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DIARIO MINIMO DALLA CLAUSURA – 2 /E se il tempo non ci appartenesse ma fosse solo in concessione dalla natura?

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DIARIO MINIMO DALLA CLAUSURA 2- E se il tempo non ci appartenesse ma fosse solo in concessione dalla natura? Sono almeno dieci giorni che ramazzo. La pila dei libri pian piano sta diventando un mucchietto. E’dimagrita.

Il che fa ben sperare anche per altre cose che però continuano ad addensare nubi fosche all’orizzonte. Noi tutti sappiamo di cosa si tratta. Ma i libri restano un mistero non per il contenuto ma come oggetto quasi animato. Mi pongo un quesito.

Chissà perché se sono cento quelli che ho tolto per spolverare il ripiano e ogni singolo libro, quando li risistemo sembrano moltiplicarsi. Nello scaffale non entrano più tutti. Cerco l’intruso mentre mi trovo in un equilibrio instabile sull’ultimo gradino della scala. E qui esce tutta la mia incapacità maldestra negli equilibrismi in cui mi lancio e regolarmente soccombo. Così una cascata di libri si rovescia di sotto e io come un’allocca guardo a bocca aperta il mio lavoro che se ne sta andando in fumo. E decido di sospenderlo.

Ti conosci, non fa per te? Astieniti dal farlo se no prima o poi ci resti sotto

Lezione 1 della giornata – Prima di muoverti misura le distanze, tieni sempre conto della forza di gravità che fino a prova del contrario è più veloce e inesorabile di qualsiasi sforzo per quanto considerevole. Se non lo fai ti frega e caschi. Anche se cambi gli addendi il risultato non cambia.

Continuo a pensare che faccio bene a condire il tempo a disposizione in casa con qualcosa di utile e così proseguo nei lavori di pulizia. Però cambio scenario e visto che la libreria si ribella alla mia ambizione di ordine (guai agli ordinati che incasellano tutto quando il mondo è vario e imprevedibile) e mi affaccio al balcone. Non posso uscire? Ma un momento per scrutare l’hosmantus mi è concesso senza violazioni di regole. Bene soddisfazione a gogo i rami della pianta si stanno facendo rugosi perché spingono fuori piccole foglioline nuove. Almeno qualcosa (e di bello), si muove. Già dimenticata “l’insubordinazione” subìta dai libri poco prima. M’intrattengo a parlare da balcone a balcone – son ben più di due metri – con la mia vicina anche lei, naturalmente, sepolta in casa. “Oggi andiamo a fare la spesa”. Mi dice. “Pensa che solo uscire per andare all’Esselunga mi alleggerisce la giornata. Non esco da giorni e quasi non so più che giorno è. E le notizie sono sempre peggiori. Più di 20 morti al giorno. Perché?”

Le suona il cellulare. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento alla prossima “uscita”.

La natura si muove a dispetto dei nostri destini. Non siamo al centro del mondo.

Lezione numero 2. Devo imparare a conoscere qual è il mio posto. Non è il cuore delle cose e neppure del mio mondo. Sono una parte del tutto. Tenerlo a mente.

Oggi non è giornata. Mi guardo attorno e il caos regna ancora ovunque. Ma poi se sistemo le cose cosa mi resta da fare per i giorni a venire? Devo dedicarmi con metodo altrimenti non concludo nulla.

Paradossale avere il desiderio di sistemare tutto e in realtà pestare l’aria nel mortaio.

Lezione numero 3. Sintomo grave di uno stato d’animo a soqquadro come chi ansioso spara parole a raffica senza sapere quello che sta dicendo ma dice. Almeno il gesto lo fa e ingerisce aria.

Il tempo, quel tiranno che tante volte si mette a correre e ci sfugge di mano, adesso si è impuntato e non passa. Come quando ho fatto la stagionale in una fabbrica di trasformazione alimentare. Nel mio primo giorno di lavoro – turno di pomeriggio – mi avevano assegnato il compito di controllare che la macchina che sigillava i coperchi delle scatole piene di piselli e fagiolini facesse correttamente il suo lavoro. Il rumore assordante delle scatole che arrivavano a “cascata” vuote a poca distanza da me per essere riempite e poi lanciate nella mia direzione per passare alla graffatrice mi congelava anche i pensieri. Ogni due minuti controllavo l’orologio sperando che fosse passata almeno mezz’ora e invece erano solo due minuti appunti. Avevo iniziato il turno da poco meno di un’ora e me ne restavano quasi sette per arrivare alle 22.

Il tempo, valore e insidia a seconda di come lo impieghi. Ma il tempo ci appartiene o appartiene alla natura?

Lezione numero 4. A pensarci bene il tempo governa le nostre vite e noi per riempirlo ci inventiamo ciascuno cose da fare da pensare, da creare, da condividere alcune hanno più successo di altre. Molte sono solo perditempo…

E io magari a furia di fare fatica (relativa – quante calorie si consuma con i lavori di casa? Boh!) che sembra solo perdita di tempo finirò per ingrassare. Quella ciambella di grasso è sempre pronta in agguato e c’è un responsabile primo l’indice glicemico che fa accumulare grasso proprio dove non dovrebbe. Te lo ripetono all’infinito quando segui i corsi di riabilitazione del dopo cancro. Non ingrassate. Fate moto e controllate quello che mangiate. Quindi bandita la confezione di torte o dolci vari che potrebbe essere anche un buon massaggio di benessere in un momento che se va per le lunghe esaurisce l’allure della sperimentazione per diventare un macigno un po’ peso da sopportare.

In situazione di emergenza mai perdere di vista le necessità del tuo corpo regole conquistate non senza fatica

Lezione numero 5 – Non svaccare consolandosi dicendo ma in fondo che male mi fa una piccola ciambella se mi aiuta a risollevare l’umore? Fa fa.

Photo home by pan xiaozhen on Unsplash

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