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Poveri di cultura, ricchi di polveri sottili. Piacenza, il Benessere equo e sostenibile mostra tanti chiaro-scuri

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QUADRANTE SULLA REALTA’: DEMOGRAFIA (2) – Venti province, sette città metropolitane , 12 regioni. Sono la vasta platea di istituzioni messe in controluce e la cui scannerizzazione ha portato alla redazione di un dossier che propone l’immagine dei territori stessi valutando il loro benessere eco sostenibile, acronimo BES. Dei contenuti che riguardano la provincia di Piacenza* hanno recentemente parlato tutti i media anche locali. Il report che è frutto della collaborazione di una rete formata dagli Uffici di Statistica delle Province e delle Città metropolitane che è supportata da gruppi di lavoro cui partecipano rappresentanti degli enti locali coinvolti. Hanno partecipato alla stesura del documento la Provincia di Piacenza, Sistan – Sistema statistico nazionale; UPI– Unione province italiane; CUSPI– Coordinamento degli Uffici di Utatistica delle province d’Italia e ANCI– Associazione nazionale comuni italiani. L’elaborazione dei dati è stata curata dal coordinamento di progetto e la fonte ufficiale sono i dati pubblicati nell’ambito dei progetti nazionali Istat sul Benessere equo e sostenibile.

Il rapporto di cui si propone una sintesi, fotografa la situazione di alcune città del Nord, del Centro e del Sud, piccole, medie, medio grandi e grandi fino a comprendere città metropolitane come Roma, Milano e Bologna. Questa la lista: Vicenza, Alessandria, Treviso, Cremona, Mantova, Rovigo, Piacenza, Parma, Ravenna Genova, Lucca, Firenze, Rimini, Pesaro-Urbino, Ancona,Siena, Grosseto, Benevento, Napoli, Potenza, Matera, Bari, Trapani e Lecce.

Il documento consegna una fotografia della città e della provincia di Piacenza che dovrebbe impegnare le istituzioni a mobilitarsi per completare le parti mancanti e migliorare le performance più deludenti. A un primo colpo d’occhio inequivocabile il deficit della qualità ambientale con i dati di sforamento delle PM10 90 giorni per Piacenza e 40 per Emilia Romagna e il resto d’Italia e della quantità di verde pro capite che per i piacentini si ferma a 27 metri quadrati. Troppo poco. Troppo alto invece resta sia in rapporto alla Regione sia in rapporto all’Italia il dato sull’emigrazione sanitaria e in fatto di salute il dato di mortalità per tumore e per incidenti stradali. E ancora si mette in evidenza un problema di sicurezza ma non si tratta di quel sentire allarmante da cui tutti siamo contaminati. La sicurezza di cui si parla è quella stradale: alto il numero dei morti in rapporto alla Regione e al resto del paese. Insomma più di in interrogativo per mettere in campo politiche serie e correre ai ripari. Ma via via saranno qui proposte le tabelle più significative. La ricerca i cui risultati si trovano nel sito è www.besdelleprovince.it è stata avviata nel 2013 e nella piattaforma menzionata si possono trovare tutti i dati  delle pubblicazioni precedenti fino ad ora realizzate (2013, 2014, 2015, 2017).

GLI INDICATORI- Tra gli indicatori considerati per elaborare la ricerca sono stati considerati la struttura del territorio, i dati anagrafici territorio provinciale con la dinamica della popolazione (struttura e mobilità). Analizzato inoltre l’aspetto economico mettendo a fuoco la struttura del sistema produttivo e la ricchezza disponibile. La dinamicità sociale presente e anche la qualità dei servizi presenti insieme, come si diceva alla quantità di polmoni verdi di cui ogni piacentino può dirsi proprietario: scarso tanto da farci dire che se siamo ricchi per altri aspetti siamo poveri di verde come anche scarso è anche il pacchetto del patrimonio culturale. Contraddizioni e valori la cui conoscenza è utile per arricchire il nostro bagaglio di cittadini.

