LENTI A CONTATTO

Popolare o élite: l’auto da 40mila euro

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LENTI A CONTATTO – Quanto deve costare un’auto per essere considerata “popolare”? Se supera 40mila euro lo è? E un’auto che supera 40mila euro per chi ha un prezzo “popolare”? E se stabiliamo che nonostante il costo una tal marca di auto è definibile popolare quanto è soggettiva questa valutazione? Potrebbe scattare da una sorta di pudicizia che spinge a censurare a se stessi nel non riconoscere di far parte di una categoria sociale agiata?

Forse è per questo o forse no.

Snobismo e fare ammiccante della politica

Potrebbe essere peggio. Classificare popolare un’auto da 40 mila euro potrebbe voler significare che ci si sente arroccati in un ambito sociale che pensiamo talmente diffuso e globalizzato che non vediamo più i confini con un mondo che invece quei mezzi non li ha e non li avrà mai.

Sarebbe come vivere in una società a compartimenti stagni dove i simili sono quelli che condividono lo stesso bene di consumo. Gli altri sono altra storia. Una interpretazione che spiegherebbe tanto anche dal punto di vista politico. Di quel distacco snobistico con cui si guarda tante volte alla società che fa il paio però con quel fare amicale e ammiccante che però ha la stessa radice: l’indifferenza verso chi sta peggio. I primi nemmeno li vedono, i secondi li blandiscono e li usano.

Ecco da dove è nato tutto

Torniamo all’auto al centro dell’argomento “popolare sì popolare no”. Qual è il limite per considerare una macchina “popolare” non nel senso del gradimento ma nel senso di potersela permettere?

Tutto questo è nato da un carteggio mail avuto con un amico dopo che gli avevo inviato il link di un post precedente del blog www.antonellalenti.it “Dimmi cosa compri e ti dirò chi sei” dedicato al nuovo paniere 2020 stilato da Istat. Lui ha risposto alla mail indicando un tipo di automobile di cui non conoscevo l’esistenza e definendola popolare. Quindi ho smanettato in internet e ho scoperto che il prezzo base dell’auto era di 42mila euro. Ben poco “popolare” ai miei occhi. Quasi di lusso direi…

Nulla di riprovevole pensare di comprarla se l’acquirente se la può permettere e se almeno l’auto risponde adeguatamente ai requisiti di eco-sostenibilità (? li ha?) (e sarebbe il meno). Tuttavia pensare che un’auto di quel costo possa essere considerata popolare mi ha fatto scattare qualche considerazioni che ho esposto al mio amico.

E le cose che sono uscite da quella discussione via mail mi hanno indotto a fermarmi un minuto per condividere la riflessione che tento fare e che condivido con chi vorrà leggere e avvicinarsi al blog.

Il concetto di “popolare” ha un valore soggettivo

Il punto centrale su cui vorrei focalizzare l’attenzione è quanto si è alzata l’asticella di una cosa considerata popolare e quanto questo dipende dal nostro sentire e non dalla effettiva popolarità ovvero dell’accesso diffondibile al massimo del bene in questione. Se si parla di auto dal mio punto di vista, si fa presto a segnare il limite, ma la discussione epistolare che ho avuto con il mio amico mi ha fatto pensare che questa chiarezza di fondo non c’è.

Anzi non esiste proprio. Oppure se esiste mi pare sia molto cambiato il concetto di popolare oppure noi facciamo fatica a comprendere che tante persone non possono permettersi un’auto da noi considerata popolare e che popolare non è affatto perché il costo di acquisto supera di gran lunga il reddito che tante persone raggiungono non in uno ma almeno in 4 anni. Quindi c’è qualcosa che non funziona nel meccanismo che ci fa dire che un’auto da 40mila euro sia un oggetto popolare.

Popolare ha a che fare con moltitudine e sentire comune

Alla mia obiezione il mio amico risponde “Popolare è quando una moltitudine si identifica in un sentire comune”. E’ così se per popolare intendiamo che piace a molti che molti indicano quella tal cosa come oggetto di preferenza. Molti politici lo sono, molte persone di spettacolo, calciatori, campionesse di sci di tennis ecc. sono popolari nel senso social del termine. In questo caso, nel caso dell’acquisto di un’auto da 40mila euro credo che il significato di popolare sia diverso.

Macchina popolare fa però pensare anche alla Volkswagen

Volkswagen ovvero vettura del popolo, marchio nato nel periodo della dittatura nazista e voluta allo scopo di motorizzare i tedeschi a costi contenuti. Con la guerra il progetto s’inceppò. La vera storia della macchina del popolo inizia dopo la guerra quando il progetto fu ripreso e da lì è partita la macchina del popolo con il primo Maggiolino prodotta dal 1938 al 2003 in oltre 21 milioni e mezzo di esemplari.

L’ascensore sociale è rotto e nessuno lo aggiusta

Tornando alla conversazione, ho ribattuto e, sentendo da parte sua tanta convinzione sul concetto di popolare dell’auto in questione ho risposto così: “Mah, saranno cambiate le categorie d’interpretazione dei concetti. Se quello che dici è vero, e non ho conoscenze sufficienti per smentirlo.

Allora se un borghese è convinto di far scelte “popolari” chi è costretto a comprare una macchina usata perché non ha soldi e si orienta addirittura di una euro zero oppure fa a meno dell’auto non per scelta ma per mancanza di disponibilità (e sono tanti quasi un’altra moltitudine) ebbene, per loro si dovrebbe tornare a parlare di lumpenproletariat.

Ci può stare in una società che si crede tanto avanzata da omologare nell’area del benessere la condizione sociale parlare in questi termini?
Sono vecchie categorie che non esistono più, dirai tu, ma servono per comprendere i settori della società cambiata ma con gli stessi rapporti di forza dominato dal denaro, dal possesso e dai percorsi per raggiungerlo. Le aree sociali (ex classi) però non sono così uniformi come forse sembra.

Un fatto è certo, le aree sociali non si conoscono tra loro. Sono diventate tanto autoreferenziali che non si accorgono di chi sta in basso ma vedono solo chi sta sopra. Del resto non è molto diverso da quello che succedeva nel secolo passato che abbiamo conosciuto da vicino per buona parte della nostra vita. Una differenza però c’è: chi partiva da molto in basso poteva sperare di procedere e migliorare, ora mi sembra molto difficile. L’ascensore sociale si è rotto e nessuno si preoccupa di aggiustarlo”.

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