LETTURE

LETTURE – Atimpùri

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PENSIERI PER VIAGGIARE IN TEMPI DIFFICILI 8- Per la prima comunione, che si faceva in chiesa a sette anni, ci vestivano da marinaretti; e le bambine in bianco. Quando venne il mio turno e dovetti andarmi a confessare per la prima volta, mi era ben chiaro che dovevo confessarmi anche delle brutte cose, anni e anni, una vita intera di brutte cose: ma come, con che parole? Me lo insegnò la Norma.

Lei aveva fatto la comunione qualche anno prima, e per un po’ aveva poi scansato i giochi proibiti, a cui tornò in seguito solo di rado e riluttando. Ci trovammo in cortile e passeggiando su e giù la Norma mi confidò la formula con cui ci si confessa. La imparai bene a memoria e a suo tempo la ripetei al padre: “Atimpùri”. Agli adulti e ai preti il gioco creduto segreto era notissimo; ma lo chiamavamo così.

Ogni confessore aveva il suo stile e le sue preferenze; così si cercava di scegliere questo o quello a seconda dei peccati della settimana. Don Antonio era magro e mite, aveva un vocino tremulo ed emanava un’aria di tale innocenza e compostezza che sinceramente ci dispiaceva di doverlo andare a turbare con le nostre cattiverie. Però quando ci si andava, la confessione riusciva delle più facili.

Si parlava delle disobbedienze, dei ritardi alla messa, dei litigi, delle parolacce, si divagava tanto per guadagnar tempo, sempre col pensiero al punto cruciale. Finalmente don Antonio poneva la Domanda, che solo lui a Malo faceva a quel modo: “Hai mancato contro la Santa Modestia?”.

Era una sua perifrasi personale per gli atimpùri; e la formula delicata permetteva risposte altrettanto delicate, uno scambio di idee tra gentiluomini. E così, senza usare termini impropri, pultitamente come in un questionario (“Quante volte?” “Nove” “Da solo o con altri?” “Con altri” “Con altri o con altre?” “Con altre”) ci si trovava ad aver finita la confessione e assolti, e solo tre salveregine da dire. Poi via di corsa a godersi qualche ora di innocenza totale, con la deliziosa certezza di fare, se capitasse stasera, una buona morte, di entrare nel coro degli angeli.

Luigi Meneghello Libera nos a Malo, Rizzoli

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