LENTI A CONTATTO

Michele Serra a Cerignale col suo personaggio Attilio, politico pentito

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QUADRANTE SULLA REALTA’: FESTIVAL LETTERARIO – E’ facile dire basta, pianto tutto e me ne vado. Esco dalla mia vita e ne ricomincio un’altra, semplice, essenziale dove a dominare sia il ciclo del sole e della pioggia.

Un bel dire che non tiene conto dell’impalpabile prepotenza della memoria che si sedimenta nel tuo profondo e riemerge dalle cose degli oggetti accatastati custoditi, cullati quasi idolatrati con lo scopo di non svaporare. E’ la potenza della memoria della vita passata delle persone che hanno abitato i momenti che sentiamo nostri e che tratteggiano anche una identità di cui siamo ossessivamente gelosi. Un processo doloroso difficile quello di uscire dalla corazza della memoria. La memoria personale, familiare a cui siamo così stretti avvinghiati e legati.

E’ questo il tormento in cui si trova immerso a un certo punto della storia Attilio Campi, il protagonista dell’ultimo romanzo di Michele Serra “Le cose che bruciano” editore Albatros presentato di fronte a un folto pubblico nel corso del festival Transumanze a Cerignale in alta Valtrebbia nel Piacentino, iniziativa promossa dalle librerie Faherenheit e Bookmarks.

Alla fine Attilio decide di trasformare in un gran falò quella memoria fatta di cose futili, brutte e inutile. Ma si lascia frenare dal dubbio “che diritto ho di distruggere tutto solo perché sono cose brutte?”

Dubbi su dubbi che incrinano il disegno e l’obiettivo estetico del taglio netto spinto dal valore intrinseco che si fa largo prepotente nella mente per un nuovo approdo un repentino cambio di scena il solo che permette di aprire le porte a una nuova vita. Per sempre. Trascurando forse il fatto che la costruzione di una memoria nostra, privata, intima fatta anche di piccole cose e di pensieri impalpabili resta il vizio più tenace della mente.

Leggendo alcuni brani del libro Serra ha accompagnato il lettore nella storia intrigante di un politico che decide di lasciare la vita pubblica per ritagliarsi una dimensione meno fittizia, più umana. Poi c’è la memoria tignosa, insistente che rovina il gioco perfetto dell’estraniazione di Attitlio. Memoria che torna puntuta perché per quanta assenza di memoria collettiva possiamo avere c’è una vispa e impertinente memoria personale che sopravvive eccome sopravvive. Un esempio? Cosa rappresentano altrimenti i tanti autografi, i selfie chiesti all’autore dai tanti lettori presenti se non strappare un momento di gioia a futura memoria?

Nella lettura di alcune parti del libro che ha un finale a sorpresa in cui l’autore stesso annuncia “un tiro mancino al protagonista, in fondo sono pur sempre un autore satirico” ha dato un assaggio della finezza della sua scrittura capace di mettere a nudo i vizi nascosti di tutti nel momento in cui si devono liberare di tanto ciarpame ammonticchiato negli anni (…che cosa fare delle cartine di mezza Europa anni Ottanta la cui utilità è ridotta a zero? Oppure delle vecchie tovaglie macchiate di vino rosso?) Dubbi che ci appartengono e che hanno provocato nel pubblico un coming out spontaneo su altrettanti dilemmi tenuti a bada a fatica e sempre all’origine di veri e propri drammi familiari.

Ma sempre di politico si tratta e quindi la tentazione di parlare dell’oggi ha aleggiato indisturbata sull’incontro e verso la fine del piacevole pomeriggio ha fatto breccia.

Attilio si dice convinto della terza guerra mondiale, una nota cupa del romanzo che un lettore fa notare. “A volte mi appartiene” dice Serra. A volte la catastrofe mi appartiene. Un po’ di cattivi presentimenti c’è li ho – ha poi aggiunto – ma non sono scienza. In un mondo in cui ritornano i nazionalismi è più facile che le nazioni litighino. Qualcuno pensa che si risolverà. Si parla molto di identità, ma forse bisogna chiedersi di che identità ci sia bisogno oggi. Ci sono tanti settori delle società che si sentono esclusi dalla mondializzazione, una fase delicata importantissima e dipende da chi vincerà, è un fatto che la spinta verso identità molto arroccate e agguerrite è forte.

Quello che stiamo vivendo è un passaggio  delicatissimo anche per quel che sta succedendo in America con Trump. Un fatto enorme considerato il ruolo che quel Paese ha avuto nella storia del Novecento, nella storia mondiale del Novecento. E ora si sta scrivendo tutt’altra storia… Inquietudini.

info@antonellalenti.it

Foto Antonella Lenti

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