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Economia & Piacenza – Tornare a produrre ricchezza. Lavoriamo insieme, se non ora quando?

Noi ci siamo. Invito tutti i protagonisti della nostra realtà a mettersi attorno a un tavolo per discutere del futuro. Ci vogliono progetti che richiamino investimenti sul nostro territorio. La mia visione per Piacenza 2030? Per esempio farne un centro per lo studio delle energie alternative...L’appello di Gianluca Zilocchi alla presentazione dell’11esimo rapporto Ires sull’economia piacentina
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Economia & Piacenza . Tornare a produrre ricchezza a Piacenza. Lavoriamo insieme, se non ora quando?

Popolazione vecchia e in prospettiva quindi con maggiori bisogni sociali e di salute. Meno produttivi in regione. Alto numero di stranieri, quasi gli unici a garantire un ricambio generazionale (tuttavia non sufficiente per equilibrare il saldo demografico). Costante divario salariale rispetto agli altri territori regionali con un gap ancora più marcato se si guarda al salario di genere (le donne pagate considerevolmente meno degli uomini). Meno negative le esportazioni che tengono ancora botta.

E ancora una provincia con la maggiore produzione di energia alternativa, ma allo stesso tempo con una situazione ambientale tra le più compromesse. Una concentrazione di consumo di suolo che dalle sponde del Po (con Piacenza ad altissima concentrazione) che si spinge fino alla prima collina…

Sono alcuni spunti di riflessioni che fotografano la realtà piacentina forniti dall’11esimo rapporto dell’Osservazione dell’economia di Piacenza realizzato da Ires Emilia Romagna presentato alla Cgil piacentina dall’autore Davide Dazzi e commentato dal segretario del sindacato piacentino Gianluca Zilocchi.

Gianluca Zilocchi segretario della Cgil (foto da Facebook)

Una ricerca – ha spiegato il segretario Zilocchi – che ci offre delle chiavi di lettura nette. Il punto è come invertire le tendenze che in essa traspaiono con chiarezza.

Per la prospettiva ha lanciato un appello affinché – in vista delle tante risorse che arriveranno dalla Regione dallo Stato e dall’Europa – tutte le forze locali dismettano le loro casacche e lavorino a un progetto della Piacenza 2030. “Ancora una volta questo territorio ha bisogno di scelte, non vanno bene le risorse a pioggia. Ci vogliono scelte strategiche capaci di attrarre investimenti. Noi le idee le abbiamo e le mettiamo sul tavolo per confrontarci apertamente”. Se non ora quando? Sembra dire Zilocchi.

Se pensassi alla Piacenza 2030 mi piacerebbe accarezzare alcune visioni. Se non abbiamo visioni e se non ci mettiamo in discussione corriamo il rischio di ripetere gli stessi schemi. Piacenza si deve candidare a fare scelte di questo tipo.

Un esempio concreto?

“Se pensassi alla Piacenza 2030 la farei diventare capitale della ricerca sul fronte delle energie alternative. Se non abbiamo visioni e ci mettiamo in discussione corriamo il rischio di ripetere gli schemi di sempre”. Non stiamo parlando di sciocchezze e banalità questo è un momento cruciale in cui è necessario superare gli schieramenti, le logiche precostituite e provare a costruire tutti insieme. Se non lo facciamo perdiamo un’occasione importante“.

Credo importante sottolineare che il filo conduttore che ricorre di anno in anno sia il tema del valore aggiunto che viene prodotto su questo territorio e che risulta fortemente inferiore rispetto alla media regionale. 

Il segretario ha messo in evidenza come solo pochi anni fa Piacenza aveva la capacità di sviluppare manifattura ad altissimi livelli. Era la capitale a livello mondiale per alcuni settori come macchine utensili e per il settore delle estrazioni. Un primato che nel tempo si è diluito.

Le ragioni? Secondo il segretario della Cgil Zilocchi questo va collegato al tipo di sviluppo che si è avuto. Ha segnalato l’implementazione dei grandi centri commerciale e anche l’investimenti come la logistica che ha pure garantito 10mila posti di lavoro, ma non si può non sottolineare che tutto questo è avvenuto in assenza di politiche di sviluppo chiare e nette  che sappiano attirare investimenti anche di altra natura.

Il futuro di questo territorio – ha rimarcato ancora il segretario Zilocchi – deve far sì che ci si attesti sulla capacità di produrre ricchezza se non sarà così rischiamo di fermarci a un livello che non ci permette di vedere crescita.

