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Nel dopo virus un vero green new deal: nuova frontiera pubblica per ambiente, salute, istruzione e digitale

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Nel dopo virus c’è spazio per un vero green new deal che si sviluppi attraverso una nuova frontiera pubblica che progetti su ambiente, salute, istruzione e digitale. Da qui si riparte. In piena crisi da Coronavirus ci si interroga sugli scenari che ci vedranno impegnati quando il rischio i di contagio sarà un ricordo. Sul terreno tanti problemi da affrontare. E con un’ottica diversa. Molto diversa. Parla della sua visione su questo imminene futuro Laura Chiappa presidente di Legambiente di Piacenza.

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C’è un prima del virus; c’è un qui e ora in cui tutto si è fermato e si muore di virus; e c’è un dopo virus tutto da scrivere e da inventare se lo si vuole.

Nella casella del prima c’era un’economia vorticosa, il mito del Pil, della produzione che galoppa all’infinito.

Nella casella del qui e ora c’è naturalmente il dolore che ci accomuna tutti per le persone che vengono continuamente colpite e che soccombono alla malattia e poi c’è qualcosa che non era mai accaduto nell’era contemporanea: il blocco totale delle attività. Dall’oggi al domani si è fermata la nazione. La prima volta nell’era contemporanea.

Nella casella del dopo ci possono stare tante idee nuove tante strade completamente diverse da quelle che abbiamo percorso fino a qui.

Ci vuole il coraggio di girare le spalle alle vie consuete, serve creatività per pensare e proporre un nuovo modello di sviluppo e è indispensabile la convinzione di potercela fare. La determinazione a volercela fare e agire concretamente contro l’inquinamento e salvare l’ambiente.

Photo by Kristen Morith on Unsplash

“E’ questo il vero green new deal se lo si vuole realizzare. La strada mi sembra tracciata e non è senza difficoltà, certo ma è inderogabile”.

Ne è convinta Laura Chiappa, presidente di Legambiente di Piacenza che traccia così un primo profilo di quel dopo virus su cui s’interrogano tanti.

Quindi vedi uno stretto collegamento tra quello che sta succedendo e la questione ambientale?

“Se vi sia un collegamento come molti sostengono sarà studiato e approfondito ancora. C’è un recente studio che lo afferma. E’ quello realizzato dall’università di Bologna e di Bari secondo cui le polveri sottili esercitano un’azione d’impulso alla diffusione del virus. Parte della comunità scientifica e la Regione hanno preso un po’ le distanze perché lo si vuole approfondire. Credo sia giusto, è una cosa molto importante e si approfondisca. Ma questo fatto non ci esime dal fare alcune riflessioni sul domani. Le drastiche misure adottate per attaccare la diffusione del virus hanno messo in evidenza un fatto importante e l’unico commento possibile da fare oggi è che serve , è urgente ed improcrastinabile un radicale cambio di rotta, con l’assunzione di misure drastiche non solo per combattere l’attuale contagio ma per rimuovere le condizioni strutturali che impediscono la necessaria tutela della salute di tutti noi che viviamo nella inquinatissima Pianura Padana”.

La questione delle questioni: l’inquinamento

Restiamo sul punto la relazione con l’inquinamento…

“Come dicevo ora si chiede prudenza e riflessione ulteriore sulla questione dello studio delle università di Bologna e Bari. Ok, va bene la prudenza, (spero che vengano fatti tutti gli studi possibili per approfondire questo tema) di chi sottolinea che è ancora presto per affermare una correlazione perché bisogna studiarla ma vorrei ricordare alcuni dati che sono inconfutabili.

Credo sia giusto ricordare che da anni l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Agenzia europea dell’ambiente denunciano un incremento della mortalità e delle patologie prodotte da inquinamento date dalla diffusione delle polveri sottili, segnalano che queste polveri sottili creano in noi un’irritazione, un’infiammazione a livello polmonare che influisce sul nostro stato di salute.