LA SPERANZA DI VITA alta sì, ma con molte insidie

  • Gli indicatori sullo stato di salute della popolazione evidenziano per il territorio della provincia di Piacenza una situazione nel complesso discreta, contrassegnata da luci e ombre.
  • La speranza di vita alla nascita dei residenti è in linea con il dato nazionale e regionale, sia nel complesso (indicatore n. 1: 82,8 anni, contro gli 83,2 dell’Emilia-Romagna e gli 82,7 dell’Italia), sia per quanto riguarda la componente maschile (indicatore n. 2: 80,6 anni) e femminile (indicatore n. 3: 85,1 anni).
  • Più critica appare invece la situazione relativamente alla mortalità per incidenti di trasporto riferita alle persone di età compresa tra 15 e 34 anni (indicatore n. 4), che, con un tasso di 1,3 per 10.000 abitanti a livello provinciale, è quasi doppia a confronto con lo 0,8 – 0,7 che si registra invece a livello regionale e nazionale.
  • Da tenere monitorato risulta poi il dato sulla mortalità per tumore dei 20-64enni (indicatore n. 5: 9,2 morti per 10.000 abitanti), allineato verso l’alto al dato nazionale (9,0), e più elevato di quello dell’Emilia- Romagna (8,6).
  • Certamente più confortante – nel confronto con gli altri contesti – è il dato sulla mortalità per demenza e malattie correlate riferito alla popolazione con oltre 64 anni (indicatore n. 6: 22,7 morti per 10.000 abitanti), inferiore di quasi il 20% rispetto alla media regionale e nazionale (circa 28 morti per 10.000 abitanti).

Giovani, né lavoro né studio e poco laureati

Interessante anche il dato relativo alla scolarizzazione e della ricerca del lavoro da parte dei giovani a Piacenza in rapporto all’Italia (nel grafico è sempre espressa con valore 100, quindi la barra di riferimento centrale) le barre arancione e blu sono relative rispettivamente a Emilia Romagna e Piacenza.

I seguito la lettura che compie il rapporto BES

  • Per  “Istruzione e Formazione”, gli indicatori in esame consegnano un quadro riferito al territorio piacentino dove emergono punti di forza e punti di debolezza. Tra i primi va menzionato il livello di competenza alfabetica degli studenti (indicatore n. 4), che con un punteggio medio pari a 205,8 risulta superiore sia a quello dell’Emilia-Romagna (203,9) che a quello dell’Italia (198,5).
  • Sul livello di competenza numerica (indicatore n. 5), la situazione per la provincia di Piacenza è sempre positiva, con un valore (208,9) in questo caso allineato al dato regionale (208,3), ma sempre superiore al corrispondente dato nazionale (199,2).
  • Un altro punto di forza della situazione locale può essere annoverato nella bassa incidenza (16%) di giovani di età compresa tra 15 e 29 anni con non studiano e non lavorano (i cosiddetti Neet) (indicatore n. 1), un dato che è coerente con quanto si rileva mediamente in Emilia-Romagna (15,7%), ma decisamente inferiore a quello medio nazionale (24,3%). Stesso discorso per la quota di popolazione residente con almeno il diploma di scuola media superiore (indicatore n. 2), dove Piacenza (65,6%) stacca il dato medio nazionale di 5,5 punti percentuali (60,1%).
  • Per quanto riguarda invece i punti di debolezza, va certamente evidenziata la bassa incidenza tra la popolazione di età compresa tra 25 e 39 anni di coloro che sono in possesso almeno della laurea (indicatore n. 3), il 22,7% a Piacenza, contro il 28,6% in Emilia-Romagna ed il 24,4% in Italia.
  • Non particolarmente brillante infine è l’indicatore n. 6 riferito alla quota di popolazione 25-64 anni coinvolta in momenti di istruzione e/o formazione (la cd. partecipazione alla formazione continua), con la provincia di Piacenza che si colloca in posizione intermedia (9,0%) tra il dato nazionale (8,3%) e quello regionale (10,0%).