Non l’ultimo dei problemi e collegato con un disegno di sviluppo per il futuro secondo Zilocchi è la questione questione demografica. Un territorio che è in grado avere ricchezza – ha spiegato – ha possibilità di investire anche sul sistema di welfare sempre più necessario in considerazione della curva demografica.

La lezione di Covid 19

Se una cosa Covid ci ha confermato è come una medicina del territorio, che va a cercare i problemi  e non li aspetta, è la carta su cui si deve puntare. Questioni queste, come il potenziamento delle Case della salute, già aperte da tempo con l’Ausl. Credo che prospettare uno sviluppo diverso del territorio si possa portare anche risorse importanti per investire in welfare e sanità.

Ecco punto per punto la ricerca di Ires

Economia & Piacenza – Quali i dati?

Il primo step della ricerca è concentrato sulla demografia e fornisce la scheda dell’andamento del periodo marzo-giugno del 2020 mesi segnati dalle morti per Covid che per Piacenza si concentrano soprattutto nelle zone più popolate attorno alla città fino alla prima collina. Ecco (vedi la scheda sotto) in queste zone la mortalità cresciuta del 104% in confronto al periodo 2015-2019 A 2.481 decessi a fronte della media di 1.148 (2015- 2019): +109,4%. Nello stesso arco di tempo marzo-giugno 2020, i decessi nei comuni nel Nord Italia mostrano tassi di crescita molto importanti (+80% in Lombardia, +34% in Emilia-Romagna).

Economia & Piacenza – Sempre più soli

Sempre in relazione alla demografia ha spiegato il prof. Dazzi la popolazione al 1 gennaio 2020 a Piacenza era pari a 287.791 unità. Dal 2011, la popolazione a Piacenza perde -0,7%,  mentre cresce dello +0,9% in Emilia Romagna). Gli abitanti si riducono in maniera più marcata nella zona del Distretto di Levante (Valdarda) con un calo di -3,6%.

Altro elemento messo in rilievo dalla ricerca l’età media degli abitanti della provincia di Piacenza che per età media con 46,9 anni è seconda, in regione, solo a Ferrara e Ravenna (49,2 e 47,4 anni nel 2020). Cresce inoltre la tendenza – ha spiegato il prof. Dazzi – all’aumento “delle famiglie unipersonali nel 2020 sono il 38,2% della popolazione ponendo quindi nuovi problemi per quel che riguarda l’organizzazione del sistema di welfare. Ha sottolineato lo studioso.

Economia & Piacenza – Un bambino su tre è di cittadinanza straniera

I residenti stranieri a Piacenza continuano a crescere anche nel 2020 (+2,2%, a fronte del +2% in Emilia-Romagna). Il tasso di stranieri sul totale della popolazione a Piacenza è pari a 14,8% (12,3% Emilia Romagna). Nel 2020 a Piacenza è di cittadinanza straniera 1 bambino su 3 (0-4 anni), 1 su 4 tra i 15- 34enni e di 1 su 20 tra gli over 55. Il saldo migratorio estero – ha segnalato il l’economista – appare il fenomeno che più ha mitigato il saldo naturale.

Economia &Piacenza – Quanta ricchezza si produce?

Ha parlato di “ritardo strutturale” che Piacenza sconta (ancora insieme a Ferrara). Rispetto al periodo di riferimento stabilito al 2007 quando si era manifestata espansione nelle altre realtà regionali ma non a Piacenza si arriva al 2019 in cui lo sviluppo mostra degni di decelerazione in tutte le province. E si arriva al 2020 anno orribile del virus.

Per Piacenza si stima una caduta del valore aggiunto pari a -10,9% e è seconda solo a Rimini. Le diverse stime di Prometeia, ha segnalato l’economista Davide Dazzi – indicano nel tempo un peggioramento della caduta del valore aggiunto sul 2020 mentre un miglioramento nelle speranze di un rimbalzo positivo.

