LENTI A CONTATTO

Siamo vecchi, ostili al dinamismo e i numeri ci parlano. Ascoltiamoli

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QUADRANTE SULLA REALTA’ : DEMOGRAFIA (1)- Le istantanee di Piacenza, dell’Emilia Romagna e dell’Italia possono far capire tante cose. Vediamo un po’ di andare a fondo con qualche numero.

Quando si dice che una popolazione invecchia i dati di riferimento rientrano in alcune categorie (Indice di vecchiaia, indice di dipendenza strutturale, indice di ricambio della popolazione attiva ecc…) che gli statistici raccolgono confrontano e servono come tavola su cui ritagliare la fisionomia che si sta delineando per un paese. Di recente ho intervistato per Libertà la professoressa Elsa Fornero che ha firmato la contestatissima legge di riforma pensionistica che dall’oggi al domani innalzato l’età del pensionamento. La professoressa ha spiegato in che misura alla base di quella sofferta decisione (si ricorderanno le sue lacrime nell’annunciarlo al Paese accanto al presidente del consiglio Mario Monti) vi sia proprio il problema demografico italiano, presente, seppure a macchia di leopardo, in tutto l’Occidente industrializzato.

La risposta in termini pensionistici all’invecchiamento della popolazione – disse nell’intervista la professoressa Elsa Fornero (a fianco la pagina con l’intervista uscita con Libertà, il quotidiano di Piacenza. Sito online: http://www.liberta.it) –  non può essere che una sola: aumentare l’età di pensionamento. Si vive di più e si deve anche lavorare di più perché la pensione è il riflesso dei contributi che si pagano durante la vita attiva. Nella lunga conversazione che ho avuto con l’economista uno dei temi affrontati è stato il declino dell’Italia di cui tutti parlano e la domanda per la professoressa è stata: ci spieghi quanto quel declino sia reale e quanto invece sia alimentato da una sensazione che strada facendo si consolida, si inspessisce e diventa reale. Non ha avuto dubbi la professoressa Fornero nell’affermare che il declino del nostro paese è reale. Realissimo.

Il declino dell’Italia è reale disse in quella circostanza e si evidenzia nei numeri dell’economia stentata e negativa, nell’occupazione che non cresce e non si fa del mercato del lavoro un qualcosa di inclusivo in cui si arrivi all’integrazione dei soggetti deboli. E successivamente ha sottolineato lo scadimento della vita civile: quando un paese si lamenta molto significa che c’è un livello di insoddisfazione generale tuttavia non si riesce a trovare la chiave di lettura di questo malessere e non si riescono a individuare i percorsi. Ecco il compito della politica secondo la professoressa è quello di fornire percorsi strategici, serve una politica che abbia una visione lunga.

E invece si fanno i conti con una politica elettoralistica che si alimenta di giorno in giorno e che ci porta a essere perennemente in campagna elettorale e in questo modo non può avere visione di lungo termine. Alla base del nostro declino, e non è soltanto economico è anche declino di senso civico e di valori etici c’è la corruzione. E la cultura dell’anti corruzione non è così radicata come meriterebbe nella società e nella classe dirigente del Paese. Politica e no. Se parliamo di declino va detto che questo si alimenta da vent’anni e in questa fase non lascia fuori nessuna categoria. In tutte le categorie in tutte le aree il declino tocca tutto, imprenditoria, dirigenti, professori, magistratura… c’è un malessere profondo del quale dobbiamo essere consci se ne vogliamo uscire altrimenti metteremo sempre pannicelli caldi o continueremo a comprare patacche come se fossero soluzioni ai nostri problemi di lungo tempo.

E’ dalle considerazioni sul declino che mi sono domandata quale incidenza potrebbe avere la demografia e quali sono le domande che gli statistici si fanno per costruire le considerazioni che annualmente ci comunicano e che alla base hanno sempre un ammonimento: attenzione e allarme per un paese che non cresce dove la curva dei nati è scesa sotto quella dei morti. Domande che investono anche la situazione provinciale e regionale.

Ecco in sintesi alcuni dati significativi tratti dal sito www.tuttitalia.it che analizza, sulla base dei dati raccolti dai comuni, l’andamento demografico. Ecco dunque in questa prima puntata alcuni dati a confronto partendo dalla città di Piacenza mettendo a confronto il comportamento della sua provincia e via via ampliando l’orizzonte la Regione Emilia Romagna e poi l’Italia.

E’ l’indice di vecchiaia a rappresentare il grado di invecchiamento di una popolazione. L’indice si forma nel rapporto percentuale tra il numero degli ultra65enni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni. Secondo quanto pubblicato nel sito Tuttitalia.it nel 2018 l’indice di vecchiaia per il comune di

  • Piacenza dice che ci sono 191,2 anziani ogni 100 giovani
  • In provincia si alza ancora di più  ed è pari a 195,8 anziani ogni 100 giovani.
  • In Emilia Romagna  nel 2018 l’indice di vecchiaia per ha segnalato 180,1 anziani ogni 100 giovani.
  • In Italia, nel 2019 l’indice di vecchiaia dice che ci sono 173,1 anziani ogni 100 giovani.

