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QUADRANTE SULLA SANITA’ 2020: IL NUOVO OSPEDALE – “Mai più pazienti respinti”. Ma la difesa della salute comincia dai servizi sul territorio

Nulla di nuovo sotto il sole: i piani sanitari già lo stabilivano… forse non applicati a sufficienza.
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QUADRANTE SULLA sanita’ 2020: IL NUOVO OSPEDALE’ “Mai più pazienti respinti”. Ma la difesa della salute comincia dai servizi sul territorio. Nulla di nuovo sotto il sole: i piani sanitari già lo stabilivano… forse non applicati a sufficienza.

Non succeda più che si chiudano le porte dell’ospedale di Piacenza ai pazienti “normali” perché i reparti sono riservati all’emergenza. E’ questo che è accaduto durante le settimane terribili in cui Piacenza è stata travolta da Covid.

Parole riecheggiate nella sala di Palazzo Gotico diventata aula “distanziata” che ha ospitato il consiglio comunale.

QUADRANTE SULLA REALTA’: IL NUOVO OSPEDALE s’intreccia con Covid. Come aspettarsi il contrario?

Assemblea cittadina chiamata in verità a discutere non dell’emergenza Covid ma della variante urbanistica per l’area individuata come location per la realizzazione del nuovo ospedale. Ma è stato inevitabile che i due argomenti s’intrecciassero.

Ho assistito dallo schermo del mio computer a buona parte della discussione che si è svolta a Palazzo Gotico (complice la giornata uggiosa che non permetteva lavori di giardinaggio all’esterno).  

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Ho ascoltato tante ragioni, critiche (Luigi Rabuffi durissimo sull’area scelta e sulla necessità di un nuovo ospedale) tante sollecitazioni, tante richieste di confronto sia riguardanti il nuovo ospedale che verrà sia i tempi per realizzarlo (Massimo Trespidi, Andrea Pugni). Tanti hanno chiesto di sapere come sarà concepito – manca ancora il progetto se non uno studio di fattibilità -, quali spazi prevede e soprattutto quali saranno le parallele iniziative di salute sul territorio che verranno messe in atto.

QUADRANTE SULLA REALTA’: IL NUOVO OSPEDALE- Perché salute non si limita a un ospedale

Prima alcuni dati regionali sull’esistente. La fonte delle tabelle è il Piano sociale e sanitario della Regione Emilia Romagna 2017-2019

ASSISTENZA OSPEDALIERA
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OFFERTA DEI SERVIZI.
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ASSISTENZA TERRITORIALE

QUADRANTE SULLA REALTA’: IL NUOVO OSPEDALE- I piani sanitari nazionali e regionali stabiliscono i Livelli essenziali di assistenza

Gli investimenti nei muri non sono alternativi a quelle sulle persone (Stefano Cugini.) Su questo tema è stato anche evocato il progetto Ausl di “Futuro in salute” che punta su medicina d’iniziativa, su riduzione dell’ospedalizzazione delle persone e sulla realizzazione delle case della salute.  Cardini in nuce di una politica sanitaria territoriale già tracciata e forse non sviluppata appieno come si dichiarava di voler fare anche per non pochi ostacoli incontrati strada facendo (ricordare le opposizioni dei medici di base a entrare a svolgere la professione nelle Case della salute).

Va ricordato infatti che prevenzione, servizi a contatto con il cittadino quelle forme di mantenimento in salute, concetto base della medicina moderna, sono state pensate nei Piani sanitari nazionali e regionali e che fanno parte dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) e che contemplano le Case della salute, presidi decentrati di salute che, insieme ai medici di base, dovrebbero essere l’ossatura non della sanità, ma del concetto di salute dei cittadini lasciando all’ospedale il compito di occuparsi delle emergenze e quindi lasciando spazio al suo interno per la crescita delle eccellenze e specialità.

Un’esempio di medicina sul territorio si è vista anche in questa emergenza con la creazione dei gruppi guidati dal professor Cavanna che hanno svolto un prezioso servizio domiciliare contribuendo a decongestionare gli spazi ospedalieri. (Su questo tema leggi qui)

QUADRANTE SULLA REALTA’: IL NUOVO OSPEDALE- Ausl e Regione vengano a spiegarci i loro intenti e perché Piacenza ha così sofferto Covid

Tra le richieste che sono arrivate da alcuni consiglieri comunali quella di avere un confronto diretto con chi si occupa di politica sanitaria, dal direttore dell’Ausl Luca Baldino (nel luglio del 2019 il direttore Ausl aveva dichiarato che il nuovo ospedale si sarebbe discusso con i cittadini) fino al presidente della Regione Stefano Bonaccini o all’assessore alla salute regionale Raffaele Donini. Un confronto sia per capire le ragioni che hanno posto Piacenza nell’area di allarme per il contagio da virus, sia per conoscere da vicino l’idea di ospedale che si vuole costruire anche e proprio in considerazione di questa esperienza drammatica che ancora non è conclusa.

Ma sarà solo un problema di spazi ospedalieri? C’è chi ha messo i riflettori su quale destino attenderà l’area dell’attuale Polichirurgico (Gian Carlo Migli, Gianluca Bariola) una volta realizzato il nuovo. Risposte che devono venire dall’azienda sanitaria.

