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Svolta ambientale del governo 2021? Resta l’insidia di capirsi sulle parole

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Svolta ambientale 2021 del governo? Resta l’insidia di capirsi sulle parole

Arriva il nuovo signore di turno, autorevole, con una grande allure e competenze alte come la torre di Pisa almeno e d’improvviso si apre lo scrigno. Ogni accanimento, ogni gesto sbeffeggiante cadono istantaneamente come se mai ce ne fossero stati. Si alzano cori di “sono d’accordo, ci mancherebbe altro, per il bene del paese e in fondo che cosa abbiamo sempre detto noi?”

Prendiamo l’ambiente. Gli yesman escono allo scoperto e con la stessa veemenza con cui hanno sempre sostenuto che si doveva scegliere tra ambiente e sviluppo e quindi in nome di uno sviluppo basato sullo sfruttamento delle risorse (finché ce ne sono, con buona pace di chi seguirà); spiaceva per l’ambiente, ma non era aria. Era cosa da bucolici nostalgici di Virgilio.

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Meglio che, loro, andassero a passeggiare nei boschi e in campagna, ma la politica, la programmazione economica la lasciassero a chi ne sa. L’ambiente per tanti era roba da perditempo e chi lavora sodo e duro non ha tempo e voglia di perderlo in romanticismi… Guai dire loro che tenere occhio all’ambiente di lavoro ce ne sarebbe all’infinito. Ce ne sarebbe anche per chi oggi non ce l’ha il lavoro a cui aspira.

E guarda caso potrebbe anche non far mancare ritorni economici e dividendi finanziari. Guai a parlarne, si veniva redarguiti in malo modo come chi vorrebbe mettere in mutande il paese. A chi incauto lo faceva per delegittimarne le parole si prospettava uno scenario triste di una piagnucolosa povertà che una tale scelta avrebbe gettato masse di lavoratori mandati sul lastrico in nome dell’aria pulita del risanamento dalle polveri sottili e dall’ozono. Piuttosto che poveri, meglio sopportare…e trangugiare tutte le schifezze. Saranno schifezze ma permettono di sopravvivere.

D’improvviso lo spauracchio potrebbe  non reggere più.

svolta

C’è il nuovo signore che vuole mettere in tavola l’ambiente come pietanza appetitosa. Ora che intorno al tema ambientale si profilano all’orizzonte i denari e che a dire le potenzialità economiche dell’ambiente ci si è messo un signore di vaglia internazionale a cui nessuno, come davanti al professore premio Nobel, osa dire di no (finché dura è una scommessa) senti pontificare di prosperità e buone sorti coltivate sull’ambiente.

Insospettabili sposano ora la scelta ambientale. E quanta convinzione sfoderano negli interventi in aula come voler dimostrare di essere più realisti del re. Un balletto stonato per far passare l’idea che loro, in fondo, hanno sempre mangiato pane e ambiente, hanno sempre digerito green e guai a chi dice il contrario. Peccato che abbiano sprecato anni e gioventù nel dare permessi a centri commerciali improbabili, che abbiamo moltiplicato all’infinito i terreni edificabili trovandosi l’alibi che causa i tagli alla finanza pubblica quello sarebbe stato l’unico modo per mantenere i servizi per i cittadini che, a voler essere precisi, per metà sono stati esternalizzati.

svolta

Sorprende ogni volta osservare l’ennesima capriola per mostrare innamoramento per il nuovo signore a cui offrire, in ossequio per la sua funzione e per la sua storia, quel tutto se stessi nella forma che si è celato ai più prima d’ora.

Uno spettacolo triste. A dir poco.

Così è se vi pare. Ma sarà realtà o apparenza. Lo vedremo strada facendo. Quale declinazione reale verrà data alla transizione ecologica (per ora una definizione) staremo a vedere. Intanto capirsi sui termini sarebbe importante altrimenti si corre il rischio di fraintendere gli obiettivi da raggiungere e andare incontro a un patatrac disastroso.

In uno spezzone di intervento al Senato del presidente del consiglio Draghi ho sentito una frase che dovrebbe far tremare i polsi a chi pensa che “sì parlare di ambiente è necessario perché lo chiede l’Europa e perché a quella parola sono sottesi 37 miliardi da catturare con i progetto… ma poi nei fatti si sa le cose vanno sempre diversamente”.

Mi auguro che non sia così questa volta e quelle parole di Draghi fanno pensare che si vuole fare sul serio: Attenzione – ha detto in un passaggio del suo discorso – c’è chi pensa che finita la pandemia si potrà tornare alla normalità, si potrà riprendere la vita di sempre come l’abbiamo conosciuta. Quello che è successo però non è come girare l’interruttore e far tornare la luce come se nulla fosse accaduto…  

Quanto tempo potrà reggere l’intento di fare sul serio resta un’incognita. Quanto meno sembra che si ci voglia provare davvero correndo il rischio che a metà strada gli ambientalisti folgorati sulla via di Draghi si possano ricredere e svoltare per la loro strada. Quella di sempre.

Il problema sta tutto nel significato che si attribuisce alle parole. Ambiente non è argomento da “Vispe Terese a caccia di farfalle”. Ambiente è lo spazio in cui viviamo e che chi verrà dopo dovrebbe poter trovare ospitale come lo è stato per noi. Almeno non inospitale a causa degli interventi scriteriati portati dall’ospite più ingombrante: il genere umano. Si sarà intesa la portata universale di questa idea ambientale? E sarà questa la vera svolta?

Consumo del territorio, mobilità aggressiva … eccetera si parla anche di questo quando si affronta un paradigma ambientale che segni un taglio netto su quanto fatto fino ad ora. E in quell’aula, nel dibattito sulla relazione del presidente del consiglio un esponente che darà il sostegno al governo ha rilanciato il ponte sullo stretto, perno di una soluzione dei problemi del sud. C’è da chiedersi se l’impegno alla transizione ecologica abbia lo stesso significato per tutti. La domanda delle domande.

Come sarà realmente declinata la transizione ecologica lo vedremo.

ambiente

info@antonellalenti.it

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