Da cosa nasce cosa e questo elemento porta con sé un’altra valutazione che gli statistici chiama Indice di dipendenza strutturale che in pratica misura il grado e il peso dei servizi sociali adeguati per una popolazione con un alto indice di vecchiaia. Sempre considerando la situazione della città di

Piacenza viene valutatoil carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni). Ad esempio – si spiega – teoricamente (perché il riferimento è fatto in base all’età e non in base al dato della disoccupazione legato a valori economici e non demografici) a

  • Piacenza nel 2018 ci sono 60,1 individui a carico, ogni 100 che lavorano.
  • Per la provincia di Piacenza nel 2018 erano 60,0 gli individui a carico, ogni 100 che lavorano.
  • In Emilia Romagna il dato si abbassa e nel 2018 c’erano 58,9 individui a carico, ogni 100 che lavorano.
  • In Italia nel 2019 ci sono 56,3 individui a carico, ogni 100 che lavorano. In pratica in base ai dati anagrafici c’è un maggior numero di persone che pone un problema di “dipendenza strutturale” rispetto a quelle che non lo pongono. Da qui naturalmente conseguono una serie di scelte politiche di servizi che interroga pesantemente le scelte in merito al welfare del futuro.

Altro pilastro delle analisi della struttura della popolazione è l’indice di ricambio della popolazione attiva. Si valuta il rapporto tra la popolazione che è in procinto di andare in pensione (60-64 anni) e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro (15-19 anni). Secondo i dati matematici una popolazione attiva è considerata giovane quanto più l’indicatore è inferiore a 100.

Quanto a

  • Piacenza nel 2018 l’indice di ricambio era di 141,3 e significa che la popolazione in età lavorativa è molto anziana.
  • In provincia di Piacenza nel 2018 l’indice di ricambio è 146,5.
  • In Emilia-Romagna nel 2018 l’indice di ricambio è 140,5 e anche in questo caso la popolazione in età lavorativa è molto anziana.
  • In Italia invece nel 2019 l’indice di ricambio è 132,8. La valutazione dunque non cambia. Il dato, segnalano i demografi, indica che la popolazione in età lavorativa è molto anziana.

Quanti siamo: Identikt della  città di Piacenza.

I residenti al 31 dicembre 2018 erano 103.942 un aumento di 860 unità in termini assoluti pari a 0,83% in più. Le famiglie presenti in città sono 48.289 con 2,13 componenti e l’età media è di 45,7. Gli stranieri . il dato si riferisce al 2019 – sono 19.915 pari al 19,2% della popolazione residente. I cittadini stranieri più numerosi provengono dalla  Romania con il 12,2% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, quindi dall’Albania (12,0%) e infine dalla Repubblica di Macedonia (8,4%).

Quanti siamo: identikit della provincia di Piacenza

Al 31 dicembre 2018 la popolazione della provincia era di 287.152 con 130.240 famiglie con 2,19 componenti ciascuna e l’età media è di 46,2. In provincia gli stranieri sono (dato 2019) 42.301 che rappresentano il 14,7% della popolazione. Come per la città anche in provincia la comunità più numerosa proviene dalla Romania con il 16,8% quindi dall’Albania con il 13,8% e dal Marocco col 10,3%. Andando a fondo nei dati sulla struttura della popolazione si evince che l’età media della provincia di Piacenza è di 46,2 anni che gli over 65 sono sul totale dei residenti  71.208 che i giovani tra 0.14 sono 36.365 e che la popolazione tra i 15 e i 64 anni (età lavorativa) sono 179.208.

Quanti siamo: identikit della regione Emilia Romagna

In Emilia Romagna siamo 4.459.477 residenti negli ultimi tre anni si è registrato un aumento di popolazione con un + 6.848 nel 2018 sul 2017. Le famiglie sono 2.016.419 con 2,19 componenti per famiglia e l’età media è 45,5. Gli stranieri residenti in Emilia-Romagna al 1° gennaio 2019 sono 547.537 e rappresentano il 12,3% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 17,2% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dal Marocco (11,2%) e dall’Albania(10,6%). Provengono dall’Europa 270.779 pari al 49,45%; dall’Africa 145.986 pari al 26,66; dall’Asia 109.755 pari al 20,05; dalle Americhe 20,860 pari al 3,81%; dall’Oceania 107 pari allo 0,02%. 50 sono gli apolidi.

Quanti siamo: identikit dell’Italia

Nel 2018 la popolazione residente in Italia era di 60.359.546 con un calo rispetto all’anno precedente di 124.427 con 26.081.199 di famiglie di 2,30 componenti ciascuna dato in costante calo a partire dal 2003 quando era stato rilevato in 2,52. L’età media aggiornata al 2019 è di 44,9 anni. Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2019 sono 5.255.503 e rappresentano l’8,7% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania con il 23,0% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’Albania (8,4%) e dal Marocco (8,0%). Gli stranieri provenienti dai paesi europei sono 2.639.447. Provengono dall’Africa 1.140.012 persone. Dai paesi asiatici invece le presenze sono 1.092.840 e dal Sud America 380.146. 2.236 dall’Oceania e 822 sono considerati apolidi.

(1- continua…)

*La fonte dei dati qui riportati è tratta dal sito www.tuttitalia.it

Photo by Stéphane Juban on Unsplash

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