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Giostra politica col fiatone e attacchi di panico. Buona vita al Belpaese

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Ritratto-caricatura di una cittadina in affanno.

TERZO MILLENNIO, QUALE POLITICA – Forse non è aria. Ma cimentiamoci ugualmente. Di questi tempi a parlare di politica si rischia di non approdare a nulla. Complicato capirci qualcosa anche per chi ha il debole di avere questo scapestrato interesse diciamo culturale (in senso lato, evidentemente). Bene.

Chi sta a osservare gli accadimenti ha il fiatone e dubita seriamente delle proprie capacità fisiche: “Oddio ho perso il fiato, sono alla frutta!” è il pensiero che via via si sedimenta dentro di te alla 150esima volta che senti citare nell’arco di una giornata i nomi dei vicepremier di turno presenti in tutte le salse per competere in una corsa infinita di gradimenti.

E attenzione: il fiatone non viene ai benpensanti che giudicano quello che sta avvenendo nel Belpaese stando ai piani alti dell’Europa. No, quelli probabilmente hanno già staccato l’auricolare decretando che della piattaforma Italia si tornerà a parlare quando deciderà di rientrare dalla deriva e quando sulla piattaforma si sarà capito che il gioco è bello quando è corto. In quel momento si faranno risentire e allora i benpensanti dei piani alti europei riavvolgeranno il nastro della storia. Forse.

Intanto però ai malcapitati interessati alla politica nostrana comincia a mancare il fiato. E per forza a voler stare in pista e seguire le “finte” su cui ti impegnano i protagonisti della politica c’è di che stancarsi. Tra una corsa a lato, un passo indietro, un passo in avanti e tre capriole, capitomboli, ruzzoloni e salti mortali avvitati viene il fiatone e, come chi sta finendo una lunga maratona con l’obiettivo di portare a casa sana la pelle, si resta frastornati oltre che sudati dalla testa ai piedi e una doccia è la degna conclusione. Doccia quasi sempre fredda. Gelata. Esattamente è la sensazione che si prova quando si parla di elezioni prossime venture.

Ingenui cittadine/i che ancora si dicano convinti che le elezioni siano una cosa seria rischiano presto di ricredersi quando da un momento all’altro arriva la notizia, inaspettata, inattesa quanto meno. Tanto più senza individuare a causa di quale inceppamento o quale bastone tra le ruote sia stato messo sulla via spedita e celere che sembrava aver preso il convoglio italico.  Così arriva d’imperio la decisione.

“Contrordine non va tutto bene, si voti!”

“Come, lo abbiamo fatto appena un anno fa”.

“Sì, ma la fotografia del paese non è più la stessa. Il parlamento ha percentuali invertite e quindi chi comanda ora non ha più gli stessi voti, lo hanno detto le ultime europee e quindi non vale. Al gioco non ci sto più”.

Elezioni-elezioni-elezioni… che danno sempre nuovi risultati rispetto a quelli incassati pochi mesi prima merito o colpa di un elettorato “volatile” si dice. Epperfffforza che è volatile la tentazione di evadere da tanta confusione è comprensibile e più che giustificata (elezioni-elezioni-elezioni, ma a ogni tornata il numero di chi non vota è sempre più alto).

Comunque ogni nuovo risultato (che cambierà di lì a poco c’è da giurarci) viene celebrato, nell’immediato, come solido-solido che più solido non si può ben sapendo già che poi basterà un sospiro, un piccolo soffio e alé finisce inevitabilmente sulle sabbie mobili e la solidità se ne va in cantina. Poco male, sale quello, sprofonda questo? Basta dare il via a un altro giro di giostra: elezioni-elezioni-elezioni… all’infinito. Il destino sembra scritto.

Così al fiatone si aggiunge anche il mal di testa.

Eppure l’importanza dei programmi diventano l’ossatura per il prossimo futuro grande impegno che si preannuncia granitico. I programmi sono presentati come fossero annunci messianici di quel che serve, in realtà spesso è tutto quello che ci sarebbe servito (a essere generosi) almeno una manciata di decenni fa e mai si è fatto e mai si farà (leggasi evasione fiscale). La macchina riprende a funzionare: strette di mano programmi-contratti firmati col sangue la foto della rimessa in moto è scattata e si fila liscio.

Tutti ad applaudire, facce sorridenti ad uso della circostanza e poi… tempo qualche mese e la bella facciata comincia a dare segni di stanchezza e improvvisamente la sensazione si fa certezza: il copione visto e stravisto e anzi compatito ennemila volte, andrà in scena di nuovo. “Colpa sua”, “No colpa tua”. Le sabbie mobili ingoiano presto anche la felice famigliola politica appena promossa. Tempo pochi mesi e diventeranno di dominio pubblico i difetti degli uni e quelli degli altri.

Intanto al fiatone, al mal di testa si aggiunge un dolore forte alla schiena e qualche giorno dopo, nel tentativo di convincere qualcuno vicino a te che vale ancora la pena crederci, ti viene una gran fitta al petto, gli occhi si fanno rovesciati, spaventi gli astanti che ricorrono ai soccorsi…

In un innaturale dormiveglia senti una sirena “IHHHHHHHHH” rumori di metallo, ti senti sballonzolata a destra e a sinistra. Apri gli occhi e ti ritrovi a casa infiacchita, indebolita dalla brutta esperienza. “In ospedale non c’erano medici pare che manchino ovunque. Ci hanno detto che con qualche respiro profondo può passare questo attacco. Non era attacco di cuore. Era panico”. Buona vita al Belpaese.

Photo by Antonella Lenti

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