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RITRATTI – In politica la concretezza è merce rara e i giovani stanno alla larga

Costanza De Poli, 18 anni tra proco, racconta al sua esperienza in Alternativa per Piacenza, il gruppo di lavoro con varie anime che sta lavorando al programma delle prossime amministrative.

“Del modo di fare politica oggi non mi attrae il botta e risposta continuo, per me politica significa idee e proposte che si confrontano. Altrimenti si entra in un circolo vizioso senza fine e di nessun interesse”

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RITRATTI – Nuove generazioni e politica In politica la concretezza è merce rara per questo i giovani se ne stanno alla larga

Giovani che in politica cercano concretezza e spesso ne restano lontani perché scoprono che è merce rara. E’ questo il punto debole del dibattito di oggi che rilevano le parole di Costanza De Poli giovanissima (18 anni tra poco).

Non sono attratta dal botta e risposta continuo i cui è fatta la politica oggi. E’ tutto un polemica su polemica, certo ci sta in alcune occasioni, però la mia idea di politica è fatta di proposte da confrontare. Altrimenti si entra in un circolo vizioso senza fine. E poi fanno tutti brutta figura”.

Costanza De Poli, studentessa

Ora sta toccando con mano anche il confronto politico. Ed è la prima volta. Lo fa in un gruppo di lavoro eterogeneo (Alternativa per Piacenza) e con lei una decina di coetanei provenienti da mondi diversi; qualcuno che la politica l’ha già incontrata e altri invece esterni “che semplicemente volevano partecipare”. Battitori liberi.. senza collocazione…

Studentessa del Gioia da due anni sta lavorando nella Consulta provinciale scolastica che presiederà fino a ottobre prossimo e per la quale ancora si candiderà per il prossimo anno.

La Consulta, come nessun’altra, è stata l’attività più coinvolgente. Mi ha permesso – dice – di scendere nel concreto, fare progetti e portarli a termine”.

La prova più ravvicinata è il nuovo anno scolastico, per lei l’ultimo delle superiori. Un momento che ha rappresentato e rappresenta per tutti i ragazzi della sua età il punto tangibile per svoltare. Per iniziare a navigare nella vita vera. E nella vita Costanza ci vuole andare con ritmo e velocità. Non sa ancora dove e quale indirizzo sceglierà “Vorrei sviluppare qualcosa che si trova a metà tra Scienze politiche, Giurisprudenza e Diritti umani. Non so con esattezza dove sarà la facoltà che sceglierò”. Di una cosa è certa l’università che sceglierà sarà lontana da Piacenza.

RITRATTI – Partiamo da qui. Al rapporto con la città. Anche tu vuoi andare via da Piacenza scegliendo di studiare in un’altra città?

“Non offre molto. E’ una città del tutto chiusa… mi rendo conto che non dico nulla di nuovo…. quanto allo studio la nostra non è una città universitaria, offre indirizzi tradizionali. E poi ho voglia di essere indipendente, di impostare la mia vita da un’altra parte che poi non vuol dire lontanissimo da qui, per me la scelta potrebbe essere Bologna. E’ il desiderio di avere un po’ il mio spazio. Sulla città, bè sì, in generale Piacenza piace poco.

Dà sempre l’idea di essere chiusa, è fissa su ideali, abitudini un po’ vecchie e le spinte al cambiamento quasi mai hanno successo. Una staticità-immobilismo che alla lunga pesa. Nella cerchia dei miei amici un po’ tutti vogliamo andare via… C’è chi pensa di andare all’estero, Olanda, Inghilterra”. Ma ci sono ragazzi a cui piace la propria vita, le proprie abitudini qui nel nostro territorio. Pensano di fare i pendolari a Parma o Milano”.

RITRATTI – Però a Piacenza stai facendo anche un’esperienza politica o prepolitica…

“Sono entrata a far parte di un gruppo molto ampio e variegato che sta elaborando un programma per le prossime amministrative della città. Un terreno nuovo che mi dà l’idea di avere un po’ di voce in capitolo di poter partecipare più attivamente alla vita della città. Ma non è così facile incanalarsi in questo tipo di percorsi politici. In generale mi sembra che un giovane, in quanto giovane, non riesca a farsi coinvolgere. Ritengo importante momenti come quello a cui sto partecipando perché se manca apertura si rischia di avere solo un ruolo di ascolto…”

RITRATTI – Cosa intendi?

“Beh si sta a sentire quello che hanno da dire i più grandi, i più esperti. Però non è sufficiente e non soddisfa. Secondo me l’idea che ci sia un rapporto d’interazione tra esperienze consolidate e chi si affaccia solo ora alla società, un connubio generazionale secondo me è una bella cosa”.