Una tesi sostenuta anche dalla Società italiana di aerosol che, riguardo allo studio in questione converge sulla prudenza ma in una nota recente aggiunge anche  “si ritiene che la proposta di misure restrittive di contenimento dell’inquinamento come mezzo per combattere in contagio sia allo stato ingiustificato anche se è indubbio che la RIDUZIONE delle emissioni antropiche, se mantenute per lungo periodo, abbia effetti BENEFICI sulla qualità dell’aria e sul clima e quindi sulla salute generale.

Quindi mi chiedo di cosa si stia parlando! Si sa benissimo che da anni la situazione di salute è difficile dal punto di vista polmonare e cardio vascolare a causa delle polveri sottili  e soprattutto ultra-sottili (2,5 pm 1).

Si sa benissimo che ci sono 80mila morti l’anno in Italia e che per questo l’Oms e l’Agenzia europea dichiarano che dei 4 milioni di persone che vivono in aree dove si superano contemporaneamente i limiti di legge di polveri sottili, biossido di azoto e dell’ozono almeno 3 milioni e 700mila vive nell’Italia settentrionale e per questi cittadini l’aspettativa di vita media è di ridotta di tre anni. Ecco di cosa stiamo parlando quando chiediamo che s’inverta la rotta. E sarà un tema del prossimo futuro”.

Non è semplice. Quale governo potrebbe farlo?

“Si può fare, ma è chiaro che occorre rivedere il modello di sviluppo. Del resto queste sono cose che diciamo da almeno 15 anni per non dire 20 anni. E’ chiaro che la politica deve avere un ruolo, deve interrogarsi come intende interagire con un futuro che non può più avere lo schema che ha seguito fino ad ora.”

Cosa c’è dietro l’affermazione nuovo modello di sviluppo? Qualcuno potrebbe pensare che propugnate una sorta di pauperismo o l’abbandono del livello di benessere attuale?

“Un’altra vita è possibile. Quando diciamo rivedere significativamente il modello di sviluppo vogliamo mettere l’accento su un concetto che sta alla base di tutto rendere compatibile il maggior benessere con un minore consumo di risorse. Non è un ossimoro, ma un obbligo. Con forza lo hanno ribadito i ragazzi di Friday for future senza essere purtroppo ascoltati”.

Facile a dirsi, ma come realizzarlo? Fustigando la corsa al benessere e come ci si rapporta con i posti di lavoro?

“Usciamo da schemi stantii. Quando diciamo – e ripeto lo sosteniamo da anni – nuovo modello di sviluppo ci sono dentro sollecitazioni a cambiare strategie per stare su questa terra e per dare questa possibilità anche a chi verrà dopo…e in quello che sosteniamo ci sono milioni di posti di lavoro”.

Photo by National Cancer Institute on Unsplash
Photo by Austrian National Library on Unsplash

Si sono messe a nudo tante fragilità

Questa esperienza ha cambiato il nostro stile di vita. E ha messo in risalto alcune fragilità del sistema quello sanitario e quello informatico. Quel digital devide si cui si parla da decenni che evidentemente non è mai stato affrontato seriamente…

“Quando parliamo di svoltare ci si riferisce anche alla necessità di un piano pubblico per sanità e istruzione. Credo che vadano ripensati questi due sistemi. Sulla sanità negli ultimi anni si è spinto molto sulla privatizzazione in molte regioni. Ora torniamo a ripubblicizzarlo e a ridargli importanza. Prendiamo Piacenza non serve un nuovo ospedale. Serve avere medici, assistenti, serve un sistema diverso che permetta di curarci meglio non sono le strutture a fare la differenza, è quello che c’è dentro. Altrettanto credo sia necessario pensare a piani di connessione digitale per tutto il territorio senza distinzione tra il territorio urbano e quello montano e rurale in modo da permettere lo smart working di cui si è fatto un gran parlare e che stiamo sperimentando solo ora. E’ una soluzione che attiva due elementi virtuosi..”

Quali?

