LENTI A CONTATTO

Da un Pd liofilizzato a un Pd quasi polverizzato

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LENTI A CONTATTO, TERZO MILLENNIO: QUALE POLITICA – Un altro pezzo si stacca e non si può neppure dire “c’eravamo tanto amati”. Si stacca Renzi e, dopo Bersani e Calenda, il Pd più che un partito diventa una galassia di egocentriche velleità politiche. Dimostrando ancora una volta che non la “vocazione maggioritaria” ma quella allo spezzatino era in effetti la cifra di un partito nato nel 2008 che, sulla falsariga di suggestioni anglosassoni incarnate da Veltroni, pensava a una unità d’intenti tra due famiglie classiche italiane: gli ex Dc e gli ex Pci. Dieci anni e tutto si è polverizzato. Questo corpaccione (molto dimagrito) nato da una pulsione ideale che voleva partire dalle famiglie socialcomuniste e cattoliche, ha stentato ad affermarsi nella pratica. Resta una chance: congresso, scioglimento, ricostruzione o meglio rifondazione di un partito che metta al centro le emergenze del nostro tempo: diritti universali, ambiente alla canna del gas, nuovo modello di sviluppo per uscirne vivi. Ma ci vorrebbe un certo coraggio, meno opportunisti e tanti pensatori.

Un passo indietro al partito liofilizzato

Liofilizzata è sostanza solubile a qualsiasi liquido, sostanza con un  sapore proprio, con alle spalle un passato che non è più.  Liofilizzata è sostanza secca, priva di elementi vitali capaci di renderla autonoma. Mai dire mai.Se avessi dovuto definire lo stato fisico del Pd alcuni mesi fa sarebbe stata questa l’immagine a cui avrei pensato come la più consona attingendo a una facile metafora alimentare. In queste ultime settimane quella suggestione si è fatta ancora più vera.

Se guardo al Pd ancora mi fa venire in mente l’immagine di una sostanza liofilizzata che ora, dopo aver ripreso forma mi sembra attonita direi incredula di aver trovato un liquido sulla propria strada attraverso il quale ha potuto riprendere una forma vitale. Vita nuova. Non importa quale e quanta. Vita è vita e benvenga.

Gli errori non cercati e mai metabolizzati

La foto di ieri (è di moda riferirsi alle foto per fissare un passaggio storico nel mondo politico) ritraeva un Pd seduto sui loggioni, una posizione che segnava la distanza ampia e profonda da un ex elettorato che ha preferito restare a casa oppure, ancora più dura, ha preferito segmentarsi altrove, verso cinque stelle la prima scelta ma anche la Lega non è stata disdegnata. Tutto pur di allontanarsi dal Pd. E si stentava a capire (loro stessi non si sono interrogati) che cosa avrà mai fatto questo Pd che pure aveva ridotto lo spread, che pure attraverso i suoi leader dava numeri confortanti su tutto? Hanno snocciolato cifre, raccontato un profilo di un italiano medio in cui l’italiano medio non s’identificava per nulla (complice certo anche la propaganda). Anzi l’italiano medio è riuscito a pensare persino di essere stato dimenticato dai suoi governanti dai suoi rappresentanti… Quando il linguaggio diventa un terreno su cui non capirsi. Questo è uno di quei casi.

Quel Pd è rimasto immobile – come farebbe un partito liofilizzato – per un anno e mezzo pur con un nuovo segretario, nuovo gruppo dirigente ma con un impegno mai assolto: capire perché dalle stelle era sceso nelle stalle.

Per un anno e mezzo tutti gli osservatori, a turno nessuno escluso, giù a criticare, a vedere sgambetti dietro le quinte a controllare le dinamiche di potere interno al partito che, nonostante l’arrivo di qualche faccia nuova, veniva assegnato sempre ai grandi burattinai dei tempi dello splendore.
Il Pd, si è detto fino alla noia, rifiutando l’accordo con i pentastellati si era votato all’isolamento più totale e irreversibile.

Dalla fine annunciata alla rivitalizzazione coi 5Stelle

E del Pd si pronosticava una fine annunciata soprattutto si inanellavano considerazioni “renzicentriche” secondo le quali il vero dominus era ancora lui, Matteo Renzi, indicato come la causa di tutti i mali di questi ultimi anni dopo essere stato portato agli altari come solo Berlusconi prima e ora Salvini.

C’è chi scende e c’è chi sale e la svolta può arrivare repentina. E’ ciò che è avvenuto ad agosto con un cambio di scena che ha modificato la trama in commedia e che riserva ancora non poche sorprese. Quel Pd liofilizzato, quasi uno scherzo del destino, si ritrova in prima fila a calcare la scena internazionale senza aver fatto alcuno sforzo. Quello stato liofilizzato ha trovato un liquido entro cui sciogliersi e ha ricominciato a prendere sostanza. Come uno Zelig, infatti, il Pd risvegliato dal lungo sonno con l’accordo programmatico con i 5 Stelle sembra aver cambiato pelle. Sembra aver assunto qualche vaga connotazione di sinistra che da decenni non si sentiva provenire da quell’area politica assolutamente ingessata alla rincorsa della forma centrista ritenuta così foriera di successi in un paese come l’Italia. Salvo smentite raccolte in questi ultimi anni.

…poi arriva la polverizzazione del Pd

Fin qui il partito liofilizzato ma poi si apre un altro capitolo e l’attenzione si sposta sull’altra questione: la polverizzazione del Pd. Capitolo tutto da scrivere. L’ultima sorpresa (tanto sorpresa poi non è) arriva da chi ha spinto perché il Pd uscisse dallo stato liofilizzato e ora è come se dicesse “grazie per avermi ascoltato, ora arrangiatevi da soli”. Così Renzi se ne va. Qualche domanda resta. Che fa il Pd inconsapevolmente nel governo appena nato? Quali sostegni avrà in parlamento visto che chiunque sa che i parlamentari sono in maggioranza renziani? E’ chiaro che tutto questo apre una stagione nuova. Anche il Pd prima o poi dovrà rendersene conto.

info@antonellalenti.it

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