IL LAVORO che c’è e non c’è

E’ complessivamente soddisfacente la situazione riferita al lavoro e alla conciliazione dei tempi di vita nella provincia di Piacenza.

  • Ciò emerge in particolare osservando gli indicatori sulla partecipazione dei residenti al mercato del lavoro, con il tasso di mancata partecipazione generale (indicatore n. 1) e quello riferito ai giovani (15-24 anni) (indicatore n. 2) in entrambi i casi più bassi a livello locale rispetto a quanto registrato per il livello regionale e nazionale. Inoltre, con un differenziale di genere femmine/maschi (indicatore 3) inferiore alla media italiana e allineato al dato emiliano-romagnolo.
  • Anche sul versante dell’occupazione i risultati sono generalmente positivi per il territorio piacentino. Il tasso di occupazione dei 20-64enni (74,1% a Piacenza) (indicatore n. 4), è sugli stessi livelli di quello dell’Emilia-Romagna, e di ben 11 punti più alto di quello italiano. Il tasso di occupazione giovanile riferito ai 15-29enni (indicatore n. 6) si attesta poi al 42%, tre punti sopra quello regionale e oltre undici punti in più di quello nazionale. Ciò anche se permangono sempre elevate nella nostra provincia le differenze di genere (indicatore n. 5), con il tasso di occupazione femminile più basso di oltre 18 punti rispetto a quello maschile, meglio della media italiana (-19,8 punti), ma peggio della media regionale (-15,2 punti).
  • Pure sul fronte della disoccupazione il quadro appare confortante: il tasso riferito alla popolazione di età compresa tra 15 e 74 anni (indicatore n. 9), pari al 5,6%, è di fatto la metà di quello italiano e più basso anche di quello emiliano-romagnolo, e va bene anche per il tasso di disoccupazione giovanile (indicatore n. 10) (12,7%), anche in questo caso inferiore di circa il 50% rispetto a quello medio dell’Italia, e inoltre più basso del dato regionale.
  • Unico indicatore che si discosta all’interno di questo contesto positivamente intonato è il tasso di infortuni mortali e di inabilità permanente (indicatore n. 10), che con circa 14 casi ogni 10.000 occupati risulta a Piacenza (ma ancor di più in Emilia-Romagna) più alto di quello che si rileva mediamente a livello nazionale.

I SOLDI IN TASCA

  • Gli indicatori che misurano la dimensione “Benessere economico” evidenziano un buon posizionamento dell’area piacentina, collocandola all’interno delle aree sviluppate del nord del paese con valori generalmente al di sopra della media nazionale.
  • E’ il caso del reddito lordo procapite (indicatore n. 1), pari a livello provinciale a 17.122 euro, che risulta del 20% superiore a quello medio italiano e del tutto allineato al dato emiliano-romagnolo.
  • Anche la retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti (indicatore n. 2) (22.144 euro), sebbene meno elevata della retribuzione media regionale, è più alta di quella che si osserva in Italia. E anche gli indicatori riferiti ai redditi da pensione mostrano un differenziale positivo per l’area piacentina a confronto con il contesto nazionale, con l’importo medio annuo delle pensioni (indicatore n. 3) (18.400 euro) che supera di oltre 700 euro la media italiana, e con un’incidenza di pensionati che hanno una pensione di basso importo (indicatore n. 4) (8,1%) inferiore del 24% sempre rispetto alla media Italia (10,7%).Piacenza esce bene comunque in questo frangente anche dal confronto con la realtà regionale, dimostrando di essere allineata ai dati dell’Emilia-Romagna.
  • L’indice riferito alle differenze di genere nella retribuzione media annua dei lavoratori dipendenti (indicatore n. 5, che misura lo svantaggio della componente femminile rispetto a quella maschile), colloca invece il nostro territorio in posizione intermedia (- 8.001 euro) tra il dato nazionale (-7.833 euro) e quello emiliano-romagnolo (- 8.980 euro), dove l’indicatore di disuguaglianza è più elevato.
  • Sul fronte infine della misurazione delle difficoltà economiche delle famiglie, mentre per i provvedimenti di sfratto emessi (indicatore n. 6) la situazione piacentina è migliore di quella regionale, il contrario accade per le sofferenze bancarie legate ai prestiti alle famiglie (indicatore n. 7).