“Bé il fatto che puoi lavorare da casa ed eviti gli spostamenti e gli inquinamenti connessi e dall’altro recuperi anche il tuo tempo nella famiglia e della tua vita pur lavorando ovviamente per l’azienda”

Photo by Sincerely Media on Unsplash

Stai sperimentando dunque lo smart working?

“Sì, ad esempio il mio lavoro si potrebbe fare in qualsiasi punto dell’universo perché è tutto automatizzato e tutto attraverso sistemi. A me anche fuori da questa emergenza starebbe benissimo andare in ufficio un paio di volte la settimana per incontrare i colleghi e i responsabili del mio ufficio e per il resto del tempo lavorare a casa.  Prima d’ora non si riusciva a fare. Nei datori di lavoro resta la convinzione che il lavoratore deve essere controllato altrimenti non lavora. Invece non è così lavori per risultato. Lavorare in remoto permette di avere più tempo io che sono pendolare mi risparmio tutto il tempo del viaggio e in questo modo riconquisti spazi di vita prima dispersi.

Ecco perché credo che anche un piano pubblico per la connessione digitale su tutto il territorio debba essere una partita da giocare. Presto. Subito”.

Non ci sono più scusanti: agire con coraggio

Nel progetto di ripensare il modello di sviluppo s’intaccherebbero tanti interessi

“Sono convinta che la riconversione che potrebbe portare a vantaggi non solo per l’ambiente e la salute dei cittadini, ma anche per l’economia che ne trarrebbe enormi benefici. Sarebbe questo un vero green deal perché si arriverebbe a una reale stagione di benessere non più fondato sul Pil, sulla produzione all’infinito ma su una serie di valori diversi.

Bisognerebbe avere il coraggio di riconoscere quelli che sono i reali interessi della collettività a discapito di interessi che sono ormai consolidati che sono in realtà interessi di parte (di varie parti, ma di parti) e che di solito diventano più importanti di quelli degli interessi della collettività. Ora il “re è nudo”. Non mi sarei mai immaginata che arrivasse in questo modo il punto di svolta. Noi queste cose le diciamo da decenni da 15 anni. Questa tragedia non ci voleva però in tutta questa negatività troviamo la forza per far nascere da un’esperienza terribile un futuro positivo. Cerchiamo di far sì che ci possa essere un cambio di rotta reale”.

Photo by Mohammad Dadsetan on Unsplash

Un impegno anche improntato all’etica…

“Può darsi, ma ci sono fondamenta molto concrete su cui costruire e cambiare. Vuoi un elenco? Eccolo: stop definitivo al consumo di suolo, riqualificazione energetica degli edifici esistenti, piano energetico per il potenziamento della produzione da energia rinnovabile e compatibile, piano dei trasporti per rivoluzionare il sistema della mobilità e potenziare il trasporto pubblico, ferrovie e metropolitane, piano per la ciclabilità dei centri urbani, piano per il recupero dei rifiuti e per lo smaltimento dei rifiuti alternativo agli inceneritori, agricoltura e allevamenti meno intensivi e maggiore valorizzazione dei prodotti agricoli, possibilmente biologici, oggi ricattati dal sistema della grande distribuzione; piano straordinario per la sanità e l’istruzione pubblica, piano straordinario per la ricerca; piano pubblico per la connessione digitale di tutto il territorio, senza distinzioni fra metropoli e territorio rurale e montano, piano per combattere il dissesto idrogeologico e per il recupero e la messa in sicurezza del sistema infrastrutturale esistente, ecc.”.

Un programma politico completo come portarlo avanti con quali gambe e che risorse?

“Ah le gambe… Ripeto, bisogna che la politica cominci a rigiocare il suo ruolo davvero. Adesso il governo metterà a disposizione una grandissima quantità di fondi per il rilancio dell’economia. Ed è giusto perché la situazione è grave e soprattutto per le piccole aziende la situazione è molto pesante. Però ci saranno tantissimi fondi che ci verranno dall’Unione europea e dallo Stato. Molto dipenderà come li useremo questi fondi. Saranno impiegati per riprendere da dove abbiamo lasciato e riprendere quindi le politiche di prima oppure li useremo per ripartire con questa riconversione dell’economia  green cercando di lavorare per uno sviluppo economico diverso? Il nostro incitamento è questo: Cominciamo già da adesso”.

