LENTI A CONTATTO

DAD, smart working… 2022 libertà, libertà. La casa gabbia da cui fuggire

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DAD, smart working… 2022 libertà, libertà. La casa gabbia da cui fuggire. Altro che luogo degli affetti! 2022. La storia si ripete. Scuole aperte… no scuole chiuse. DAD… no DAD… Smart working… no in presenza è meglio, siamo stanchi di starcene a casa. I dilemmi-tormentone d’inizio di ventennio sembrano tornare pari-pari a quelli che abbiamo dimenticato appena lo scorso anno.

Son crucci difficili da superare. E che ci importa se tre quarti del mondo non ha alcuna scelta tra opzioni che ci sembrano tanto opprimenti da non poterle fronteggiare? Di questo si preferisce non parlare.

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C’è il mondo sopra e il mondo sotto. Del mondo sotto non c’importa – tanto è già sotto – è del mondo sopra che ci preme. Dobbiamo salvarlo per ritrovarlo come ce lo ricordiamo. Ci importa da morirne. E neppure si vuole pensare all’eventualità di non ritrovarlo come lo abbiamo lasciato quando l’esserino schifoso si è intromesso a sconvolgerci la vita. Ci preme che finisca la lenta agonia sociale che stiamo vivendo da due anni… quanto al resto del mondo non saremo certo noi, con la nostra flebile voce a cambiare le cose. Quindi è meglio pensare a noi…

Non vi sembra che sia questo che stiamo facendo tutti, chi più chi meno, e in tutti i campi? Noi uber alles.

Il tema dominante del ventennio, la pandemia, sembra che abbia introdotto un nuovo comportamento. L’affermazione di una libertà individuale basata sulla contestazione di quello che viene suggerito fare in una situazione epidemica.

Perché le mascherine, perché distanziamenti, perché vaccini…Non sia mai, è un’ingerenza nella sfera personale! Sennò dove finisce la libertà individuale?

Sentiamo un gran desiderio di libertà – la nostra s’intende, visto che di quella altrui ci facciamo un baffo – che si declina quasi sempre nel desiderio di fare sempre e comunque quello che vogliamo nonostante gli altri. Se vogliono, facciano lo stesso.

Peccato che ci abbiano insegnato fin da piccoli (lo abbiamo forse dimenticato o forse qualcuno ha smesso di insegnarlo?) che quando si vive insieme qualcosa si prende e qualcosa si cede. Se anche nel privato questo meccanismo – che si può definire equilibrio tra differenze, tra forze, tra costumi, tra idee, tra generi – non funziona forse abbiamo un problema che si chiama convivenza, regole di coesistenza e di coabitazione tra l’altro con persone, mariti/mogli, figlie/figli, che ci siamo scelti (i primi) e voluti (i secondi). E’ un genere di libertà formale da difendere a oltranza…

E così vogliamo finalmente evadere. Per dove? Non si sa, ma vogliamo evadere.

Intanto sicuramente l’imputata principale è la casa. Quella gabbia in cui siamo stati confinati per mesi a fare tutto: dai bisogni, alla pulizia personale, alla pulizia della casa stessa, mischiandolo con il lavoro per otto ore (spesso spalmandolo sulle 24) senza avere uno stacco da uno spazio sempre uguale a se stesso che se anche lo abbiamo scelto, modellato a nostro piacere e gusto è diventato, per eccesso di frequentazione, una vera e propria gabbia nella quale non ne possiamo più di stare rinchiusi. Il desiderio impellente è quello di aprirne il cancelletto.

Lasciarsi alle spalle tutto e assaporare l’aria di giornate invernali che, anch’esse stanche di essere fredde, si stanno già vestendo di primavera. E non è positivo, lo sappiamo. Innaturale che in montagna da settimane a 6 gradi sotto zero si passi, da un giorno all’altro,  a 10 gradi sopra. Tuttavia il nostro vivere claustrofobico non ci fa indugiare sulla grave ferita di cui siamo testimoni e insieme causa che si chiama cambiamento climatico. Ben venga e salutiamo anche questo quasi come una liberazione dall’angustia della monotonia in cui siamo immersi.

Ci importa della nostra libertà. Assoluta libertà che sentiamo defraudata da un esserino dal profilo rugoso che non si fa vedere ma si fa sentire e che ci sta dando del filo da torcere da due anni. Di tanto in tanto ci fa lo sgambetto mutando forma e crescendo in perfidia.

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Il desiderio di evadere è impellente. Tanto che fa montare rabbia, insoddisfazione e anche reazioni fuori misura. Può essere paragonato alla sensazione che si prova perdendo tutto dall’oggi al domani. Per chi aveva tanto può far pensare che è quasi come morire. Restando vittime del vizio arrogante che sempre e comunque ci fa pensare che la vita è una plastilina da modellare con le nostre mani. Sempre e comunque.

Non ci arrendiamo. Così si confondono i piani e la comprensione diventa sempre più difficile. Ostacolo insormontabile. Non si è preparati a tanto. Non si era preparati perché la marcia che avevamo innestato (che ci spingevano a innestare) era sempre più in crescita. Mai accarezzata l’ipotesi che avrebbe potuto rompersi il meccanismo e procedere a ritroso fino a farci precipitare.

E’ sempre successo nella storia umana. Che sia un modo per scudisciarci un po’ e non farci dormire sugli allori, sull’ordine costituito e per rimescolare le carte? Non si sa. Vedremo. Improvvisamente tutto è cambiato. Inizialmente ci siamo illusi che avrebbe potuto essere una passeggiata. Sì, passerà. C’è ancora chi lo pensa e nega l’evidenza pensa che sia alimentato dal chiacchiericcio giornalistico (ai social pensano loro). Una difesa della mente per non prendere atto che è necessario cambiare. Pensiamo agli errori che compiamo e di cui ci rendiamo conto ma ci vergogniamo ad ammetterli… alla fin fine per auto assolverci qualche responsabilità esterna si trova. E che ci vuole!

La delusione è tanta perché avevamo preso coraggio, l’estate scorsa è stata come uno scivolo per i desideri nutriti dopo un anno di sofferenza claustrofobica. Invece no. L’incertezza governa ancora i nostri giorni.

Il contesto in cui ci si muove non aiuta per nulla. E la mente ancora ci tende il tranello: ricrearci quel mondo che ci piaceva tanto e che – nel ricordo – ci concedeva tante libertà, illimitate libertà… senza considerare che la memoria può fare tanti brutti scherzi e quel che è stato difficilmente torna allo stesso modo. Occhio alle nuove illusioni camuffate da miraggi di libertà!

info@antonellalenti.it

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