SCUOLE con molte BARRIERE

  • In presenza di una quota di alunni con disabilità (indicatore n. 5) sensibilmente inferiore agli altri contesti (sono il 2,6% del totale contro il 2,7% in regione e il 2,8% in Italia) (ma così non è per quelli delle sole scuole di secondo grado – indicatore n. 6), Piacenza mostra discreti livelli prestazionali relativamente al superamento delle barriere architettoniche negli edifici scolastici.
  • Perlomeno in quelli statali, i più numerosi, dove sia l’indicatore riferito alla quota di istituti con percorsi interni accessibili (indicatore n. 1) che l’indicatore riferito alla quota di istituti con percorsi esterni accessibili (indicatore n. 2), risultano entrambi – con valori pari al 60-64 percento – più elevati di circa un terzo rispetto a quelli medi nazionali, e superiori comunque anche nei confronti dei corrispondenti indici regionali.
  • Maggiori criticità sono presenti infatti a livello locale nel caso delle scuole non statali (indicatore n. 3, indicatore n. 4), con solo il 40% degli istituti parificati piacentini che ha percorsi interni/esterni accessibili, quando tale incidenza arriva invece al 50% circa a livello nazionale ed al 65% circa a livello regionale.
  • Sul fronte dell’integrazione nei confronti degli immigrati (misurata in questa occasione dalla quota di permessi di soggiorno rilasciati nell’anno sul totale degli stranieri richiedenti (indicatore n. 7), la provincia di Piacenza (72,0%) si colloca in linea con la media italiana (72,2%), ma è superata in questa occasione dal dato emiliano-romagnolo (79,6%).
  • Bene infine la situazione riferita alla società civile, testimoniata dall’indicatore sulla diffusione delle istituzioni non profit (indicatore n. 8) con il valore dell’area piacentina che risulta sensibilmente superiore non solo a confronto con quello nazionale ma anche con quello regionale.

INCLUSIVITA’, PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI AMICHE… forse

  • In tema di inclusività delle istituzioni pubbliche, risulta superiore alla media nazionale il dato di Piacenza relativo alla presenza delle donne nelle amministrazioni comunali (indicatore n. 1), con un valore del 33,4% contro il 30,1%; occorre osservare che lo stesso dato è però inferiore alla media regionale (36,7%), evidenziando quindi il nostro territorio un differenziale comunque da recuperare su questo versante.
  • La stessa cosa si può dire anche per la presenza dei giovani con meno di 40 anni (indicatore n. 2), dove il ritardo dell’area piacentina (30,3%) rispetto all’Emilia-Romagna (34,5%) – più che rispetto al dato medio italiano (31,3%) – è ancora maggiore.
  • Per quanto riguarda invece gli indicatori di efficienza/efficacia della Pubblica Amministrazione locale, la nostra Amministrazione Provinciale emerge per un valore (riferito al 2015) del grado di finanziamento interno (il rapporto tra il complesso di entrate extratributarie, riscossioni di crediti e alienazioni di beni patrimoniali e le entrate totali – indicatore n. 3) piuttosto basso, 0,06 euro per ogni euro di entrata, essendo inferiore sia alla media regionale (0,11) che alla media nazionale (0,10). Si consideri però – a giustificazione di questo dato – che in questi anni l’indicatore è stato influenzato dal processo di riforma delle province, ed in particolare dai ripetuti interventi sulle finanze provinciali, che hanno inciso per certi aspetti in modo casuale sulla composizione delle entrate, tant’è che nell’anno precedente (2014) la Provincia di Piacenza registrava un valore migliore. All’opposto, l’Amministrazione provinciale di Piacenza spicca per la sua elevata capacità di riscossione (indicatore n. 4), pari a 0,83 euro per ogni euro di entrata, il 14% in più di quanto si osserva mediamente per le province italiane.
  • Gli stessi indicatori, visti dal lato delle Amministrazioni Comunali, ci dicono che i comuni piacentini hanno un grado di finanziamento interno (indicatore n. 5) (0,17) che è superiore del 21% a confronto con la media italiana (ma che è inferiore rispetto alla media dei comuni emiliano-romagnoli). E anche la capacità di riscossione (indicatore n. 6) risulta a livello locale (0,79) più elevata di quanto registrato a livello nazionale (0,77).