RITRATTI – Che cosa ti ha incuriosita? La possibilità di approfondire aspetti che ti interessano, di partecipare a un lavoro politico…  

“Direi tutte queste cose insieme. L’aggancio sono stati alcuni ragazzi dei Giovani democratici. L’idea era appunto quella di iniziare a capire come funziona il mondo della politica, capire che cosa si sta muovendo a Piacenza. Mi ha spinta anche la possibilità di partecipare, di fare proposte o ascoltare le proposte di altri. Lo spazio per poterne parlare insieme, capire quali dinamiche sono in atto e quali potrebbero esserlo in futuro. E poi devo aggiungere che per me è stata anche una prova personale per verificare se in questo confronto su temi e con persone adulte mi trovavo e bene e riuscivo ad ambientarmi”.

RITRATTI – E che idea ti sei fatta dopo averla frequentata? Le tue aspettative dopo alcuni mesi di “convivenza” sono soddisfacenti o sono andate deluse?

“All’inizio ho provato un po’ di stupore e anche resistenza perché ero giovane. Sì, è così. Soprattutto all’inizio avevo la sensazione di non essere considerata perché avvertivo da parte della componente adulta, chiamiamola così, una ‘formale soddisfazione’ per avere  nel gruppo anche dei giovani, ma tutto finiva lì. Adesso no. Dopo settimane e mesi di lavoro insieme mi sento più considerata”.

RITRATTI – Quindi l’atteggiamento di supponenza o di sufficienza da parte degli adulti è stato solo un soffio iniziale e poi è caduto…?

“Di tanto in tanto si avverte ancora, condito da diffidenza verso noi giovani però si cerca di trovare un punto di incontro e questo lo reputo positivo”.

RITRATTI – Hai mai avuto l’impressione che da parte degli adulti si “sfrutti” la presenza dei giovani? Che margini di autonomia pensate di avere nel rapporto con i partiti?

“Spero che ci sia riconosciuta abbastanza autonomia per integrare in modo propositivo le proposte di tutto il gruppo. Tante volte alle manifestazioni di entusiasmo tipo “che bello, tanti giovani partecipano” per contrasto si nota dalle dichiarazioni rilasciate ai giornali che si fa riferimento vagamente, per definire chi siamo, a un “gruppo con idee ed estrazioni diverse”… ecc e come chiosa finale si aggiunge sempre la frase ‘poi ci sono anche i giovani…’ Sarebbe giusto che i giovani che fanno parte di questa esperienza fossero chiamati per nome, per cosa rappresentano e non fossero relegati nella categoria generica di… giovani”.

RITRATTI – Il linguaggio della politica attuale mi sembra escludere le nuove generazioni. Quale approccio vorresti da parte della politica?

“Vorrei che ascoltasse. Davvero. Si dice sempre ‘ascoltiamo i giovani’ ma poi di fatto ci vengono proposti dei pacchetti preconfezionati che poi dobbiamo prendere e fare nostri invece di sedersi a un tavolo e discutere. Nell’esperienza politica che sto facendo ci sono capitata per caso ma tanti non incontrano questo ‘caso’ e quindi senza una casualità si resta esclusi a priori. Gli adulti dovrebbero aprirsi un po’ di più, dovrebbero accettare di dialogare sullo stesso piano con i cittadini più giovani. Spesso le proposte su cui discutere sono già precostituite. Ma costruiamola insieme una proposta! Questa secondo me potrebbe essere la strada. Sarebbe una buona idea”.

RITRATTI – Che si dovrebbe fare per migliorare la vita giovanile a Piacenza…?

“Penso a un programma di formazione che possa svolgere un ruolo di supporto per incentivare i giovani alla partecipazione della vita delle associazioni. Formazione e spazi che permettano ai ragazzi di trovarsi fuori dalla scuola, discutere e organizzare eventi e proposte per la città. Noi ci sentiremo più partecipi alla vita della città attraverso momenti di aggregazione in cui si costruisce qualcosa di reale. Invece mi sembra che si facciano molte parole al vento. Abbiamo bisogno di cose concrete.

Faccio un esempio. Io sto lavorando in Amnesty e in Friday For Future e, secondo me, questi impegni vengono un po’ sottovalutati dagli stessi giovani. I miei coetanei per esempio se devono pensare a un’attività da fare fuori dalla scuola non pensano di entrare a far parte di un’associazione o gruppi come quelli che ho citato. Pensano ad altro. Ecco perché ritengo che sarebbe utile una formazione all’associazionismo attivo. Sarebbe importante imparare a partecipare alla vita della città: tanti, nessuno ha voglia di mettersi in gioco e per questo servirebbe più cultura della partecipazione giovanile”.

Antonella Lenti (info@antonellalenti.it)

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