QUADRANTE SULLA REALTA’: IL NUOVO OSPEDALE – … E ora le cose vadano avanti

Tra accenti diversi, tra sfumature d’interpretazione al problema ha dominato la convinzione che le cose debbano andare avanti, procedere spedite anche facendo ricorso al metodo Genova per accelerare i tempi della costruzione dell’ospedale (Michele Giardino, Christian Fiazza). Non è questo il momento e non c’è necessità di commissari, si può fare il nuovo ospedale in quattro anni (Filippo Bertolini). Alla fine il documento proposto alla discussione dal Pd non è passato. Tornerà in discussione nella Conferenza sociale e sanitaria che passerà al vaglio il progetto che Asl dovrà presentare. Sarà quello il momento adatto per chiedere un alleggerimento delle procedure. E se ne è incaricata la stessa sindaca Barbieri.

QUADRANTE SULLA REALTA’: IL NUOVO OSPEDALE- Fa eco l’opposizione di 700 cittadini

Non c’è più tempo per tergiversare anche se sul tavolo della sindaca e dell’amministrazione comunale approdate alla vigilia della seduta ci sono un bel po’ di firme (700 e cresciute a 800 nel corso della seduta) contrarie alla realizzazione di un nuovo ospedale.

Si deve andare avanti tanto più oggi in una situazione come quella che ha drammaticamente messo di fronte agli occhi di tutti la pandemia di cui Piacenza ha pagato un prezzo altissimo. Ma che c’azzecca l’urbanistica con il Covid.

QUADRANTE SULLA REALTA’: IL NUOVO OSPEDALE – Con Covid imparato che serve una struttura flessibile

E’ evidente – e lo ha ricordato anche la sindaca Patrizia Barbieri in apertura della discussione – che l’emergenza vissuta da Piacenza ha messo in evidenza tutti i limiti di una struttura ospedaliera che ha faticato a far fronte all’irruenza della contagiosità del virus. C’è bisogno di una struttura flessibile perché mai più dovrà succedere che si debbano chiudere le attività ordinarie perché tutto l’ospedale è riservato alla cura di Covid 19.

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In un articolo di qualche anno fa il direttore generale ausl spiegava i criteri a cui si dovrebbe ispirare il nuovo ospedale. I tempi Covid erano ancora lontani nonostante nel mondo prove di pandemia si erano già avuto. Il filo conduttore che dovrebbe legare la struttura – spiega il direttore – è flessibilità. Soprattutto degli spazi.

E’ quanto è successo nelle prime settimane del contagio che ha marciato esponenzialmente, mangiandosi ogni reparto dell’ospedale. Niente più reparti – ha spiegato in un toccante intervento Lorella Cappucciati, consigliera della Lega che ha vissuto in prima linea con tanti colleghi l’emergenza. (Al suo intervento si sono richiamati anche Giorgia Buscarini e Carlo Segalini).

QUADRANTE SULLA REALTA’: IL NUOVO OSPEDALE- Rievocati i giorni neri del contagio

Non ci si deve più trovare nella condizione di dire ai pazienti “ora non possiamo curarla, dobbiamo rimandare gli interventi perché il nostro ospedale è travolto dal virus. Questo non deve più succedere. Se foste venuti al pronto soccorso in quelle settimane  dove in una città deserta si sentivano solo le sirene delle ambulanze non avreste trovato alcun reparto, c’erano solo reparti covid. 7 reparti di emergenza.

E sapete cosa significa chiudere le porte a pazienti ematologici a pazienti oncologici? Dire alle persone “per le cure dobbiamo aspettare”. Le chiacchiere sono inutili dunque chi lavora in ospedale e ha visto coi propri occhi il film di queste settimane sa che un ospedale è necessario.

QUADRANTE SULLA REALTA’: IL NUOVO OSPEDALE- Il cuore della giornata: la scelta urbanistica

La questione urbanistica, a parte l’esposizione tecnica iniziale dei consulenti che hanno analizzato il sito sul piano idrogeologico e sismico, è entrata ripetutamente nella discussione con un lungo excursus sulla storia del nuovo ospedale che verrà (Roberto Colla) sia con sottolineature sulla incongruità dell’area da vari punti vista.

In primis l’aver scelto un’area esterna alla tangenziale quando il Psc di Piacenza licenziato nel 2017 oltre a non aver indicato nulla a proposito del nuovo ospedale (di cui già si parlava) aveva stabilito che il limite dello sviluppo cittadino fosse la tangenziale, e anche chi ha messo l’accento sul fatto che si “mangia” nuovo terreno agricolo mettendo a terra un ecosistema e una biodiversità utile estremamente utile anche alla città di Piacenza. E poi la preoccupazione che qualora non si realizzi l’ospedale (Mauro Saccardi) l’area possa tornare agricola.

Diverse sottolineature ai problemi viabilistici, alla vicinanza con carcere e i timori che questa scelta possa dare il via a un nuovo sviluppo residenziale di cui non c’è alcuna necessità.

Per contro  altri consiglieri hanno rivendicato la giustezza della scelta e anche la critica di costruire fuori dalla tangenziale (Gianpaolo Ultori) è stata respinta esattamente come i problemi viabilistici classificati come falsi problemi perché anche l’area alternativa (la 5) dopo che non è andato a buon fine un progetto residenziale è tornata ad essere agricola esattamente come la 6.

Alla fine il voto sul primo step – con una parte del consiglio che non partecipa al voto e quindi non viene raggiunta una maggioranza “oltre gli steccati”. Ora sulla variante si apre il tempo delle osservazioni.

PICCOLA APPENDICE

P.S. – Cosa si discuteva intorno all’ospedale alcuni anni fa. Oggi le cose sono molto cambiate. Potrebbe interessare leggere anche l’intervista al professor Cavanna del 3 febbraio 2018

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