INSICUREZZA SI’… MA STRADALE. incidenti killer

  • Il capitolo “Sicurezza” è per la provincia di Piacenza una questione che si presenta, sulla base degli indicatori esaminati, ambivalente, evidenziando da un lato un buon posizionamento per gli indici riferiti alla criminalità, ma – per contro – una situazione critica per quelli relativi alla sicurezza stradale.
  • Il tasso di omicidi (indicatore n. 1) risulta a Piacenza pari a 0,3 per 100.000 abitanti, esattamente la metà di quanto rilevato a livello nazionale (0,6) e inferiore anche al dato dell’Emilia-Romagna (0,4).
  • I delitti denunciati (indicatore n. 2) sono 355 ogni 10.000 residenti, meno dei 401 della media Italia e ancor meno dei 504 della media regionale. Stesso posizionamento per i delitti violenti denunciati (indicatore n. 3) e per i delitti diffusi denunciati (indicatore n. 4), dove il nostro ambito provinciale presenta valori inferiori del 10-20 percento rispetto alla media nazionale, e comunque più bassi anche in questo caso di quelli registrati per la regione, che soffre altresì nel confronto con la media complessiva del Paese.
  • All’opposto, sono generalmente più alti del 20-30 percento rispetto a quelli medi nazionali gli indici riferiti alla sicurezza stradale, con un numero di morti per 100 incidenti stradali complessivi (indicatore n. 5) pari a 2,6 a Piacenza contro gli 1,9 in Italia (e i 2,2 in Emilia-Romagna), e in particolare con un numero di morti per 100 incidenti stradali sulle sole strade extraurbane (indicatore n. 6) di ben 5,6 a livello provinciale, quando mediamente in Italia se ne registrano 4,6 (e 4,2 in Emilia-Romagna).

cultura, c’è anche il deficit di patrimonio culturale

  • Anche in questo caso si registra una situazione ambivalente. Da un lato sono molto bassi gli indicatori riferiti a Piacenza per quanto riguarda la dimensione/dotazione del Patrimonio culturale.
  • I dati del territorio piacentino infatti non raggiungono generalmente nemmeno un decimo di quelli registrati a livello nazionale. Ciò vale per la densità di verde storico e di parchi urbani di elevato interesse pubblico (indicatore n. 1), dove si rilevano solo 0,1 mq. per 100 mq. di superficie urbanizzata contro gli 1,9 mq. della media italiana. E vale anche per il numero di visitatori degli istituti statali di antichità e arte, sia che li si consideri in termini relativi rispetto alla superficie territoriale (4,6 per chilometro quadrato, indicatore n. 2), sia che venga calcolata la media per singolo istituto (5.900, indicatore n. 3).
  • In questo ambito risulta comunque pure sottodimensionato il patrimonio culturale emiliano-romagnolo, che deve recuperare anch’esso, sempre rispetto alla media nazionale, un differenziale molto significativo, compreso tra il 50 e il 75 per cento.
  • Decisamente migliore per la nostra provincia è la situazione riferita alla diffusione delle aziende agrituristiche (indicatore n. 4), con un valore dell’indice (6,4 per 100 Kmq.) che è sempre al di sotto della media italiana (7,5), ma che risulta superiore al dato regionale (5,1).
  • Con riferimento invece, in tema di Paesaggio, alla diffusione di aree di particolare interesse naturalistico (indicatore n. 5), Piacenza evidenzia un valore molto buono (la cosa interessa il 67% dei comuni del territorio), più elevato non solo del dato nazionale (45%) ma anche di quello regionale (62%).