Economia & Piacenza – Pollice verso per la produzione ma export sta bene

Secondo la ricerca illustrata durante la conferenza stampa online l’export piacentino continua a mostrare segnali positivi seppure in rallentamento anche nel 2019 (+13% a fronte del 4% a livello regionale) Nel 2020 Piacenza registra la contrazione tendenziale delle esportazioni più contenuta insieme a Parla (-1,1%) a fronte di cadute precipitose a Rimini (-26%), Reggio Emilia (-19,5%), Modena (-16,6%) e in tutta l’Emilia Romagna (-14,4%)

Economia&Piacenza – La produzione e la vendita

In Emilia Romagna nel secondo trimestre del 2020 – spiega la ricerca – la produzione industriale nelle piccole e medie imprese è calata del 19,4%, le vendite al dettaglio calano del 19,3% peggiorando il dato del primo trimestre che era a -10,1. Quindi in regione e a Piacenza la produzione e la vendita segnano un rallentamento consistente. In parallelo in Italia nel periodo maggio-marzo 2020 l’e-commerce è cresciuto del 31% per un totale di 1.937 milioni di euro.

Economia & Piacenza – Logistica non è modello competitivo

Secondo la ricerca presentata dall’economista Davide Dazzi il tessuto produttivo presentava già una contrazione strutturale prima del Covid-19. Nel 2020 a Piacenza il crollo è stato dello 0,9% rappresentando la caduta più rapida in Emilia Romagna. Riguardo alla nascita e alla morte delle imprese i dati regionali sono sempre superiori a quelli di Piacenza già dal 2011. Infatti tra il 2011 e il 2019 sono andate perdute 3000 imprese a Piacenza e di queste il 47% sono imprese artigiane. La conclusione dell’economista? Evidentemente il modello di sviluppo incentrato sulla logistica non produce quello che ha definito un “vantaggio competitivo”.

Economia &Piacenza – Precipitano gli occupati

In Emilia Romagna al primo semestre sono stati persi 68mila occupato soprattutto dipendenti e donne nei settori industriali e dei servizi. A Piacenza nel 2019 gli occupati erano 129 un +0,7% sul 2018 a fronte del + 1,4% in Emilia Romagna con un tasso di occupazione pari al 5,7%. L’incidenza dell’occupazione femminile passa dal 42% al 43,9. A Piacenza – ha segnalato l’economista – a crescere è soprattutto l’occupazione dipendente nell’industria in senso stretto.

Economia & Piacenza – Il salario, le ingiuste differenze

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Differenze territoriali si replicano anche sulle paghe. Nel 2019 la retribuzione media a Piacenza è di 22.411 euro lorde annue di fronte dei 23.757 euro in Emilia Romagna. 30% è il differenziale retributivo per le donne. Rispetto all’Emilia Romagna a Piacenza la retribuzione è più bassa di -5,7% in totale del 4,8% se si confrontano solo le donne e più bassa del 8,3% se si considerano solo gli uomini.

Economia & Piacenza – Crescita senza occupati

Secondo stime Prometeia dal 2007, gli occupati crescono più della quantità di lavoro (ULA). Nel 2020, valore aggiunto e quantità di lavoro precipitano (- 10%) e occupazione si flette del -2,6% (-2,1 in Emilia Romagna). Nel 2021, si stima un recupero pari al +4,8% a Piacenza della quantità di lavoro (+5,2% in Emilia Romagna) ma una stabilità occupazionale (-0,3% a Piacenza e +0,2% in Emilia Romagna). Lo scenario, dunque, è di una ripresa senza occupazione. Ad ottobre 2020 si contano oltre 8,5 mila lavoratori equivalenti in Cig a «zero ore»: più del doppio di quanto rilevato nel 2010

Economia & Piacenza – Nel tempo determinato e commercio i lavori persi

Sebbene anche il 2019 mostri segni di rallentamento – ha spiegato l’economista – il punto di caduta dei flussi è aprile 2020 (-1.541 posizioni di lavoro). Nel periodo marzo-maggio si sono perse -2.825 posizioni di lavoro: – totalmente a carico del tempo determinato, – concentrata nel commercio, alberghi e ristoranti (-568) e altre attività dei servizi (-1.527). A maggio le attivazioni crescono più nella industria in senso stretto (+83%) che nei servizi (+57%). Le partite Iva cadono del -27,4% tra gennaio-giugno (-23,9% in Emilia Romagna)

Economia & Piacenza – Ambiente la nota dolente

Il consumo di suolo a Piacenza appare più contenuto (7,7%) rispetto alla media regionale (8,9%) Gli indici Bes di “qualità ambientale” consegnano a Piacenza una condizione di relativa debolezza soprattutto per la qualità dell’aria. Migliora la posizione di Piacenza se si considera il consumo di risorse e soprattutto la produzione di energia da fonti rinnovabili (il 42,3% a Piacenza a fronte del 19,5% di media regionale).

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