SERPE IN SENO/SALUTE

Libro sul cancro, non mi sono risparmiata a raccontare

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(…) Ta-ta-ta-ta… chemio – operazione – radio- e poi basta.

 

Le tappe di avvicinamento alla liberazione dal cancro, allo sfratto per Fritz erano chiare in testa.
La tabella di marcia era questa e poi basta.
Ta-ta-ta-ta… chemio – operazione – radio- e poi basta.
Bastaaa???
Pia illusione.
Se in estate era andata in scena la rossa nell’autunno inverno si
stava preparando la gialla.
Sempre di chemio si sta parlando.
Questo Fritz mi si è attaccato come carta moschicida e non è facile
liberarsene, lo capisco strada facendo. (…)
 
Alcune frasi di una pagina icx del libro dal titolo… 


L’impaginato e’ fatto (o quasi) la stampa a breve. Si lavora al racconto della bella estate col cancro. Conto che sia pronto almeno l’ultima settimana di ottobre, mese dedicato alla prevenzione anche del tumore al seno. Sono emozionata per questa decisione e tanti dubbi si affollano alla mente. Avro’ fatto bene? Interessera’ alle persone?  E soprattutto servira’? Mah! raccontare questa esperienza unica e profonda e’ stata fin da subito un desiderio fortissimo. Ho tentato varie volte di procedere utilizzando tanti appunti che avevo preso in quei momenti e per altrettante volte ho accantonato il progetto, poi e’ riemerso ed eccolo tra poco sara’ reale. 
Come ho gia’ detto non mi sono risparmiata nel raccontare. Sara’ troppo?

Così scrivevo alcuni mesi fa prima di decidere definitivamente di stampare il racconto di un anno vissuto insieme al cancro al seno. Una storia che mi ha segnata profondamente. Che ancora continua a segnarmi profondamente. Non per ipocondria, non per paura della morte, per tante cose che non so descrivere. Forse tutto ha inizio da un’errata concezione del mio modo di stare nella vita. La convinzione che una volta iniziato a camminare potrai farlo sempre e anche perfino correre. Basta volerlo, Basta provarci. Poi capita che sulla tua strada incontri un inciampo e tutto si scombina. Certo le difficoltà rafforzano se poi le si supera non si può che essere contenti perché sei stata fortunata come altre persone anche a te vicine non sono state.
 
Ora sono passati nove anni. Al mercoledì mattina da oltre un anno vado al day hospital oncologico come volontaria. Incontro e vedo persone con le mie stesse ansie di allora. Con le mie stesse paure. Quegli incontri seppure casuali mi spingono a proseguire. Faccio poco, un sorriso, una caramella, una parola una domanda “come si sente”; quante cure deve ancora fare? Qualche confidenza “sa anch’io ho avuto il cancro. La chemio mi dava fastidio. Parecchio. Tenevo il conto dei giorni nei quali avrei potuto vivere come se non fossi malata”. “Vedrà che poi passa”. Parole che vanno. Non senza il timore di commettere un’invadenza nella vita di una persona che, anche se non lo dà a vedere, sente un maremoto dentro di sé. 
 
Lo ricordo bene quel maremoto. Quel film che mi raccontavo: quando finirà questa storia riprenderò da dove ho lasciato. Fa conto che sia un inciampo, una brutta esperienza che è capitata. Poi passa e va. 
 
Passa sì ma non va.
Oggi a nove anni di distanza continuo a stare male. Molto male.
Quella ferita non si rimargina. Quella storia interrotta non sono riuscita a ricucirla. Anzi l’ho strappata ancora di più. Non ci sono inciampi, non ci sono brutte esperienze, la vita esternamente è comoda, piacevole però dentro di me resta una percezione diversa della realtà che mi sta attorno.
Una realtà che non si misura mai con la finità dell’esperienza umana e per questo resta, diventa e si fa sempre più aggressiva e per questo insopportabile. Mi chiedo il motivo e non trovo una spiegazione. Quel positivismo che cercava ad ogni costo di opporsi al pessimismo ineluttabile attraverso il  fare, l’essere, il dire, il confrontarsi e che mi ha sempre contraddistinto in passato sembra essersi perduto, vaporizzato.
Non esiste più. 
 
Cerco nuovi appigli, cerco di trovare il mio centro. La vita è sempre stata una ricerca continua di sé. Ma che fare se il tuo sé è andato perduto?

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