evoca una struttura sociale nuova fatta della ricerca di funzioni cambiate: dal sistema di tanto lavoro a tavolino che si è smaterializzato (con buona pace dei grandi edifici direzionali che dominano lo skyline di tante città), a quello dei trasporti (una testa un’auto) che sta facendo acqua da tutte le parti fino al punto centrale di tutto l’impianto umano dei prossimi anni: l’importanza della salubrità dell’ambiente in cui viviamo.

Sarebbe bene che un progetto alla base dell’ambizione di governare una città avesse al centro una riflessione su quello che siamo (stati) e su quello che dovremo diventare. Altrimenti sarebbe solo un gesto rituale: ci sono le elezioni, bisogna partecipare e quindi eccoci qua. Non basta. Da dove cominciare? C’è l’imbarazzo della scelta se si volesse osare.

OSARE

INFO@ANTONELLALENTI.IT

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