POLVERI SOTTILI SFORAMENTI A GO-GO

Gli indici che riguardano la “qualità ambientale” consegnano al territorio piacentino – e al capoluogo in particolare, al quale questi indici fanno riferimento – una condizione di relativa debolezza.

  • Le criticità si osservano non tanto in relazione alla disponibilità di verde urbano (indicatore n. 1), dove la città di Piacenza, con 27 mq. per abitante, non è poi così tanto distante dal dato nazionale (31,7 mq.) (lo è di più però rispetto al dato regionale: 35,6 mq.), quanto piuttosto con riferimento agli indicatori sulla qualità dell’aria.
  • I giorni di superamento del valore limite giornaliero di PM10, o polveri sottili (indicatore n. 2), pari a 90, sono infatti nel nostro capoluogo più che doppi rispetto a quelli che si registrano mediamente in Emilia- Romagna e in Italia (dove questo valore arriva a 40 giorni): un dato a cui contribuiscono certamente la posizione geografica di Piacenza, che è al centro delle principali direttrici stradali e autostradali Nord-Sud e Ovest-Est del nostro paese, nonché le condizioni climatiche.
  • Similmente, anche i giorni di superamento del valore limite giornaliero di NO2-Biossido di azoto (indicatore n. 3) sono a Piacenza (42 giorni) quasi il 50% in più della media nazionale (28 giorni).
  • L’ambito piacentino fa invece decisamente meglio con riferimento agli altri indicatori presi in esame, quelli sul consumo di risorse e quelli che misurano la sostenibilità ambientale.
  • La dispersione e la perdita di acqua dalla rete idrica (indicatore n. 4) raggiunge a livello locale (e a livello regionale) il 30% circa, contro il 41,4% mediamente in Italia. Il consumo di elettricità per uso domestico (indicatore n. 5) è sostanzialmente allineato al dato emiliano-romagnolo, e comunque vicino anche alla media del paese.
  • Molto buono è poi soprattutto il dato che riguarda la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili (indicatore n. 6), ben il 42,3%, un’incidenza di quasi un terzo superiore alla media nazionale, e più che doppia a confronto con la media dell’Emilia-Romagna.
  • Infine, relativamente al conferimento in discarica dei rifiuti urbani (indicatore n. 7), si rileva per Piacenza una situazione per la quale il fenomeno non viene rilevato (-) perché il conferimento avviene presso province limitrofe, mentre l’incidenza è del 14,1% in regione e del 23,4% in Italia.

