SERPE IN SENO/SALUTE

Covid 19: idrossiclochina farmaco efficace se il virus aggredisce

In un'intervista al quotidiano online Sanità Informazione il professor Luigi Cavanna torna sulla sua esperienza maturata durante l'emergenza Covid. Il modello Piacenza è diventato uno studio che sarà pubblicato su una importante rivista. Trattati 300 pazienti. Ora le persone che hanno lavorato senza risparmio medici, infermieri, volontari meritano un riconoscimento internazionale. Cavanna sostiene la candidatura per il premio Nobel per la pace al corpo sanitario italiano
Google+ Pinterest LinkedIn Tumblr

Il lavoro che ha fatto nella scorsa primavera durante la recrudescenza del Covid a Piacenza diventerà uno studio organico pronto a breve. Luigi Cavanna dal sito Sanità informazione, intervistato da Giovanni Cedrone sostiene poi la proposta della candidatura del corpo sanitario italiano al Nobel per la pace (“Sì, la partecipazione e l’abnegazione con cui tutti hanno dato il loro contributo per combattere il Covid merita questo tipo di riconoscimento”).

Quest’ultima iniziativa vede tra i promotori la Fondazione Gorbacev Italian Branch, l’Ana, la Diocesi di Piacenza e Bobbio, la Banca di Piacenza, la Fondazione di Piacenza se Vigevano e altre istituzioni. Il riconoscimento – puntualizza Cavanna – andrebbe dato ai sanitari di tutto il mondo, l’Italia però è il primo paese colpito dal virus…”

COVID 19 – Il metodo Piacenza diventa uno studio

L’osservazione, le carte raccolte, l’esperienza fatta nel corso dei mesi dell’emergenza durante il lockdown quando l’equipe di Cavanna si è guadagnata la copertina dei giornali di tutto il mondo per il metodo della cura casa per casa diventerà una pubblicazione scientifica ospitata su un’importante rivista.

COVID 19 – Con l’ecografo a domicilio per scoprire i focolai sui pazienti

Così la spiega a Sanità Informazione lo stesso Cavanna: “La caratteristica che ha avuto il nostro modello è quella di andare a casa dei pazienti non solo per fare il tampone o altri esami ma anche per fare l’ecografia del torace in modo da stilare una diagnosi di polmonite e iniziare subito il trattamento. Su questo non ho trovato altri esempi in letteratura.

covid
Luigi Cavanna e Gabriele Cremona

Emerge che i pazienti più precocemente iniziano la cura e migliore è la prognosi. Comunque, anche i pazienti con polmoniti severe che l’hanno iniziata tardivamente, dopo i 7 giorni di sintomi, non sono morti, non è morto nessuno. Abbiamo usato l’ecografia perché a casa, non potendo fare la tac o l’RX torace, rappresenta un mezzo diagnostico semplice che permette di vedere se c’è un focolaio bilaterale o monolaterale. L’ecografia è oramai accettata anche dalla comunità scientifica come mezzo diagnostico per la polmonite».

COVID 19 – Autunno di preoccupazione

Ora se la stagione dell’emergenza è alle spalle ora la prospettiva non è sgombra da preoccupazione. Cavanna nell’intervista al quotidiano online guarda ai prossimi mesi basandosi sull’analisi dei nuovi dati che dopo mesi di tranquillità suscitano inquietudine. Segnala infatti l’aumento di casi severi. “Abbiamo avuto recentemente – segnala Cavanna – due, tre pazienti ricoverati in ospedale dopo mesi di assenze di ricoveri.

COVID – Il vaccino anti-influenzale può aiutare

All’interno dell’intervista un punto è dedicato ai vaccini. Secondo il prof. Cavanna un aiuto potrebbe arrivare sia dal vaccino antiinfluenzale sia da quello contro la polmonite da pneumococco. Così dichiara al quotidiano on line Sanità Informazione:

Dai nostri studi emerge un dato molto interessante – da analizzare su numeri più grandi. Sui pazienti che abbiamo trattato a domicilio abbiamo l’impressione che chi ha fatto il vaccino per l’influenza abbia qualcosa che migliori la prognosi. E’ possibile che anche lo stimolo anticorpale abbia una cross reazione con altri virus. Il vaccino per l’influenza è fondamentale”.

