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Dimmi cosa compri e ti dirò chi sei

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Dimmi cosa compri e ti dirò chi sei. E allora un indice che l’Istat anno dopo anno diffonde ci dà qualche indicazione sui comportamenti e quindi su quello che siamo il paniere serve per definire l’indice annuale dell’inflazione sulla base dei prezzi al consumo dei prodotti di maggior utilizzo.  Se i generi alimentari e le sigarette sono stati per tanto tempo un nucleo solido dei beni di consumo ora che cosa li ha soppiantati? Verso quali altri prodotti si indirizzano i nostri gusti di consumatori?

Più costi per lavanderia e smalti semipermanenti

Ad arricchire la gamma dei prodotti che rappresentano consumi consolidati, sono inclusi nel paniere il servizio di lavatura e stiratura camicia (tra i servizi di lavanderia abiti) e l’applicazione dello smalto semipermanente (tra i trattamenti di bellezza).

trasporto si fa strada monopattino e auto elettrica

Di anno in anno il paniere cosiddetto è cambiato, si è arricchito di nuovi beni di consumo. E quindi ecco che per il 2020 l’Istat indica tra i mezzi di trasporto, le automobili elettriche e ibride elettriche e il Monopattino elettrico e, tra i servizi di ristorazione, il Sushi take away e la consegna pasti a domicilio. Entrano poi nel paniere il Servizio di barba e baffi, i trattamenti estetici per uomo e gli apparecchi acustici.

Ogni anno l’Istat rivede l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo, aggiornando contestualmente le tecniche d’indagine e i pesi con i quali i diversi prodotti contribuiscono alla misura dell’inflazione.

L’aggiornamento dei beni e servizi compresi nel paniere tiene conto delle novità emerse nelle abitudini di spesa delle famiglie, dell’evoluzione di norme e classificazioni e in alcuni casi arricchisce la gamma dei prodotti che rappresentano consumi consolidati.

Tra le principali novità del 2020 che segnala Istat è l’ampliamento dell’utilizzo dei prezzi registrati alle casse mediante scannerizzazione dei codici a barre (scanner data) a nuovi canali distributivi del commercio al dettaglio della Grande distribuzione organizzata (GDO). Si tratta, con riferimento ai beni alimentari confezionati e ai beni per la cura della casa e della persona, dei discount, delle piccole superfici di vendita e degli specialist drug che si aggiungono così a ipermercati e supermercati.

Molti si chiederanno come sia possibile sintetizzare in un elenco le preferenze di acquisto e quindi le tendenze di consumo che hanno globalmente i consumatori. Per arrivare a quella sintesi ci sono alcuni sistemi di calcolo che Istat illustra

L’Istat infatti nel suo lavoro annuale produce tre diversi indici dei prezzi al consumo:  uno riguarda l’intera collettività nazionale (NIC), uno si riferisce alle famiglie di operai e impiegati (FOI) e l’ultimo riguarda l’indice armonizzato europeo (IPCA).

Nel paniere del 2020 – segnala Istat – utilizzato per il calcolo degli indici NIC (per l’intera collettività nazionale) e FOI (per le famiglie di operai e impiegati) figurano 1.681 prodotti elementari (1.507 nel 2019), raggruppati in 993 prodotti, a loro volta raccolti in 410 aggregati.

Per il calcolo dell’indice IPCA (armonizzato a livello europeo) si utilizza invece un paniere di 1.700 prodotti elementari (1.524 nel 2019), raggruppati in 1.012 prodotti e 414 aggregati.

Non sappiamo cosa indicano le sigle ecco una legenda

Il NIC misura l’inflazione a livello dell’intero sistema economico; in altre parole considera l’Italia come se fosse un’unica grande famiglia di consumatori, all’interno della quale le abitudini di spesa sono ovviamente molto differenziate. Per gli organi di governo il NIC rappresenta il parametro di riferimento per la realizzazione delle politiche economiche.

Quindi il FOI si riferisce ai consumi dell’insieme delle famiglie che fanno capo a un lavoratore dipendente (extragricolo). È l’indice usato per adeguare periodicamente i valori monetari, ad esempio gli affitti o gli assegni dovuti al coniuge separato;

Infine l’IPCA è stato sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. Infatti viene assunto come indicatore per verificare la convergenza delle economie dei paesi membri dell’Unione Europea, ai fini dell’accesso e della permanenza nell’Unione monetaria.

Altra curiosità: che differenze ci sono tra le varie sigle?

I tre indici si basano su un’unica rilevazione e sulla stessa metodologia di calcolo, condivisa a livello internazionale.

NIC e FOI si basano sullo stesso paniere, ma il peso attribuito a ogni bene o servizio è diverso, a seconda dell’importanza che questi rivestono nei consumi della popolazione di riferimento. Per il NIC la popolazione di riferimento è la popolazione presente sul territorio nazionale;  per il FOI è l’insieme delle famiglie residenti che fanno capo a un operaio o un impiegato.

L’IPCA ha in comune con il NIC la popolazione di riferimento, ma si differenzia dagli altri due indici perché il paniere esclude, sulla base di un accordo comunitario, le lotterie, il lotto e i concorsi pronostici.

Un’ulteriore differenziazione fra i tre indici riguarda il concetto di prezzo considerato: il NIC e il FOI considerano sempre il prezzo pieno di vendita. L’IPCA si riferisce invece al prezzo effettivamente pagato dal consumatore. Ad esempio, nel caso dei medicinali, mentre per gli indici nazionali viene considerato il prezzo pieno del prodotto, per quello armonizzato europeo il prezzo di riferimento è rappresentato dalla quota effettivamente a carico del consumatore (il ticket). Inoltre, l’IPCA tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo (saldi e promozioni).

fonti Istat.it

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