INnovazione? Gli inventori non abitano qui

  • È appena al di sopra della media nazionale la propensione alla brevettazione di imprese, enti e più in generale di soggetti impegnati in attività di innovazione che insistono sul territorio della provincia di Piacenza.
  • Le domande di brevetti presentate (per milione di abitanti) (indicatore n. 1) risultano infatti pari a 64,4 a livello locale, mentre la media italiana è di 60,1. Molto elevato è però il gap che separa la realtà piacentina da quella regionale, dove l’indice – arrivando a 132,9 – è più che doppio.
  • In questo ambito, Piacenza si contraddistingue per una bassa incidenza di brevetti nel settore high-tech (indicatore n. 2), pari al 5,4%, valore inferiore al dato nazionale (8,2%) e regionale (6,3%), mentre i brevetti nel campo delle biotecnologie (indicatore n. 4) non vengono rilevati (-), a differenza di quello che accade in Emilia-Romagna (1,9%) e in Italia (2,9%). Per contro il nostro territorio evidenzia un posizionamento molto buono relativamente all’incidenza di brevetti nel settore ICT (Information and Communication Technology) (indicatore n. 3), il 32,6%, superando di oltre due volte la media italiana e di tre quella regionale.
  • Per quanto riguarda invece il tema della ricerca, l’ambito piacentino mostra una specializzazione produttiva nei settori ad alta intensità di conoscenza (indicatore n. 5) sostanzialmente in linea (28,2%), anche se verso il basso, con il dato regionale (29,8%) e con il dato nazionale (30,4%).

Ospedali, nota dolente l’emigrazione

  • Spazi di miglioramento sono individuabili per il territorio piacentino con riferimento alla dotazione dei servizi pubblici esaminati nel presente rapporto, a confronto con i livelli che si registrano non tanto per l’ambito nazionale quanto per l’ambito regionale.
  • Rispetto agli indicatori in campo socio-sanitario, Piacenza mostra infatti un’incidenza di bambini nella fascia di età tra 0 e 2 anni che usufruiscono dei servizi per l’infanzia (indicatore n. 1) (16,1%), che, seppur più elevata della media italiana (12,6%), è sotto di quasi 10 punti percentuali a confronto col dato emiliano romagnolo (25,3%).
  • Ancor più ampio è il differenziale che separa Piacenza dalla media regionale con riferimento al tasso di emigrazione ospedaliera verso altre regioni (indicatore n. 2), con l’indicatore provinciale (18,5%) che mostra un valore più che triplo rispetto a quello dell’Emilia-Romagna (e più che doppio a confronto con quello medio nazionale). Il dato è certamente influenzato dalla vicinanza di Piacenza ai poli ospedalieri dell’area metropolitana milanese, che com’è noto esercitano un forte potere di attrazione rispetto ai territori limitrofi, e non solo.
  • Anche relativamente ai servizi di pubblica utilità la situazione piacentina si contraddistingue per un certo terreno da recuperare rispetto alla regione. Ciò vale sia per le interruzioni di servizio elettrico senza preavviso (indicatore n. 3), che per la quota di rifiuti urbani conferiti con la raccolta differenziata (indicatore n. 4).
  • Piacenza (ma anche l’Emilia-Romagna) evidenzia infine un gap nei confronti della situazione nazionale con riferimento agli ultimi due indicatori. L’indice di sovraffollamento degli istituti di pena (indicatore n. 5), pari a 122,3, è più elevato infatti della media Italia che arriva a 117,9, mentre – in tema di mobilità – l’indice di diffusione del Trasporto Pubblico Locale (TPL) (indicatore n. 6) mostra a livello locale un valore (2043 posti/km. per abitante) che è meno della metà di quanto si rileva a livello nazionale. Naturalmente quest’ultimo dato va letto tenendo conto delle caratteristiche dei centri abitati del nostro territorio, che, data la piccola dimensione, fanno sì che il servizio di trasporto urbano sia presente nel solo capoluogo.

*Informazioni tratte dal rapporto sul Benessere Equo Sostenibile. Questa parte utilizzata con i dati riferiti alla Provincia di Piacenza è stata curata da Vittorio Silva e Antonio Colnaghi rispettivamente direttore generale dell’ente e funzionario del settore statistica.

Le foto di questa pagina sono di antonellalenti.it e raffigurano una veduta di Piacenza dalla cupola di Santa Maria di Campagna scattata durante la Salita al Pordenone https://www.salitaalpordenone.it/index.php/it/ (copertina); l’altra immagine è il grattacielo visto da vicino dal giardino Margherita.

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