Da dove in particolare prendendo da quella piattaforma?

“Penso a quello che verrà deciso sulle grandi opere per esempio. Saranno gli stessi consigli regionali che dovranno dire qualcosa su questo tema. In specifico il consiglio regionale dell’Emilia Romagna. Dovrebbe indirizzarsi a far ripartire l’economia in questa regione e non andare avanti come se nulla fosse successo.

Al tavolo tutte le intelligenze per rinascere

Svoltare. Per farlo forse sarebbe necessario un gruppo think-tank allo stesso tavolo per ragionare in una prospettiva di cambiamento… O no?

“Credo che in questa fase sia molto importante il ruolo della collettività. Di tutte quelle realtà che già lavorano, sia associative, sia scientifiche. E poi ci sono tanti economisti che già stanno lavorando su queste cose, ci siamo noi che ragioniamo da anni sui temi dell’ambiente con una enorme quantità di proposte… e tante persone, gruppi sono pronti a partecipare se si intende cambiare. Ma cambiare davvero. Ecco sarebbe necessario mettere insieme  queste varie realtà pensanti e soprattutto bisognerebbe che finalmente la politica li ascoltasse. Ci dovrebbe essere un rapporto biunivoco tra chi dice si può fare, ci sono possibilità dal punto di vista industriale, agricolo e chi poi deve fare la normativa e deve decidere come spendere i soldi”.

Un raccordo tra progetto e realizzazione ci deve essere ..

“Deve esserci una rete in cui ognuno ascolta l’altro e per il bene della collettività e si fanno delle scelte. E’ chiaro che se invece si  continuano ad ascoltare i soliti gruppi di potere alla fine tutto quello che verrà fatto sarà esattamente quello che è stato fatto l’anno scorso, dieci anni fa eccetera… Ecco, se abbiamo imparato qualcosa da quello che sta accadendo a noi, a tutta l’umanità colpita da questa pandemia… questo cambiamento deve succedere. Non ho alcuna soluzione in tasca.

Photo by Julia Joppien on Unsplash

Un sistema di vita rivoluzionato

Quindi la gravità della situazione con il coronavirus deve portarci a rivoluzionare il sistema di vita che abbiamo condotto fino a qui. Non ci sono altre strade. E’ così?

“Questa vicenda, molti li hanno detto, tanti lo hanno pensato e certamente tutti ce ne rendiamo conto pone un punto di non ritorno. Questo sì.

Quello che bisogna dire al Governo, alla Regione, ai sindaci è che nel momento in cui adesso si è mostrato chiaramente  che si possono prendere decisioni per difendere la salute pubblica, misure molto drastiche ed è stato gusto così perché la salute è il primo bene da tutelare, allora è possibile prendere dei provvedimenti altrettanto forti per ridurre l’inquinamento atmosferico, il consumo di fossili, il trasporto su gomma, produzione di energia, la combustione dei rifiuti. Chi avrebbe immaginato prima che sarebbe stato possibile bloccare un paese, un’intera nazione… per motivi sanitari… È stato giusto farlo. Impariamo da questo per avere il coraggio, finita questa emergenza di assumere E per quel che riguarda i provvedimenti salv’ambiente sarebbero meno gravi, meno impattanti sulle persone. Però bisogna muoversi nella direzione di modificare radicalmente il sistema di produzione economica…

A Piacenza di coronavirus si muore di più che nel resto del Paese. Cosa pensi di questa situazione?

“E’ un dato terribile e ben vengano  le misure radicali assunte per contenere il contagio, assolutamente necessarie. Ci sarà il tempo, finita questa emergenza, per fare una riflessione doverosa e necessaria  sulle possibili  cause sia sanitarie che ambientali per capire perché in alcune aree come ad esempio Piacenza  la virulenza sia stata molto più forte che in altre. E’ un dovere nei confronti dei cittadini”.

info@antonellalenti

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