COVID 19 – Conoscere per capire: fondamentale informare i giovani

Mette l’accento sulla necessità impellente di spiegare ai giovani come si trasmette questo virus e quindi a suo parere è necessario dedicare un po’ di tempo all’informazione per trasmettere loro le conoscenze necessarie sul problema. Non si tratta di vietare questo o quello – dice Cavanna al quotidiano Sanità informazione – ma la conoscenza è il fattore fondamentale per far sì che una maggiore coscienza degli effetti del virus si diffonda in sempre più larghi strati della popolazione. Più persone consapevoli dunque maggiore può essere il contenimento dei contagi.

COVID 19 – La controversia su idrossiclorochina

Un altro tema messo in rilievo è l’uso della idrossiclorochina. Utilizzata con ottimi risultati – nessuno è deceduto – per i pazienti seguiti ma dopo lo studio su Lancet (che è stato poi ritirato quasi immediatamente) si è formato un velo di discredito sul farmaco che in Cina – segnala il quotidiano online – viene ancora considerato un efficace alleato contri il Covid 19 tanto che è stato inserito nelle linee guida.

«Nello studio apparso sul Lancet veniva affermato che l’idrossiclorochina era detrimentale per i pazienti, poi è stato ritirato ma il danno ormai l’aveva fatto – commenta Cavanna -. Questo ha creato un disorientamento anche nell’ambito degli enti regolatori, dall’OMS fino ai singoli paesi come Italia e Francia che hanno messo, non dico un veto, ma un serio alert sul farmaco. Per fortuna questo stop è arrivato quando oramai eravamo fuori dalla tragedia dei mesi di marzo, aprile, maggio».

COVID 19 – Farmaco facile, precoce, a domicilio

Sono le dichiarazioni del professor Cavanna riportate dal quotidiano on line Sanità informazione. E rispetto al farmaco comunque sembra che ora vi sia una riabilitazione. “Ci sono studi realizzati nel mondo reale – dichiara Cavanna al giornale – non randomizzati ma basati su dati del territorio e dell’ospedale in cui l’idrossiclorochina è sicuramente riabilitata.

Non sono particolarmente affezionato a questo farmaco, non è un giudizio sentimentale – prosegue – ma si tratta di un farmaco di facile somministrazione precoce a domicilio. “Non ci si può permettere – segnala Cavanna al giornale on line – di fare anticorpi monoclonali a domicilio precocemente, in quel caso i malati andrebbero tutti ospedalizzati.

COVID 19 – Somministrato per 7 giorni ha salvato persone

Con dieci studi randomizzati fatti con tutti i crismi ci vorrebbero anni per avere i risultati. Ma se abbiamo un’impressione e dei dati clinici a favore del funzionamento dobbiamo poter utilizzare questi farmaci. Nella pratica clinica usiamo tutti i giorni tanti farmaci su cui non c’è uno studio clinico randomizzato che ne dimostri l’efficacia. Mi fa un po’ specie che si stiano aprendo tante problematiche sull’idrossiclorochina quando somministrata per sette giorni ad un dosaggio adeguato ha sicuramente salvato tante persone».

Sanità Informazione riporta poi dichiarazioni che sostengono la tesi di Cavanna. Tra cui cita le dichiarazioni di “Harvey Risch, ricercatore alla Yale School of Public Health del New Haven che sottolinea l’urgente bisogno di trattamenti semplici, per bocca, a domicilio e contesta l’utilità, in questa fase straordinaria, di studi randomizzati”.

COVID19 – Nella fase di emergenza ci ha aiutati

E se in autunno inoltrato i casi fossero ancora tanti? “Non utilizzare l’idrossiclorochina – dice il prof. Cavanna al quotidiano Sanità Informazione sarebbe pericoloso. Noi abbiamo seguito 300 pazienti e dopo pochi giorni di idrossiclorochina stavano meglio.

Ora quell’esperienza è stata oggetto di studio. “Il lavoro su 100 casi seguiti a domicilio – dice – sta per essere concluso e dalla ricerca si evince che prima viene somministrato il farmaco più i risultati sono favorevoli. Su questo punto Cavanna dichiara a Sanità Informazione:

Capirei se un farmaco ha tanti effetti collaterali o può essere davvero detrimentale per i pazienti. Ma per un periodo così breve sono sono sette giorni non è così. Ora si usa molto il Remdesivir che però è un farmaco che deve essere iniettato per via venosa, quindi per forza di cose il paziente deve accedere all’ospedale o deve essere ricoverato. Per l’autunno, in attesa del vaccino, sarebbe bene avere a disposizione dei farmaci semplici da somministrare precocemente a domicilio».

Lascia un commento